martedì 22 settembre 2015
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Chi l’ha detto che il campione vive tre metri sotto il cielo e sospeso sei chilometri da terra? Mai come in questo momento anche lo sfavillante star system dello sport è stato così vicino alla causa e al tragico esodo dei rifugiati. Quelle migliaia di anime disperate, che stanno scappando - con l’orrore negli occhi - dalle guerre che impazzano nei loro Paesi per garantire un futuro a se stessi e ai propri figli, trovano ad attenderli anche gli assist di uomini vincenti. «Dopo le immagini viste in tv dei barconi affondati, tutta quella gente morta in mare, decine di bambini, non potevo più restare fermo senza far niente. Così ho sentito di dover fare qualcosa per aiutare i milioni di piccoli e le loro famiglie che sono state costrette ad abbandonare le loro case», ha confessato il ventottenne tennista britannico Andy Murray, che ha sfoderato un “gesto bianco”, anzi candido, degno di una stella della top ten del ranking mondiale: «Per aiutare i rifugiati, darò 50 sterline [68 euro, ndr] per ogni ace che realizzerò nei match, da ora fino alla fine dell’anno. Più ace farò, più sarò soddisfatto...». Un messaggio colto al volo come uno smash dai suoi sponsor personali, dall’Atp e la Federtennis britannica che contribuiranno garantendo circa 270 euro ad ogni ace di Murray, che che in carriera ne ha realizzati 4.600. Nel campionato della solidarietà per i refugees è comunque il calcio che sta giocando un ruolo trainante. A cominciare dalla Bundesliga, la massima serie della Germania di frau Angela Merkel. Dopo la “rispostaccia” della Cancelliera («Qui non c’è posto per tutti») e le lacrime della sua giovanissima interlocutrice, la palestinese Reem Sahwil, il governo tedesco ha varato un nuovo piano d’accoglienza e il mondo del calcio si è subito adeguato. In campo il calcio d’inizio l’ha dato il Borussia Dortmund aprendo lo stadio ai migranti: biglietti omaggio per le gare di campionato e di Europa League (operazione imitata da club inglesi e dal Celtic Glasgow). Applausi, scene commoventi per l’arrivo degli ospiti siriani, e poi dagli striscioni solidali delle Curve («Benvenuti rifugiati», esposti da Gelsenkirchen a Berlino) si è passati ai fatti concreti.La regina della Bundesliga, il Bayern Monaco, è “andato” alla stazione ad abbracciare le masse in cerca di asilo, dopo di che ha messo sul piatto un milione di euro per gli aiuti di questa prima fase di emergenza che in poche ore ha visto arrivare nella città bavarese oltre tremila migranti. Ma l’opera forse più significativa è venuta dal basso, dai ragazzi del settore giovanile del Bayern che, in accordo con i loro allenatori e dirigenti, hanno allestito un campo di allenamento per i bambini rifugiati. Siccome non si vive di solo calcio, oltre a tutto il materiale tecnico ai piccoli vengono garantiti pasti quotidiani e corsi scolastici per l’apprendimento rapido della lingua tedesca. «Il Bayern sente come sua responsabilità sociale aiutare coloro che soffrono come bambini e donne e sostenerli in Germania», ha detto il leggendario “Kalle” – Karl-Heinz Rummenigge –, amministratore delegato del club bavarese. «Noi aiutiamo», è lo slogan lanciato dal quotidiano tedesco Bild, e l’appello è stato prontamente raccolto da campioni tedeschi all’estero come l’ex Inter – ora al Galatasaray – Lukas Podolski e Tony Kroos, centrocampista del Real Madrid. I “galattici” di Spagna, si stanno dimostrando tali anche per generosità. Oltre un milione di euro raccolto dal presidente del Real Florentino Pérez da destinare ai refugees e una giornata particolare che Cristiano Ronaldo e compagni hanno dedicato al siriano Osama Alabed Almohsen e suo figlio Zaid Abdul (sette anni). La storia rosselliniana di papà e figlio che inciampano nello sgambetto crudele e volontario dell’ostilissima e destrorsa Petra László, l’operatrice della tv ungherese N1Tv (cartellino rosso e licenziamento dell’emittente per cui lavorava) avvenuto sul confine tra Serbia e Ungheria, ha fatto il giro del mondo. Ma è stato il pianto di Zaid a commuovere l’intera rosa delle “Merengues” che hanno voluto assolutamente conoscerlo di persona, con tanto di invito al Santiago Bernabeu prima del match contro il Granada. Il Real ha regalato a Zaid un momento indimenticabile e la maglia di “CR7”, mentre il Getafe, sapendo che suo padre Osama in Siria faceva l’allenatore (guidava una squadra della prima divisione, l’Al-Fotuwa) l’ha assunto come tecnico della sua scuola calcio. Zaid è pronto per essere tesserato dai pulcini del Getafe e nella città a nord di Madrid lo raggiungeranno anche la mamma e gli altri due fratelli rifugiati in Turchia. Dalle acque turche, greche e italiane, le scene tragiche di corpi recuperati in mare sono all’ordine del giorno, ma per fortuna, storie come quelle di Osama e Zaid in cui lo sport fa da scialuppa di salvataggio si segnalano ormai un po’ ovunque.La cifra simbolica di “un milione per i rifugiati” l’hanno versata anche gli sceicchi del Paris Saint-Germain, una delle 32 squadre che prendono parte alla Champions Legue, alle quali il Porto – con lettera spedita direttamente al presidente della Uefa Michel Platini – ha chiesto di donare un euro per ogni biglietto venduto nella prima gara casalinga di Coppa. Detto, fatto. Il Granada della famiglia Pozzo (proprietari dell’Udinese e del Watford) hanno alzato la percentuale a dieci euro per ogni tagliando di una loro gara interna nella Liga. E, da noi, le leghe di Serie A e B battono forte come il “cuore giallorosso” che ha messo in campo “Roma Cares”. Un progetto solidale della Roma del presidente James Pallotta, che ha messo a disposizione 575mila euro per il sostegno di tutti i migranti che stanno sbarcando, anche in questo momento, nelle nostre coste. La Roma inoltre ha adottato la squadra dei rifugiati della Liberi Nantes, la società che gioca sul campo di Pietralata che ogni anno accoglie intere rose di “migranti-calciatori”. Uno dei tanti («Quattrocento solo l’anno scorso e il materiale tecnico non basta mai», informano) arrivato alla Liberi Nantes, il diciassettenne camerunense Joseph Perfection Bouasse Ombiogno, è appena passato dall’inferno della miseria clandestina al paradiso di Trigoria: ora è un tesserato della Primavera della Roma allenata da Alberto De Rossi. Il papà del vicerè di Roma Daniele De Rossi che, con il re Francesco Totti e tutti i loro compagni, sta partecipando anche al progetto (in collaborazione con la Lega di Serie B) per la realizzazione di un campo sportivo nell’avamposto delle speranze, l’isola Lampedusa.
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