giovedì 18 novembre 2021
In pochi giorni tre bambini ricoverati per intossicazione da sostanze stupefacenti nel capoluogo siciliano. Il direttore sanitario dell'ospedale: gli adulti hanno abbassato la percezione del pericolo
Hashish e cocaina, le vittime sono i bambini
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Tre bambini, tutti intorno a un anno di età, appartenenti a nuclei familiari indipendenti, vengono ricoverati in ospedale, in pochi giorni, per avere assunto droga: hashish e cocaina. E a Palermo scatta l’allarme rosso. E’ la storia che arriva dall’Ospedale dei Bambini, il punto di riferimento cittadino per i piccoli pazienti in difficoltà, con una inquietante rapidità di successione.

Dal nosocomio i sanitari riferiscono di una intossicazione da sostanze stupefacenti occasionalmente consumate. Ma nelle case delle rispettive famiglie la droga non è stata trovata. La prima a essere ricoverata è stata una bimba, martedì scorso, in condizioni gravi, con una preoccupante alterazione dello stato di coscienza. Si è ripresa ed è stata dimessa due giorni fa. Un bambino è stato ricoverato il giorno successivo ed è ancora in ospedale, un terzo, sempre grave, domenica scorsa. Anche gli ultimi due si stanno riprendendo, curati dai medici esperti della struttura, sotto la supervisione del dottore Salvatore Requirez, direttore sanitario dell’Ospedale Civico e dell’Ospedale dei Bambini a cui sono stati affidati. Lo stesso Requirez offre una chiave di lettura dell’accaduto: “Questi episodi, la cui concentrazione nel giro di pochi giorni risulta allarmante, sono la spia di un degrado sociale inquietante. Ci dicono che la tensione endogena dei familiari orientata al privilegiato consumo di stupefacenti ha pericolosamente abbassato, se non addirittura annullato, il grado di consapevole percezione del bisogno di sorveglianza e protezione a cui tutti minori conviventi hanno diritto, a tutela della loro salute”.

Si tratta di “un fenomeno ancor più preoccupante – aggiunge il direttore - se si pensa che parliamo solo degli eventi che hanno superato un certa soglia clinica di sofferenza, tanto da raggiungere le nostre strutture. Ma sono purtroppo convinto che tutto ciò rappresenti solo una parte del sommerso che quotidianamente sfugge all’attenzione sanitaria”.

Insomma, sarebbe la classica punta dell'iceberg, in un contesto che avrebbe ben più vaste ramificazioni. “Episodi così drammatici negli anni, per fortuna, sono stati molto rari – dice Cinzia Mantegna, l’assessore comunale alle Attività Sociali, già assistente sociale prima di diventare membro della giunta -. Ho lavorato per trent’anni nel campo delle dipendenze e so quanto, in casi estremi, si possa perdere il lume delle ragione. L’uso delle droghe mette le persone nelle condizioni di non avere più consapevolezza della vita che fanno. Per cui, lo dico in generale, in attesa degli accertamenti sulla vicenda specifica, si possono perfino lasciare gli stupefacenti in giro per casa come se fossero buste della spesa”. Secondo l'assessore, “l’unico problema per chi vive in questo stato doloroso è purtroppo come mi drogo, dove devo cercare la sostanza, come posso fare per racimolare i soldi necessari al consumo di cui sono schiavo. Ed è una situazione che per i più fragili, bambini compresi, può diventare molto pericolosa”.

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