Una mattina fredda d’inverno, con un pallido sole che scalda gli stewards e le maestranze, nere, che sgobbano dall’alba al tramonto, e anche i giocatori della Nazionale che si avviano all’oretta di lavoro, l’allenamento quotidiano. Ad un tratto un raggio: la sensazione strana che, invece di trovarci al Southdowns College di Centurion, siamo tornati in Italia: al gelo di Vinovo, campo base della Juventus. È un pensiero fosco, in bianco-nero, perché con quello di Gigi Buffon siamo al 75° infortunio in casa Juve nella stagione 2009-2010 (compresi gli stop in Nazionale di Camoranesi, Marchisio e Chiellini). «Dalla risonanza magnetica è emersa un’ernietta discale per il nostro Gigi», informa il professor Enrico Castellacci, con il baffo sempre più tremulo, mentre recita a braccio un bollettino di stampo sovietico che ha sicuramente il placet del Colonnello Lippi. «Comunque Buffon resterà qui con noi e speriamo di recuperarlo, ma non parliamo di tempi di recupero». Non ne parliamo, meglio restare sempre sull’astratto su infortuni (troppi e non tutti scientificamente spiegati) e formazioni. Ma dello sfaldamento dell’ItalJuve però, è necessario discutere, specie dopo la perdita ad “oltranza” di Buffon - primo portiere che va fuori per infortunio a un Mondiale nella storia secolare della Nazionale - l’unico del blocco bianconero dato per abile e arruolato sicuro. Lippi, nonostante l’annataccia della Juventus ha puntato ad occhi chiusi sul ragazzo di Vinovo, Claudio Marchisio. È arrivato spompato dalla stagionaccia, ma con le stimmate del “nuovo Tardelli”, per poi sentirsi dire dal Colonnello al casermone del Sestriere di indossare subito la divisa del Perrotta del 2006. Risultato: Marchisio è andato prima fuori ruolo, adesso sembra fuori fase e pure fuori forma (la sensazione da bordo campo è che sia più magro del solito). Vogliamo parlare dei tre “veterani” Camoranesi, Cannavaro e Iaquinta? L’oriundo Mauro German è al 50% (rispetto al 70% delle condizioni generali del gruppo sbandierate dal ct), forse anche rispetto allo standard medio di quattro anni fa. Cannavaro, a quasi 37 anni è reduce da un’annata che non avrebbero tollerato neppure i suoi nuovi generosi dirigenti di Dubai, ma per il Colonnello resta un intoccabile, anche perché non ci sono alternative. Così come Iaquinta, uno degli infortunati cronici della Juventus che con il Paraguay ha ciondolato a vuoto alla ricerca dello smalto perduto. L’infermeria di Vinovo non ha risparmiato neppure il massiccio Giorgio Chiellini. Al momento però l’unico juventino in grado di rispondere concretamente all’appello lippiano “siate compatti”. A distrarlo però ci pensa il suo procuratore, Davide Lippi (il figlio del Colonnello) che alla Juve ha fatto cortesemente notare che il suo assistito «guadagna uno stipendio da bambino». Con gli attuali 2 milioni a stagione, il Giorgione nazionale ci sembra ben lontano dall’ipotesi di sfruttamento minorile. Ma come per Cannavaro, anche per Chiellini prima c’erano gli sceicchi del Manchester City e ora spuntano gli americani dello United che lo invitano a un bel lascia la Juve e raddoppia con noi. La vera sorpresa di questo avvio di Mondiale è lo juventino in corso d’opera e da corsa, Simone Pepe che almeno per ora non ha nessun sintomo della sindrome di Vinovo. Il caporale Pepe, uno dei 7 esordienti azzurri, sull’attenti pende dagli ordini del ct. «Lippi riesce a farti entrare le cose che vuole nella testa e nel cuore e lo fa usando parole toccanti -dice quasi commosso il soldatino Pepe - . Ci ha detto di stare tranquilli e che se siamo qui è perché siamo i migliori 23 d’Italia». Al momento però i “migliori” schierabili sono rimasti in 21. Dopo quello di Buffon di ieri, siamo in trepidante attesa di un bollettino medico, possibilmente meno brezneviano, che ci faccia capire le possibilità di rivedere il soldatino Pirlo in campo con la Slovacchia.