sabato 17 maggio 2014
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Il Carpegna è uno dei luoghi della memoria per gli appassionati di ciclismo. Una montagna che spalanca la porta delle emozioni, che ti costringe a un viaggio nei ricordi. Su queste strade si allenava Marco Pantani, “Mi basta il Carpegna”, rispondeva a chi gli chiedeva perché non andasse a pedalare sulle Alpi o sulle Dolomiti per preparare le grandi corse a tappe. Gli bastava il Carpegna, la sua salita, per “sentire” le sensazioni delle sue gambe. Non gli occorreva altro, tantomeno quelle diavolerie elettroniche che vanno tanto di moda oggi. Quello di oggi è stato il primo omaggio a Pantani di un Giro d’Italia disegnato sulla sua ombra a dieci anni dalla sua morte. E su questa salita, 40 anni fa, il grande Eddy Merckx ha conosciuto una delle sconfitte più dolorose, il gigante abbattuto da un battito d’ali della farfalla Fuente, il minuto scalatore iberico che non voleva mai arrendersi all’evidenza di un destino già scritto. Il ghigno di Fuente e la smorfia dolorosa di Merckx sono cicatrici indelebili nella memoria di chi segue questo sport. A questo luogo ora potrebbe legarsi un altro ricordo, quello della consacrazione di un corridore che non riusciva ad uscire dal bozzolo della speranza: oggi, a Montecopiolo, Diego Ulissi ha concesso il bis vincendo una tappa che ha regalato emozioni solo negli ultimi 500 metri. Sul Carpegna doveva iniziare il Giro, invece ha solo riordinato la classifica eliminando gli intrusi. Matthews ha alzato bandiera bianca sulle prime rampe della salita e consegnato la maglia rosa a Evans, un passaggio di testimone fra australiani al vertice di una classifica che abbraccia tre continenti. Matthews alla partenza indossava – virtualmente - tre maglie (rosa, azzurra e bianca), all’arrivo è rimasto in “mutande”. La tappa non ha offerto altri verdetti se non la resa di Michele Scarponi, attardato dai dolorosi postumi della caduta. Un altro dei possibili protagonisti eliminato dalle troppe ammucchiate sull’asfalto. Le cadute non decidono chi vincerà il Giro, ma decidono chi non lo vincerà. E fra i candidati a sfilare in maglia rosa a Trieste sono rimasti solo Evans, Uran e Quintana: probabilmente saranno loro a salire sul podio, bisogna solo vedere in quale ordine. Anche se nella lotta per uno dei gradini più bassi di questo strano Giro d’Italia si candidano giovani che potrebbero accelerare il loro ingresso nel mondo dei grandi, fra questi l’olandese Kelderman, il polacco Majka e l’italiano Aru. Il croato Kiserlovski non è più giovanissimo – ha 27 anni – ma è ancora alla ricerca di una sua dimensione. Domani altra tappa per scalatori, almeno a guardare l’altimetria. Si arriva a Sestola, nell’Appennino modenese, la salita è meno dura del Carpegna e vista l’atmosfera remissiva che c’è in giro difficilmente si assisterà a una tappa memorabile. Il coraggio di tentare qualche attacco lo hanno solo i corridori di rincalzo, che cercano di approfittare dell’apatia dei big, attentissimi – eccetto Evans - a risparmiare ogni grammo di energia in vista dell’ultima terribile settimana. Ordine d’arrivo: 1. Diego Ulissi 2. Robert Kiserlovski 3. Wilco Kelderman a 6" 4. Nairo Quintara 5. Cadel Evans a 8” Classifica generale: 1. Cadel Evans (Aus) 2. Rigoberto Urán (Col) a 57" 3. Rafal Majka (Pol) a 1’10" 4. Steve Morabito (Svi) a 1’31" 5. Fabio Aru (Ita) a 1:39" 6. Diego Ulissi (Ita) a 1’43" 7. Wilco Kelderman (Ola) a 1’44" 8. Nairo Quintana (Col) a 1’45" 9. Robert Kiserlovski (Cro) a 1’49" 10. Domenico Pozzovivo (Ita) a 1’50" 11. Ivan Basso (Ita) a 2:01"
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