martedì 4 giugno 2019
Fino a domenica, da Mantova a Trapani, Aperti al Mab allea gli istituti culturali ecclesiastici in trecento eventi per valorizzare un patrimonio straordinario ancora poco conosciuto
Il Museo diocesano Arborense di Oristano: protagonisti di «Aperti al Mab» i manoscritti medievali

Il Museo diocesano Arborense di Oristano: protagonisti di «Aperti al Mab» i manoscritti medievali

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Sono trecento tondi tondi gli eventi in tutta Italia: basterebbe solo questo dato a fare intuire l’entità (e il lavoro alle spalle) di «Aperti al Mab», dove Mab sta per musei, archivi e biblioteche ecclesiastici: fino a domenica una settimana di mostre, conferenze, visite guidate, appuntamenti culturali per valorizzare un patrimonio non di rado poco conosciuto e soprattutto dare risalto al ruolo centrale svolto da ogni istituto culturale nel proprio territorio, a servizio della comunità. Il progetto è promosso dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei, insieme a Associazione musei ecclesiastici italiani (Amei), Associazione archivistica ecclesiastica (Aae) e Associazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani (Abei), in collaborazione con l’International archives day (9 giugno) e con le Giornate nazionali dei musei ecclesiastici (8-9 giugno).

Le iniziative coprono quasi ogni campo possibile ed è possibile scoprirle attraverso la mappa interattiva sul portale Beweb della Conferenza episcopale italiana. Eccone alcune soltanto. A Mantova il museo diocesano presenta disegni di Giulio Romano con una selezione di documenti della committenza ecclesiastica all’artista e oltre a edizioni di Serlio e Vitruvio. Trapani propone la mostra “Tra carte e libri: storie di santi e peccatori nella Trapani dal XVI al XIX secolo”. Modena celebra la figura di don Casimiro Bettelli, scomparso nel 1998, grande collezionista d’arte: in mostra opere di Fontana, Cantatore, Maccari, Montesano. Aversa offre una lettura della storia della Chiesa locale nel Cinquecento tra arte e documenti d’archivio. A Bitonto una mostra fotografica valorizza il censimento delle opere d’arte e delle chiese della diocesi. Ad Assisi sabato una mostra-conferenza analizza le prime lettere pontificie all’Ordine dei Frati Minori, Francesco vivente, e i documenti riguardanti la basilica intitolata al santo. Domani a Città di Castello un conferenza presenta cinque anni di restauri dei documenti dell’Archivio storico diocesano. Foligno sabato propone l’apertura straordinaria della Biblioteca Lodovico Iacobilli, degli archivi storici e del Museo Capitolare. Se a Molfetta sono protagoniste le cinquecentine e a Oristano manoscritti medievali, Lodi in “Come stoffe. Vestire i libri con le carte decorate” espone le carte decorate che ricoprono libri e opuscoli dal XVI al XX secolo, abbinandole a paramenti sacri che riproducono sui tessuti analoghi motivi ornamentali.

«Gli istituti culturali – spiega Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio per i beni culturali della Cei – costituiscono il presidio per garantire una crescita completa e consapevole dell’essere umano e sono luogo d’incontro e di scambio, culturale e cultuale, anche tra fedi religiose e tradizioni diverse. Apriamo, dunque, musei, archivi e biblioteche! Apriamoli fra di loro, perché imparino a collaborare e a saper guardare a prospettive comuni, apriamoli ancor più alla gente, con sempre maggiore spirito di servizio e accoglienza». Per Stefano Russo, segretario generale della Cei e già direttore dell’Ufficio per i beni culturali, Aperti al Mab è «una tappa di un percorso iniziato da tempo che vi vede a lavorare a servizio della Chiesa in un ambito affascinante e faticoso. È una sorta di ulteriore uscita a vita pubblica dei nostri istituti culturali. Lo hanno fatto già da diverso tempo, specchio di una Chiesa che si muove verso il mondo contemporaneo con forme e linguaggi nuovi e personale qualificato». Gli istituti culturali ecclesiastici sono un vero cosmo.

La Cei ne censisce 1.684: 851 archivi (208 diocesani e 643 non diocesani); 545 biblioteche (149 diocesane e 396 non diocesane); 288 musei (205 diocesani e 83 non diocesani). Si tratta di realtà che producono molto ma spesso, non si può nasconderlo, con fatica e con scarso o nullo sostegno da parte delle realtà di cui sono espressione (mentre, è opportuno sottolinearlo, centrali si sono rivelati in questi anni i fondi messi a disposizione a livello nazionale grazie all’8x1000). Accanto a questo aspetto si evidenzia una certa difficoltà a fare conoscere il proprio lavoro, ancorato a un contesto locale. Senza dubbio Aperti al Mab è un ottimo risultato nel dare visibilità a impegno e professionalità e nel sollecitare e fare convergere la capacità progettuale dei singoli in un quadro nazionale, consentendo di raggiungere un massa critica sotto il profilo della visibilità. In questo senso è ulteriormente significativo che la programmazione coincida con “Lunga Notte delle Chiese”, la “notte bianca” in programma venerdì prossimo in luoghi di culto di ottanta diocesi italiane, in cui si fondono insieme cultura, arte, musica, teatro, in chiave spirituale. Un secondo aspetto riguarda la tradizionale difficoltà di «fare rete», una delle zavorre storiche degli istituti che si occupano di patrimonio ecclesiastico e uno dei punti su cui grande è stato l’investimento negli ultimi anni. Gran parte degli eventi hanno un’organizzazione congiunta. Senza dubbio Aperti al Mab spinge a costruire poli culturali locali che trasformino le singole realtà in articolazioni di una struttura più forte.

Per quanto possa apparire naturale che musei, biblioteche e archivi diocesani cooperino tra loro, la realtà è meno scontata e simili organismi integrati sotto il profilo istituzionali sono ancora pochi e pionieristici. Non è un caso che ieri, in apertura della settimana, l’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto ha proposto quattro workshop su «La comunicazione», «La gestione del cambiamento. Gli aspetti giuridici»; «La narrazione del patrimonio» e «Il Mab. Scommesse e prospettive ». Una sinergia e uno sguardo progettuale verso il futuro sottolineato anche da papa Francesco pochi giorni fa udienza sezione musei ecclesiastici italiani: «Incoraggio anche le iniziative che portate avanti insieme con gli archivi e le biblioteche, mettendo in sinergia le vostre professionalità e la vostra passione. Insieme a volte si va più adagio, ma sicuramente si va più lontano».

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