mercoledì 2 marzo 2016
​L’intervista Il fuoriclasse analizza la scena attuale: «Nibali e Aru sono di un altro livello, ma in Italia non lo capite. Il doping? Oggi è lo sport più controllato»
Gran ciclismo pedalando con Hinault
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Era il tasso e non ha mai fatto la fine del topo. Le “ blaireau” era il suo soprannome, per via della sua veloce capacità di afferrare la preda e di non mollarla più, per niente al mondo. Bernard Hinault, bretone, 62 anni a novembre (il 14, giorno in cui sono nati anche Vittorio Adorni e Vincenzo Nibali) è considerato a ragione l’ultimo dei grandi, con le sue 214 vittorie in carriera, tra le quali spiccano un mondiale, cinque Tour de France, tre Giri e due Vuelta. È di poche parole Hinault. Ha il carattere forgiato dal vento della Bretagna, l’orgoglio di appartenere a un una terra speciale e a una razza unica. Quel carattere oggi lo porta a guardare le cose del ciclismo con occhio critico e a esprimere giudizi con franca schiettezza. Lo incontriamo a Pinerolo in una serata speciale, quella che Elvio Chiatellino, munifico imprenditore piemontese che in passato ha portato anche il Tour de France, ha allestito per presentare la tappa del Giro d’Italia. Hinault è l’ospite d’onore tra molti campioni italiani. E non si sottrae alle domande. Cosa pensa del ciclismo di oggi? «È un buon ciclismo, ma non mi fa impazzire. Manca un po’ di vigore e di forza». E come valuta il ciclismo italiano? «Avete la fortuna di avere due grandi corridori. Uno affermato, di livello assoluto, come Vincenzo Nibali, ma dietro sta crescendo molto bene anche Fabio Aru, che ha doti non comuni. Credo che il ciclismo italiano stia attraversando un buon momento, ma solo voi italiani non ve ne rendete conto e non lo sapete. Se ce li avessimo noi francesi sapremmo benissimo come proporli al mondo». E il ciclismo francese? «Poca cosa. Abbiamo tanti ragazzi promettenti ma appena arrivano a guadagnare qualcosa si perdono e si accontentano di atteggiarsi piuttosto che diventare campioni». Quando vedremo un corridore francese di nuovo vincitore del Tour? «Quel tempo è ancora lontano, soprattutto se i nostri corridori non cambieranno il modo di affrontare la professione e la competizione». Quali sono secondo lei i favoriti per i tre grandi Giri di quest’anno? «Nibali per il Giro d’Italia, Quintana per il Tour mentre per la Vuelta il discorso è più difficile. Di sicuro cercheranno il riscatto tutti coloro che avranno fallito al Giro e al Tour». Nibali e Aru hanno fatto bene a dividersi gli obiettivi? «Sì, è stata una scelta intelligente, che spazza via qualsiasi equivoco. Ma attenzione: se Nibali farà il Tour, allora la corsa potrà essere sorprendente. Campioni come Nibali, quando si mettono il numero sulla schiena, non sono mai semplici partecipanti. Può essere un arma in più per Aru, ma Fabio dovrà essere capace di usarla». Favoriti per il mondiale? «In Qatar si correrà un mondiale completamente piatto, quindi ci sarà spazio solo per i velocisti: sai che divertimento…». Chi vincerà a Rio? «Nibali può fare molto bene, così come Quintana e anche Froome e Contador. Questi sono i miei favoriti. Direi che ci sarà grande battaglia per conquistare il titolo olimpico. Il percorso è di quelli esigenti, non dovrebbe esserci un vincitore banale». Bici con il motorino, che ne pensa? «Non bisognerà avere pietà per nessuno: radiazione a vita sia per il corridore trovato con il motorino nel telaio e tutto il team. Perché se un corridore arriva a utilizzare un motore la squadra non può dire di non sapere». Cosa pensa del doping? «Che il ciclismo ha commesso l’errore di prestarsi alla sperimentazione chimica, ma oggi è lo sport più credibile di tutti: nessuno è controllato come il ciclismo». Se fosse presidente dell’Uci, quale sarebbe la prima riforma che farebbe? «Non ho alcun dubbio: identificare con chiarezza tre divisioni per le squadre, con un sistema chiaro di promozione e retrocessione. È quello che ha chiesto Aso, l’ente che organizza il Tour e per il quale lavoro da anni. Il motivo per cui la nostra società ha deciso di fare un passo indietro e di non iscrivere le sue corse al World Tour per il 2017 è proprio questo». Facciamo un piccolo salto nel suo passato: un corridore come lei che ha vinto cinque Tour, tre Giri e due Vuelta, oltre a un mondiale e a tantissime classiche. Ha qualche rimpianto? «La Sanremo. È l’unica vera classica che mi manca e mi pesa non averla mai vinta. Molto più del Fiandre». Pinerolo l’ha accolta alla grande. «Pinerolo è nella storia del ciclismo, con una tappa che è diventata leggenda al pari di Italia-Germania 4-3. Fausto Coppi vinse la Cuneo-Pinerolo e ha segnato questa località e la storia del nostro sport nel profondo, ma anch’io nel mio piccolo ho lasciato un segno del mio passaggio. Nell’82, quando vinsi per la seconda volta la corsa rosa, la penultima tappa era la Cuneo-Pinerolo: vittoria di Saronni allo sprint davanti al sottoscritto. Il giorno seguente, tappa finale con la cronometro da Pinerolo a Torino. Vittoria mia su Moser e Freuler. Insomma, ho bei ricordi da queste parti...». VIA CON LA TIRRENO-ADRIATICO  Down Under, San Luis, Dubai e Oman sono considerate “corse di riscaldamento”. La stagione del grande ciclismo comincerà a marzo. Dal 9 al 15 marzo infatti tutti i migliori ciclisti in sella per affrontare la Tirreno Adriatico. Sette tappe per tutti i gusti, a partire dalla cronosquadre del primo giorno per finire con la crono individuale. In mezzo due arrivi per velocisti, due per finisseur e un traguardo in salita (ai 1.208 metri di Monte San Vicino). I principali pretendenti alla vittoria finale della corsa dei Due Mari sono guidati da Vincenzo Nibali (recente vincitore in Oman). Alejandro Valverde, che a febbraio si è aggiudicato la Ruta del Sol, è certamente uno dei rivali dichiarati del siciliano. Anche Rigoberto Uran tra i favoriti e grande protagonista negli ultimi anni sulle strade del Giro d’Italia. Il campione del mondo, Peter Sagan, insieme a Fabian Cancellara, Diego Ulissi, Davide Formolo e Daniel Moreno saranno gli uomini più attesi nelle tappe per finisseur. Tra i velocisti lotta apertissima con alcuni tra i migliori sprinter al via come Mark Cavendish, Elia Viviani.
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