mercoledì 29 settembre 2021
Dopo il crac, il club di Edimburgo è stato risanato dalla Foundation of Hearts, associazione no profit che ha permesso ai suoi tifosi di acquistare il 75,1% della società, ora in corsa per il titolo
Il calcio di cuore di Midlothian

Reuters

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Nel corso della recente presentazione di Interspac, il progetto di azionariato popolare per l’Inter guidato dall’economista Carlo Cottarelli, si è parlato molto del modello principale per questo modello societario, il Bayern Monaco. Ma tra un cenno e l’altro all’eccellenza bavarese (in questo momento, per evidenti ragioni di difficoltà economiche attira meno il sistema spagnolo di Barcellona e Real Madrid), è emerso un nome sicuramente meno conosciuto ma ricco di fascino per i veri appassionati di calcio: l’Heart of Midlothian, mitica squadra di Edimburgo, fondata nel 1874, quattro volte campione di Scozia nella sua storia, famosa per le sue inconfondibili maglie granata e il suo stadio tipicamente britannico, in mezzo alle vie della bellissima città scozzese: il Tynecastle Park. Adesso l’Heart, dopo un periodo difficilissimo, può tornare a sognare in grande, fino a immaginare la Champions League per come sta andando il campionato scozzese.

Dopo 140 anni di storia, l’Heart of Midlothian ha vissuto una grave crisi a causa del dissesto della proprietà straniera che aveva acquistato il club all’inizio dello scorso decennio. Il compratore era l’uomo d’affari lituano Vladimir Romanov, azionista di maggioranza di due banche (Ukio e Ubig) che sono fallite lasciando la squadra scozzese in una situazione di dissesto finanziario, culminato con la dichiarazione di amministrazione controllata del 2013. A quel punto l’Heart è a un passo dal disastro. La Federazione scozzese infligge 15 punti di penalizzazione all’inizio del campionato successivo, concluso con la retrocessione in seconda divisione.

Ma la piazza di Edimburgo (molto sentito il derby con l’Hibernian), anziché perdersi d’animo o attendere l’arrivo di un cavaliere bianco, ha preso in mano il destino della squadra granata grazie alla Foundation of Hearts, un’associazione no profit creata nel 2010 con lo scopo di aiutare il club. Tre anni più tardi, dal sostegno iniziale l’obiettivo è diventata il salvataggio. La fondazione è nata grazie all’impulso di un gruppo di imprenditori locali e ora è formata da 8.000 sostenitori che sono in grado di raccogliere circa 125.000 sterline al mese, sotto forma di donazioni oppure acquisto di abbonamenti pluriennali che finiscono per diventare una forma di prestito a lungo termine al club (nel 2013 si sono uniti alla Foundation of Hearts tutti i gruppi organizzati dei tifosi già esistenti).

L’operazione di risalita dal naufragio è iniziata nel 2014 con il finanziamento decisivo per mettere in sicurezza l’Heart dopo la rovinosa gestione Romanov. Lo elargisce una grinto- sa imprenditrice di Edimburgo, Ann Budge, classe 1948, tifosa dei “maroons” come vengono soprannominati gli Hearts per il colore della maglia. Negli anni successivi l’impegno dei membri della Fondazione consiste nel raccogliere soldi necessari a ripagare questo prestito. Il traguardo viene centrato nell’aprile dell’anno scorso con la restituzione dell’ultima tranche da 2,5 milioni che permette al consorzio dei tifosi di acquistare il 75,1% delle azioni del club. Ann Budge resta la principale azionista dell’Heart e conserva la carica di amministratore delegato del club.

In totale i sostenitori della Foundation of Hearts in questi anni hanno raccolto 10 milioni, tre dei quali sono stati donati per ammodernare il Tynecastle Park, l’impianto di 20mila posti dove gli Hearts giocano dal 1886. Adesso, a prescindere da ogni futuro sviluppo della compagine proprietaria della società, la Fondazione dovrà sempre essere consultata su alcuni argomenti chiave definiti dallo statuto. Si tratta di ogni questione relativa a stadio, nome, stemma e colori sociali dell’Heart. Inoltre ogni cessione delle quote ad acquirenti interessati dovrà essere approvata da almeno il 90% dei componenti della Fondazione. Una soglia altissima stabilita per evitare che l’Heart finisca ancora in cattive mani e vada incontro ad altri dissesti economici, come successo nell’ultimo decennio. I conti iniziano a tornare anche sul campo.

L’Heart, neopromosso al termine della scorsa stagione dopo un’altra retrocessione nel 2020, ora è secondo in classifica insieme all’Hibernian, ad appena un punto dai Glasgow Rangers. Il primo derby con gli Hibs è finito 0-0 lo scorso 12 settembre. L’entusiasmo è incontenibile dopo le recenti traversie, alimentato fin dalla 1a giornata dalla vittoria casalinga per 21 sul Celtic Glasgow. Il titolo nazionale manca dal 1960, il 2° posto dal 2006. Solo il primo posto finale dà diritto a sognare la Champions entrando al secondo turno dei preliminari. Altrimenti resta la Conference League. Anche in panchina l’Heart si affida al senso di appartenenza. L’allenatore è il 41enne ex difensore Robbie Neilson, già giocatore e allenatore delle giovanili del ’maroons’. Tocca a lui dare forma sul prato del Tynecastle Park agli sforzi degli 8.000 sostenitori della Foundation of Hearts, sofferto e appassionato esperimento di calcio popolare nell’animo antico del calcio anglosassone.

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