giovedì 9 maggio 2013
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Dopo la quinta tappa non c’è ancora verso di stabilire chi sia il velocista più forte al Giro. Anche il secondo arrivo allo sprint, nella straordinaria scenografia dei Sassi di Matera, viene deciso da una caduta. Il gruppo si spalma sull’asfalto quando manca poco più di un chilometro, ma a vincere è, comunque, uno sprinter di razza purissima. Il tedesco John Degenkolb è uno dei pochi a mantenere l’equilibrio quando un suo gregario scivola sulla vernice delle strisce pedonali, rese viscide dalla pioggia, provocando una gigantesca carambola: è veloce sulla bici, altrettanto a guardarsi intorno e a prendere la decisione di inseguire a testa bassa il giovane Marco Canola che, senza volerlo, si è ritrovato solo al comando e sa che la fortuna non bussa mai due volte.
Quello che doveva essere un epilogo allo sprint diventa un finale a inseguimento: Canola, davanti, che pigia sui pedali col cuore in gola aspettando di vedere spuntare lo striscione d’arrivo all’orizzonte; Degenkolb, dietro, che lo bracca con la ferocia di un cane da caccia. L’italiano ha la strada sgombra davanti a sé, il tedesco ha lui come punto di riferimento, e il beneficio è decisivo: Degenkolb rimonta Canola che lo guarda incredulo, ci aveva creduto davvero, ora sa che non può più vincere e di colpo sente la fatica appesantirgli le gambe, la bici che fino a un attimo prima sembrava volasse adesso è incollata all’asfalto. Con Degenkolb gli è piombato addosso il mondo intero, Canola non ha più nemmeno la forza e la voglia di lottare per il podio: cosa conta un ambo quando si poteva fare tombola?Il tedesco è riuscito a restare in piedi nell’ammucchiata generale, ma non ci riesce dopo il traguardo. L’inseguimento lo ha sfinito, le gambe non lo reggono e cade a terra: è abituato agli sforzi violenti delle volate, ma di solito sono brevi, di due-trecento metri non di oltre un chilometro.Una “volata” che dovrebbe guardare e riguardare Mark Cavendish, giunto al traguardo dopo oltre 6 minuti, tutt’altro che sfinito: l’inglese si è arreso in salita senza nemmeno provare a stringere i denti per restare agganciato al gruppo, come hanno invece fatto molti altri velocisti. L’ex campione del mondo è abituato a vincere con troppa facilità quando la strada non richiede sforzi supplementari, così non riesce a concepire di dover faticare oltre il dovuto. È un limite (mentale) e un peccato per lo spreco del grande talento che gli ha donato madre natura: potrebbe aspirare a vincere anche le grandi classiche – come ha dimostrato quando ne aveva voglia, alla Sanremo e al Mondiale – e non solo le tappe dei grandi Giri. Avrà, comunque, modo di rifarsi oggi con l’arrivo sul biliardo di Margherita di Savoia, in Puglia. Poi, se vorrà vincere ancora dovrà decidere di rimboccarsi le maniche, perché di arrivi completamente piatti non ne restano molti.Per gli uomini di classifica – Paolini è ancora in maglia rosa e tutti gli altri sono rimasti al loro posto – sarà un altro giorno di riposo prima della insidiosa tappa di Pescara e della tanto attesa crono di Saltara.
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