mercoledì 4 maggio 2016
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Il Kosovo entra ufficialmente nel pallone europeo e diventa subito un caso politico. Da ieri infatti è il 55esimo Paese membro della Uefa, una decisione accolta con sdegno e rabbia in Serbia, che insieme alle proteste ha subito annunciato un ricorso al Tribunale di arbitrato sportivo a Losanna. Belgrado, appoggiata fra gli altri da Russia e Cina e in compagnia anche di cinque Paesi Ue (Spagna, Grecia, Romania, Slovacchia, Cipro), non riconosce l’indipendenza proclamata unilateralmente dalla sua ex provincia il 17 febbraio 2008, e si oppone con ogni mezzo possibile all’adesione di Pristina a organizzazioni internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite. Ieri tuttavia, con un voto 28 a 24 e in opposizione al suo stesso statuto (secondo cui per aderire all’Uefa i Paesi devono essere membri delle Nazioni Unite), il congresso dell’organizzazione calcistica europea in corso a Budapest ha detto sì all’ingresso del Kosovo. All’esultanza della dirigenza kosovara, che ha parlato di «giornata storica» per il giovane Paese balcanico, ha fatto eco la dura protesta della Serbia, che ha denunciato una sfacciata ingerenza della politica nello sport. Con l’ingresso nella Uefa il Kosovo vede ora spianata la strada anche verso l’adesione alla Fifa e alle qualificazioni per i mondiali di calcio del 2018 in Russia. © RIPRODUZIONE RISERVATA— I kosovari in festa
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