mercoledì 12 marzo 2014
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Prima fu la ricostruzione del distrutto laboratorio di restauro del Museo nazionale di Baghdad. Poi fu il restauro del cosiddetto Vaso di Uruk (iniziato nel 2004 e finito nel 2013), la più antica opera di arte narrativa esistente, considerato il monumento più importante di tutta l’archeologia mediorientale. E, ancora, il restauro degli avori assiri di Nimrud, dell’VIII secolo a.C., noti in Occidente per essere stati scavati negli anni ’30 dall’archeologo inglese Max Mallowan, secondo marito di Agatha Christie: si racconta che la scrittrice ne sia stata la prima restauratrice avendoli lustrati con la sua crema per il viso. La collaborazione tecnico-archeologica fra Italia e Iraq, nata durante la guerra è in continuo crescendo. Centinaia di piccoli e grandi interventi, oltre ai due citati, fra i quali si annovera la ricostruzione delle due sale assire del Museo di Baghdad; alcuni progetti per il ripristino di altri musei in Iraq, col recupero di migliaia di oggetti trafugati durante e dopo il conflitto. Ma soprattutto lo studio, la conduzione degli scavi, delle attività di restauro e di rilancio turistico in tre siti archeologici di straordinaria importanza: Abu Tbeirah, Lagash e Ur, la patria di Abramo, padre del monoteismo.Temi dei quali si è parlato ieri a Roma, presso il Palazzo del Vicariato di Via della Pigna, in un seminario organizzato dalla società di cooperazione internazionale Sudgest Aid e dall’Opera romana pellegrinaggi in collaborazione col ministero degli Esteri. L’occasione è stata la visita a Roma di una delegazione irachena guidata da Yahia Muhammed Abbas Al Nariry, governatore della regione del Thi Qar. Esplicativo il titolo dell’incontro: Turismo archeologico e religioso come opportunità di sviluppo e dialogo in Iraq. I progetti per Ur.Il Thi Qar è la regione irachena dove sorge Nassiriya, e dove insistono i siti di Ur, Lagash e Abu Tbeirah. Posta alla confluenza dei fiumi Tigri ed Eufrate, è considerata, come ha sottolineato con orgoglio il governatore, la culla della civiltà e, secondo qualche studioso, della stessa umanità. Oggi è in prospettiva una delle aree più ricche del Pianeta: le sue riserve di petrolio ammontano a 25 miliardi di barili (il termine Qar significa, appunto, petrolio, che da queste parti era già utilizzato nell’edilizia in epoca antica); presenta attrazioni ambientali uniche come le paludi e gli insediamenti tradizionali della Mesopotamia; ha un patrimonio culturale vastissimo e ancora tutto da esplorare con 1200 siti archeologici conosciuti dei quali è stato scavato solo l’1%. In più è considerata un’area completamente pacificata e sicura, dove il rilancio economico sta già portando frutti.Come ci racconta Massimo Vidale – che insegna Archeologia orientale all’Università di Padova, ha condotto corsi di specializzazione a Baghdad nel 2010 e ha collaborato agli scavi di Abu Tbeirah, guidati dall’assiriologo della Sapienza Franco D’Agostino – «tutto è cominciato nel 2003 grazie a Paul McCartney che per un video con riprese del Colosseo versò 300 mila euro in diritti al nostro Ministero dei Beni Culturali. A quel punto accadde qualcosa di straordinario. A Baghdad era stato appena distrutto il museo in un’incursione vandalica. Con i soldi di McCartney il Ministero organizzò in un mese una missione e ricostruì il laboratorio di restauro della capitale irachena. Da quel momento le iniziative italiane di recupero culturale in Iraq si sono succedute con successo». Oltre alla consolidata campagna di scavi ad Abu Tbeirah, che è un sito di 42 ettari non distante da Nassiriya, è recentissimo l’affidamento al team del professor Paolo Matthiae della Sapienza (lo scopritore di Ebla) degli scavi di Lagash, la più importante delle capitali del mondo sumero, una gigantesca pentapoli risalente al terzo millennio avanti Cristo. Un po’ diverso è l’accordo siglato nel giugno scorso dal ministero degli Esteri per la città di Ur, che prevede: il recupero di importanti monumenti, come il tempio di Edublamah (non lontano dalla cosiddetta Casa di Abramo, scoperta negli anni ’30) e le tombe reali; la realizzazione di rilievi cartografici completi (attualmente si sta utilizzando un drone per la fotogrammetria); l’approntamento di un piano completo per l’ottenimento del riconoscimento di sito dell’Unesco, con l’area naturalistica delle paludi mesopotamiche. Parallelamente il ministero ha avviato un progetto di valorizzazione economico-turistica dell’Iraq meridionale, in particolare della regione del Thi Qar, in collaborazione con le autorità irachene, l’Opera romana pellegrinaggi (interessata al turismo religioso culturale nei luoghi di Abramo) e Sudgest Aid. Non bisogna dimenticare, come hanno annotato ieri tutti gli intervenuti e come ci ha spiegato lo stesso Vidale, che «questa ricca area dell’Iraq costituisce un’enorme opportunità per la nostra imprenditoria. E che nel complesso l’Iraq offre una concentrazione di siti archeologici (oltre 12 mila), fra i quali le città di Babilonia e Ninive più a Nord e Uruk a Sud, considerata la più antica metropoli del mondo. Qui si studiano le origini delle città, del potere politico e dei sistemi di scrittura oltre alle radici bibliche».
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