sabato 2 novembre 2013
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Un anno dopo, frate Alessandro non è cambiato. Timido a parole ma carico di una umanità fresca e spontanea, il giovane frate francescano scovato alla Porziuncola da Mike Hedges e lanciato nell’ottobre 2012 dalla Decca con La voce da Assisi, 35mila copie vendute in Italia e una lunga permanenza nella classifiche pop in vari Paesi, racconta con entusiasmo misto a stupore Tu scendi dalle stelle, il suo nuovo album in uscita lunedì prossimo. Quindici tracce con brani della tradizione natalizia internazionale, da quello che dà il titolo al disco a Adeste fideles fino a O Tannenbaum, titoli meno scontati come Veni veni Emmanuel, canti di ispirazioni francescana e arie sacre. «La scelta dei brani è stata fatta insieme – racconta frate Alessandro –. Sono canti eseguiti e ascoltati milioni di volte, non è facile riproporli. Tu scendi dalle stelle, ad esempio, non so quante volte l’ho cantato. Ma in ogni occasione mi sono trovato sempre di fronte a esperienze diverse. Cambiano le celebrazioni, le persone, i momenti della vita. Cambia il modo in cui lo prego, mettendo in evidenza una frase o un’altra. Gesù fa nuove tutte le cose, anche il canto».Il disco è stato registrato tra Londra e la Terra Santa, dove sono stati girati anche i video dei brani. «Era la prima volta per me laggiù. Avevo nello sguardo l’immagine della Sacra Famiglia che viaggiava per quelle strade. Vedere migliaia di pellegrini venuti per adorare il Signore dove lui ha scelto di nascere, in una terra segnata ancora da sofferenza e violenza, carica di emozione quello che fai». Nel disco però c’è anche un brano che non ti aspetti in un Christmas album, pensato per pubblici dai gusti più vicini al pop. È un’Ave Maria di Domenico Bartolucci, storico direttore della Cappella Sistina e dal 2010 cardinale: «L’idea è stata mia. Amo profondamente la sua musica perché sa parlare al popolo e ai "maestri". Lì per lì il team era titubante: riconosceva sì che fosse grande musica, ma avevano paura che non arrivasse al pubblico. È una grande melodia, ma ha bisogno di più ascolti. Che è tipico della grande musica. Alla fine anche loro non hanno avuto più dubbi. Avevo il desiderio di onorare Bartolucci. Il Signore gli ha donato un’ispirazione fuori dal comune, ha fatto scendere sulla terra un pezzo di Paradiso».Dell’anno che gli ha cambiato la vita, frate Alessandro sembra aver fatto tesoro. «È successo di tutto. Mi sono arrivate domande di ogni tipo, dai concerti di beneficenza alle richieste di preghiere. Ho ricevuto critiche positive e negative. Ho incontrato tanta gente: chi era più interessato dal punto di vista lavorativo, chi da quello spirituale, chi voleva usarmi come trampolino di lancio. Ho letto ogni volta come un’occasione di dialogo». Non sono mancate le difficoltà: «La mia timidezza non è cambiata, anzi è aumentata. Il rischio è che venga male interpretata e che la gente si faccia di me un’idea sbagliata, troppo alta: sei un angelo, mi dicono. Ma io non ho niente di speciale, anzi ho tanti difetti. È una chiamata alla responsabilità. "Rimani umile", mi ripeto. Per restarlo bisogna esserlo, e io non lo sono. A ogni complimento mi si apre davanti la mia vanità. È un sacrificio che offro, come anche quello del viaggio. Sì perché viaggiare a me proprio non piace…». Ma frate Alessandro ha già le valigie pronte. La promozione del cd lo spinge verso gli Stati Uniti, dove starà per tre settimane. San Francisco, New York, Washington. Concerti, partecipazioni, testimonianze. Eppure aggiunge: «I concerti che ho amato di più sono stati quelli più poveri e più semplici». Così come non può dimenticare l’esibizione dello scorso 4 ottobre a Santa Maria degli Angeli, mentre papa Francesco visitava la basilica. «Ho cantato per lui insieme a tre confratelli. L’ho incontrato, ho avuto l’impressione di una persona di grande carisma e di semplicità disarmante. Se dico che ero emozionato è poco. Ha detto giusto una mia cara amica: parevo un pulcino che "tornava nella coccia dell’ovo"».
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