lunedì 18 aprile 2016
​Partenza da incubo a Shangai, con le due Ferrari che si toccano. E poi quella ramanzina tra piloti... (Paolo Ciccarone)
Gran Premio di Cina, Rosberg sul podio
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Nel giorno in cui Rosberg ha fatto tris cogliendo a Shangai la terza vittoria consecutiva della stagione, l’episodio che ha fatto discutere è avvenuto alle sue spalle. Quando poco dopo il via le due Ferrari di Raikkonen e Vettel si sono toccate. La giustificazione di Vettel è stata che “Kvyat è arrivato come un razzo, mi ha costretto ad allargare e mi scuso con Kimi e la squadra”. Poi sul podio e dintorni ha fatto discutere la romanzina che Vettel ha fatto a Kvyat dopo la gara poco prima di salirci. Più che una accusa a Kvyat è sembrato un modo per giustificare se stesso del patatrac che Marchionne ha definito imbarazzante. E infatti fra compagni di squadra non è bello quando accadono queste cose. C’è da dire che Vettel e Kimi ci sono andati vicini spesso in questo ultimo anno e mezzo, ma in Cina è accaduto. Non è una novità in F.1 e non sarà la fine del mondo, che fra compagni di squadra ci scappi una ruotata e parlando di Vettel non è nuovo a cose simili, vedi cosa accadde con Webber alla Red Bull in un GP di Turchia nel 2010 Sebastian ne ha combinata una peggiore di quella cinese. Ma va bene così, non sarebbero piloti da corsa (e restando alla Ferrari chi si è dimenticato Lauda e Regazzoni negli anni 70?) per cui nulla di grave. Quello che però dà fastidio è che qualcuno ha preso subito le difese del tedesco, ha sparato a zero su Kvyat senza guardare al fatto che la Red Bull è arrivata dove c’era spazio, non ha toccato nessuno, era in traiettoria giusta e non ha ostacolato alcun che. Quindi dare addosso al ragazzino è sbagliato, ma fra piloti certe cose hanno un altro significato. Si tratta di guerra psicologica, cioè intanto ti faccio casino, anche se so che non hai fatto nulla, così la prossima volta che ci troviamo in zona ci pensi due volte prima di fare danni. È un biglietto da visita che tutti, dalla F.3 in poi, presentano in campionato, al punto che molti sapevano che se c’era Mansell o Senna alle loro spalle, sarebbero passati comunque, e quindi non facevano ostruzione. Mentre con altri piloti, più attenti (vedi Prost) anche l’ultimo doppiato si sentiva sicuro che Alain non avrebbe fatto danni e sarebbe stato dietro. Più che lamentarsi di Kvyat, quindi, Vettel si è lamentato con se stesso per aver lasciato aperto il portone e farsi beffare. Poi la romanzina ci sta per mettere le mani avanti. Infine c’è quel sesto senso dei piloti nei confronti dei rivali. Senna se la prese con Schumacher dopo il via di un GP di Francia col tedesco che fece strike al tornantino colpendo proprio il brasiliano, e prima ancora altri si sono esibiti nelle lezioni di guida, salvo poi essere i primi ad aver fatto danni in pista. Si chiama fiuto del campione, quando si annusano fra di loro e capiscono di aver di fronte uno duro, meglio cominciare con la lezioncina. Non serve, ma intanto mettiamo le cose in chiaro. Non si sa mai.
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