domenica 15 febbraio 2009
La crisi economica mondiale frena anche il mercato della bellezza. Così nelle maggiori aste mondiali si avvertono i primi scricchiolii che fanno ipotizzare un calo negli acquisti e, di conseguenza, anche delle quotazioni. Ma gli esperti italiani si dicono fiduciosi: avremo valori più reali e meno speculativi.
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Puntualmente, quando i mercati finanziari attraversano momenti di crisi, i mass media ripropongono gli investimenti alternativi e tra questi spiccano le opere d’arte. Indubbiamente la maggior diffusione della cultura e un più facile accesso alle informazioni (grazie ad internet) ha giovato al mercato dell’arte, che ha visto incrementare il suo giro d’affari complessivo. Le grandi fiere internazionali aumentano ogni anno gli espositori, i visitatori e gli acquirenti, così come si moltiplicano le mostre negli spazi pubblici e privati, con tutti i vantaggi ai settori ad esse collegati, quali l’editoria ed il turismo. Ultima, ma non meno importante considerazione è la ricaduta di questi benefici sull’occupazione: nella sola Unione Europea si parla di circa duecentocinquantamila persone attualmente impiegate a tempo pieno (e oltre il doppio part-time) in oltre quarantamila società. Secondo stime attendibili la somma totale delle vendite di opere d’arte nel mondo è passata da 26,7 miliardi di euro nel 2002 a 43,3 miliardi di euro nel 2006 e a 45 miliardi di euro del 2007. Il 46% di quest’ultimo dato è stato ottenuto negli Stati Uniti, il 27% in Gran Bretagna; la Francia e la Cina si contendono il terzo posto con circa il 5-6% ciascuna, mentre la Germania, l’Italia e la Svizzera si piazzano dal quinto al settimo posto con il 2-3% circa. I dati del 2008 non sono ancora completi, ma mentre il primo semestre è stato ancora in crescita, il secondo semestre ha segnato una forte battuta di arresto e si ritiene che il giro d’affari globale sia sceso a circa 40 miliardi di euro. La parte più consistente, circa il 60% di questo mercato, riguarda l’arte moderna e contemporanea. I motivi sono numerosi, a cominciare, ovviamente, dalla maggior offerta di opere, fino al mutamento del gusto e della sensibilità estetica delle nuove generazioni. Anche in questo settore, in Italia, come nel resto del mondo, si è assistito ad un forte aumento dal 2005 al 2007, mentre il 2008 ha risentito della forte contrazione nel secondo semestre.Il totale delle tre maggiori case d’aste attive in Italia è passato dai 45,6 milioni di euro del 2005 ai 75,3 milioni di euro del 2007, mentre lo scorso anno è sceso a 61,3 milioni di euro, nonostante l’aumento di Sotheby’s, che ha ottenuto i suoi massimi storici dovuti, secondo l’esperto Stefano Moreni, responsabile della vendita di arte moderna e contemporanea di Sotheby’s in Italia, «alla costante e progressiva selezione, che applica una strategia di mercato internazionale». Le previsioni per il nuovo anno sono contrastanti e antitetiche: da una parte alcuni esperti temono che questo calo sia solo l’inizio di una flessione di dimensioni ancora più ampie e dalla durata imprevedibile; altri sono invece più ottimisti e ritengono che dopo un primo semestre di assestamento si potrà assistere ad una nuova ripresa già nella seconda parte dell’anno. Alessandro Rizzi, esperto di Dorotheum, è convinto che «sicuramente nel corso dell’anno appena iniziato, ci saranno opportunità molto interessanti per i collezionisti che vorranno investire in arte: diminuzione dei valori di partenza, probabile minore competizione in sede d’asta, ridimensionamento dei prezzi in galleria e apparizione sul mercato di opere significative faranno sì che realmente si potranno acquisire opere importanti a valori ragionevoli».La prima manifestazione dell’anno, l’asta di Semenzato a Venezia a fine gennaio, ha totalizzato circa 700 mila euro, al di sotto delle aspettative, ma che comunque dimostra una buona tenuta e che può far ben sperare per il futuro. Secondo Alberto Vianello, della casa d’aste veneziana, «ancora è presto per dire quale sarà l’andamento del mercato per questo 2009, ma il segnale che ci è venuto da questa prima asta del 2009 è in linea con quanto emerso negli ultimi mesi dell’anno scorso: i collezionisti sono presenti e anche relativamente attivi, ma sembrano stare un po’ alla finestra, in attesa di capire quello che potrebbe succedere. Non si può certo ancora dire che ci sia stato un crollo delle vendite nel mercato dell’arte contemporanea, ma i risultati e le quotazioni sono sicuramente al ribasso, segnale questo non certo incoraggiante». Proprio in queste settimane i responsabili dell’Alitalia ed il ministro competente stanno vagliando le perizie fatte da Sotheby’s, Christie’s e Finarte sulla collezione d’arte acquistata negli scorsi decenni della compagnia aerea ed è molto probabile che per far fronte all’attuale crisi decidano di venderle tutte o in parte. Renato Pennisi, esperto di Christie’s, è convinto che «malgrado il difficile momento attraversato dall’economia internazionale» si possa contare sulla «tangibile solidità del mercato italiano per opere di qualità, che continuano a costituire dei valori stabili nel tempo». In altre parole i collezionisti guarderanno unicamente alla qualità artistica delle opere proposte e si concentreranno solo su quelle veramente valide. Alessandro Rosa, responsabile di Finarte, ritiene che «il mercato dell’arte moderna e contemporanea sta subendo una contrazione nei prezzi e nel volume delle opere vendute. È un esito inevitabile e per certi versi salutare. Le esagerazioni ed i rialzi spropositati di cui hanno goduto le opere di molti artisti tendono opportunamente a ridimensionarsi. Non possiamo che auspicare, dopo un periodo probabilmente perturbato e di assestamento, un mercato dai valor più reali, meno speculativi, un mercato sicuramente più sano».
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