giovedì 9 settembre 2010
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Non è certamente facile parlare del Mediterraneo sotto l’aspetto economico non solo perché è strettamente unito alla problematica politica, strategica, militare, sociale, religiosa, culturale, artistica, naturalistica, psicologica ecc., ma per il più semplice fatto che dubbia è la sua esistenza, vitalità e continuità nel corso del tempo. Tanto più e meglio si tratta l’argomento, tanto meno appare la sua specifica fisionomia e tanto più ci si rifugia nel mitico Mediterraneo quando era l’economia-mondo, i paesi rivieraschi si presentavano come gli indiscussi laeders mondiali e l’interscambio di beni, capitali, uomini, idee, ecc. si poteva giustamente considerare il vero motore dello sviluppo.Eppure bisogna lasciare il passato al passato e rivolgersi ai problemi dei giorni nostri per accertarsi se si possono aprire nuove piste di riflessione su questa tormentata regione, suggerire politiche innovanti nei rapporti Nord-Sud ed, ancora meglio, contribuire alla formazione più equilibrata ed efficiente di una economia mondiale di tipo multipolare. Non si deve più trattare del Mediterraneo dei paesi rivieraschi nella sua gloriosa ma superata identità ma della regione euro-mediterranea, per usare una dizione ufficiale, ben lungi dall’aver trovato una soddisfacente collocazione politica e specifica posizione economica nel campo del mercato mondiale dei beni, servizi, capitali ed uomini. Si tratta ora di una "regione internazionale" dai contenuti ben atipici che ben poco hanno a che vedere con la definizione classica di regione economica composta da un insieme di stati contigui, fortemente integrati fra di loro, con condivisione di valori, ambizioni ed aspettative e caratterizzati da processi convergenti di sviluppo economico.Se si tiene conto di queste connotati, l’attuale regione euro-mediterranea è certamente atipica, suddivisa com’è in almeno due sub-regioni, formata la prima da 27 paesi (ma possono aumentare fra breve) uniti da un processo di profonda integrazione economica, la seconda da 10 paesi con scarse relazioni commerciali, finanziarie, tecnologiche, migratorie ecc. Queste caratteristiche non impediscono certamente la costituzione di una regione internazionale ma certamente rendono il suo percorso economico quanto mai difficile e complesso, i processi nazionali di sviluppo siano cosi poco connessi, da momenti di risveglio accelerato si passi a fasi prolungate di recessione, non emerga un fattore strategico di sviluppo comune, gli scambi trascurano nuove forme di integrazione produttiva, privilegiando le correnti Nord-Nord a scapito di quelle Nord-Sud per non parlare delle quasi inesistenti correnti Sud-Sud ecc.L’oggetto fondamentale di questo lavoro è la formazione della "regione internazionale" euro-mediterranea e la sua incerta dinamica in tempi recenti, sottoposta com’è a forti tensioni a causa dei processi di globalizzazione e di multipolarità dell’economia mondiale. Si inizia mettendo in luce le caratteristiche di una "regione internazionale", cercando di vedere se sia storicamente esistita una regione mediterranea che la identifichi con i paesi rivieraschi, settentrionali, orientali e meridionali del mar Mediterraneo. Il punto di partenza della attuale regione euro-mediterranea si deve ricercare nei tentativi di risolvere i gravi problemi posti dalla indipendenza politica dei paesi del Mediterraneo meridionale ed orientale (i cosiddetti paesi Med) e dal loro affrancamento dalle tradizionali relazioni economiche bilaterali Nord-Sud partendo dalle più tradizionali forme di aiuto, finanziario e commerciale.La necessità di una regione euro-mediterranea avviene in un secondo tempo dietro la spinta nelle due sub-regioni di motivazioni certamente politiche e sociali ma soprattutto economiche quali i risultati poco incoraggianti dei processi di sviluppo protezionistico dei paesi Med, l’insorgere di shock energetici nell’economia mondiale e soprattutto l’ormai matura comprensione della necessità di affrontare in modo congiunto Nord-Sud i più drammatici problemi della occupazione, produzione, investimenti, sostenibilità ambientale e sociale, ecc. Gli obiettivi fondamentali della nuova regione, messi in opera con i relativi accordi di partenariato euro-mediterraneo, si rivolgono al campo politico-securitario, socio-culturale ed economico-finanziario, tentando di rafforzare le forze del mercato, esistenti ma spesso tacitate nei paesi Med, purchè il mercato sia non solo "free" ma anche "competitive" e "fair".L’intervento dei pubblici poteri dei paesi Med è tuttavia assolutamente necessario ma può giungere a risultati positivi solo se gli accordi euro-mediterranei portano incentivi ed abbattono vincoli per consentire una loro maggiore efficienza, equità e partecipazione. Rimane ancora senza risposta l’interrogativo se la regione euro-mediterranea mantiene e rafforza la sua vitalità nel mondo multipolare e globalizzato di oggi oppure se è in via di disintegrazione in quanto le due sub-regioni (ed in particolare i paesi Med) tentano un cammino più dissociato di posizionamento nei mercati mondiali.
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