sabato 28 maggio 2016
GIUBILEI, la fede rinata
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Papa Francesco ha aperto in anticipo l’Anno Santo della Misericordia a Bangui, in Centrafrica e numerose porte sante sono state aperte in tutto il mondo: Roma non è l’unico 'centro' verso cui convergono i pellegrini. Anche per il Giubileo della Misericordia, dunque, Francesco ha rovesciato il rapporto tra centro e periferia. Questa novità spinge a ripensare in che modo Roma sia stata 'centro' in tutti i precedenti Anni santi, a partire da quello indetto da Bonifacio VIII nel 1300. L’occasione è ora offerta da una mostra fuori dal comune inaugurata a Palazzo Giustiniani il 15 marzo dal Presidente del Senato, Pietro Grasso e dal cardinale Pietro Parolin (resterà aperta fino al 30 giugno). Realizzata dal Senato della Repubblica sotto la supervisione di Elisabetta Serafin, Federico Silvio Toniato e Giovanni Orsini, rispettivamente segretario generale e vicesegretari generali, è stata curata con grande competenza da Raissa Teodori e Alessandra Casamassima (a Silvana Balbi de Caro si deve l’appendice dedicata a monete e medaglie). Ma visitare la mostra non basta: è necessario anche leggere il volume che la illustra, Antiquorum habet. I Giubilei nella storia di Roma attraverso le raccolte librarie e documentarie del Senato (Rubbettino, pagine 246, euro 20,00). È molto di più, infatti, di un catalogo: è una guida che fin dalle prime pagine pone questioni cruciali circa il rapporto tra i Giubilei e Roma. «Dal 1300 ai nostri giorni» i Giubilei hanno «offerto l’occasione di affermare sia l’autorità sia l’autorevolezza della Santa Sede, se non direttamente dello stesso Papato», scrive giustamente Serafin. E aggiunge: in questo senso, «il decentramento dell’Anno santo della Misericordia sembra capovolgere lo schema consueto…». La storia degli Anni santi è infatti legata al potere del Papa, di cui è noto il legame con le indulgenze, compreso il 'perdono pienissimo' per i pellegrini dei giubilei. È quanto spiega Federico Toniato che ripercorre sinteticamente tutti gli Anni santi, mettendo in evidenza la rilevanza delle decisioni papali per quanto riguarda cadenze temporali, inizio e durata, modalità di celebrazione, interventi urbanistici, artistici e monumentali ecc. Tuttavia, come scrivono Serafin e Toniato, il potere del Papa non esaurisce la storia dei giubilei. Accanto al 'perdono', infatti, il giubileo si è via via caricato di molteplici va- lenze umane, economiche, sociali e anche religiose. «La mostra e il catalogo ricostruiscono il racconto degli spazi giubilari – fa notare Serafin – snodandosi attraverso le tracce di una storia cittadina cadenzata, dall’accoglienza, dall’ospitalità, dalla cura delle persone, secondo il valore della solidarietà intercetuale e interclassista, che durante l’anno giubilare sbriciolava le ragioni di diversità e tutti indistintamente ricomprendeva e accomunava come parte integrante di un unico orizzonte comunitario ». La mostra e il volume accolgono la sollecitazione di papa Francesco a rovesciare il rapporto centro-periferia e, per certi versi, anche quello vertice-base, e si decentrano, assumendo la prospettiva dei pellegrini. Antiquroum habet lo fa anzitutto andando loro incontro sulle molteplici strade che percorrevano, tra fatiche e difficoltà, nel cammino verso Roma. Il numero dei pellegrini, che in genere viaggiavano in gruppo, erano relativamente giovani e in maggioranza uomini, varia molto nelle diverse epoche: incidono guerre, pestilenze, carestie ed eventi politici. Guardando le suggestive rappresentazioni d’epoca raffiguranti il Mons Gaudii (Monte Mario), gli antichi ponti sul Tevere, le porte nella cinta muraria, sembra quasi di avvertire il loro stupore alla vista di Roma. L’ingresso in città viene poi ricostruito ricordando le confraternite preposte all’accoglienza (del Confalone, del SS. Crocifisso di San Marcello, della Morte e Orazione ecc.) o altre istituzioni più moderne, come il Comitato centrale degli Anni Santi e il Comitato interministeriale per quello del 1950. Insieme ai pellegrini si entra nei luoghi di ospitalità (palazzi signorili, conventi, alberghi, ospedali ecc.) e si visitano non solo le basiliche maggiori ma anche molti altri spazi spirituali, grazie anche ai numerosi opuscoli, guide, libretti liturgici preparati e diffusi per loro. Attraverso la mostra e il volume si incontrano personaggi chiave nella storia degli Anni santi, come san Filippo Neri, fondatore dell’Arciconfraternita della Trinità, per i pellegrini poveri e infermi. A lui si deve il 'giro delle sette chiese' e uno dei riti più significativi: la lavanda dei piedi di coloro che arrivavano, gesto simbolico e religioso profondo cui si univa uno scopo pratico molto concreto (a compierlo erano talvolta membri dell’alta nobiltà, esponenti ecclesiastici importanti o, addirittura, il Papa). La Roma degli Anni santi torna così a rivivere sotto i nostri occhi. È una città che, ogni volta, cambia, si rinnova, si abbellisce in funzione dei pellegrini in arrivo sempre più da lontano. I Giubilei sono occasioni per nuovi piani urbanistici o per modifiche della rete viaria, come l’apertura di Borgo nuovo tra Castel Sant’Angelo e San Pietro. Per il Giubileo del 1600 vengono commissionati a Caravaggio la Vocazione e il Martirio di Matteo nella Chiesa di san Luigi dei Francesi. E così via. Negli Anni santi, anche la vita dei romani cambia. Quella economica e sociale ne risente vivacemente: si riorganizzano corporazioni e mestieri, si introducono nuove normative. Il cambiamento è anche a un livello più profondo. Stride il contrasto tra la devozione di quanti provengono dalle 'periferie' e la 'tiepidezza' di chi sta al 'centro'. Il contrasto è particolarmente evidente alla metà XVIII secolo, quando il declino religioso della città appare molto marcato. In vista del giubileo del 1750 si cerca di rinnovare la fede dei romani e anche il Colosseo, simbolo della Roma imperiale, viene trasformato in spazio spirituale. L’iniziativa è di Leonardo da Porto Maurizio, evangelizzatore delle «Indie di quaggiù », e l’Anfiteatro Flavio diventa il luogo dove celebrare la Via crucis, inaugurando una tradizione che dura ancora oggi. Gli Anni santi, insomma, sono stati anche questo: la fede dei 'lontani' che risveglia quella dei 'vicini'. Anche in passato, dunque, il rapporto centroperiferia non è mai stato univoco.
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