domenica 4 ottobre 2009
Sta diventando, come il cellulare, un compagno di viaggio insostituibile. E dal 1° ottobre con una silenziosa novità...
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Qualcuno ci guida dal cielo e ci mette sempre sulla strada giusta, ci accompagna ovunque e non ci abbandona anche se sbagliamo direzione. Non si tratta di un angelo custode, bensì del Dipartimento della difesa del Governo degli Stati Uniti d’America. Non tutti sanno, infatti, che la rete dei 30 satelliti artificiali il cui segnale serve ai navigatori Gps per segnalare i percorsi agli automobilisti di tutto il mondo – ma che vengono impiegati nel proprio lavoro anche dai geologi e dai sismologi, dalle compagnie aree e navali, dalle aziende di trasporto e da innumerevoli altri soggetti –, sono di proprietà degli Usa (il sistema si chiama in realtà Navstar Gps) e solo per «gentile concessione» del governo americano il loro segnale può essere usato nelle applicazioni civili. O almeno, così era fino a giovedì scorso, quando l’Unione Europea ha di fatto incrinato il monopolio statunitense offrendo a tutti un nuovo segnale satellitare per la localizzazione terrestre (Egnos, sistema geostazionario europeo di copertura per la navigazione, che è la prima parte operativa del progetto Galileo). Per il nostro Continente, si tratta di un passo storico, che ben si inserisce in questo anno in cui celebriamo il 50° anniversario dal lancio del primo satellite che ci ha mostrato il lato nascosto della Luna (ad opera dell’Unione Sovietica) e i 40 anni dallo sbarco dell’uomo sul satellite naturale della Terra (un successo degli Stati Uniti).Comoda la vita, grazie a quel piccolo schermo che sempre più spesso decora il parabrezza delle nostre automobili, che presto forse diverrà uno strumento integrato non solo nel cruscotto ma nello stesso vetro anteriore e che ci permette di lasciare a riposo la parte del cervello addetta all’orientamento e a volte anche quella che ci ricorda il codice della strada. Ma dietro al miglior amico degli automobilisti si nasconde una complessa realtà, nella quale si intrecciano gli interessi e gli sforzi di governi nazionali, organizzazioni internazionali, aziende multinazionali, centri di ricerca, agenzie spaziali e numerose industrie.Un meccanismo enorme nato negli anni della Guerra fredda, che in questo campo ha visto l’indiscutibile vittoria degli Usa, dato che il sistema di satelliti sovietico concorrente Glonass, che ha richiesto una fase di attivazione di 13 anni dal 1982 al 1995, è rimasto funzionante per pochi anni. Dal 2002 i Russi ci stanno riprovando: tra quest’anno e il prossimo la rete dovrebbe tornare in funzione, ma è difficile dire se sarà in grado di concorrere con il vecchio Gps americano, che nel frattempo è giunto alla terza generazione, e con la nuova rete europea di 30 satelliti, «Galileo», che sarà completamente operativa nel 2013.Intanto, però, grazie agli Usa lo zio Mario può andare a trovare da solo i suoi amici che si sono trasferiti fuori città e la moglie di Gino, Pina, non deve più chiedere al marito di accompagnarla quando le amiche le suggeriscono un nuovo negozio da provare in un quartiere che non conosce. Ugo, invece, che è un agente di commercio e viaggia spesso, presto forse non troverà più caselli per il pedaggio autostradale: il suo Gps «pagherà» per lui. Eva e Pietro, invece, che sono incalliti turisti, non avranno più bisogno di guide e depliant informativi, perché il loro telefonino spiegherà la storia dei luoghi che visitano, li aiuterà a prendere i mezzi pubblici giusti in città sconosciute, li aggiornerà in continuo sugli eventi nei loro paraggi e comunicherà il momento giusto per entrare in un museo senza code. Giacomo, da parte sua, gestisce da una piccola postazione la sua flotta di autoveicoli per il trasporto commerciale con un’efficienza finora impensabile, risparmiando tempo e risorse. Tutto questo grazie ai sempre più piccoli ricevitori satellitari e alla tecnologia Gps, anzi al sistema Navstar Gps, costato agli Usa 18 miliardi di dollari e 400 milioni di dollari all’anno per il mantenimento.All’esercito americano, però, per ragioni di sicurezza nazionale (degli Usa) basta premere un pulsante per interrompere il servizio di localizzazione in tutto il mondo. Ecco perché l’Europa dal 2003 ha deciso di costruirsi la propria rete satellitare che verrà usata per soli scopi civili: dalla localizzazione generica, ai servizi dedicati alle aziende private, alle pubbliche amministrazioni e alle forze dell’ordine, dalle applicazioni scientifiche al supporto a operazioni di soccorso nel caso di dispersi. Dal 1° ottobre tutti possono usufruire del segnale Egnos, che anticipa la piena funzionalità e autonomia della rete Galileo in programma per il 2013. Gli odierni navigatori non andranno sostituiti, ma i nuovi saranno sempre più precisi. Galileo, che tra il 2007 e il 2013 assorbirà 4,3 miliardi di euro e si basa su 30 satelliti a 24 mila chilometri dalla terra, fornirà un segnale gratuito per la navigazione e ulteriori informazioni dettagliate a pagamento. A mantenere efficiente e preciso il sistema saranno alcuni centri di controllo a terra: uno dei due principali è gestito da Telespazio (società partecipata per il 67% da Finmeccanica) e si trova al centro della nostra Penisola, sull’altopiano del Fucino, in provincia di L’Aquila (l’altro è a Monaco, in Germania). Sulle nostre strade, insomma, avremo anche degli «angeli custodi» italiani.1 metro di errore. È il 13 aprile 1960 quando gli Stati Uniti mettono in orbita il primo satellite del programma «Transit», destinato a diventare il primo sistema di posizionamento terrestre basato su una rete di satelliti. Nel 2000 il margine di errore per gli usi civili viene ridotto da 100-150 metri agli attuali 10-15 metri (il sistema europeo Galileo arriverà alla precisione di 1-2 metri). Oggi i satelliti americani, che pesano circa 900 chilogrammi, orbitano a 22.200 chilometri da terra e sono equipaggiati con orologi atomici per la sincronizzazione dell’orario, trasmettono continuamente a terra la propria posizione, irradiando indistintamente tutta la superficie terrestre visibile dalla loro posizione. I ricevitori non «dialogano» con il satellite (ecco perché nessun ricevitore satellitare è localizzabile dall’esterno) ma si limitano a ricevere il segnale, misurando la distanza dal satellite stesso. Incrociando i dati di almeno quattro satelliti è possibile determinare la propria posizione in coordinate geografiche e altitudine: il resto è fatto tutto dai programmi informatici che collocano le coordinate su una mappa, le confrontano nel tempo e stabiliscono direzione e velocità. Le orbite dei satelliti non sono perfette e gli orologi atomici, per effetto della relatività generale (la teoria di Einstein), corrono più di quelli a terra: sono necessarie quindi continue correzioni, che vengono inviate ai satelliti dai centri di controllo da cui dipende il funzionamento dell’intero sistema.
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