martedì 25 febbraio 2014
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Sarà l’umanissimo effetto della nostalgia in tempo reale, ma appena spenta la fiamma dei Giochi invernali non è bizzarro o illogico sostenere che l’edizione russa - al netto del contorno politico e sociale - è di quelle da mettere nello scaffale buono dei cinque cerchi, perlomeno di quelli “in bianco”. Gare di alto livello, sia dal punto di vista tecnico che agonistico, tante storie e personaggi, un gran bel pacchetto di emozioni insomma. Il tutto proposto al massimo livello di tecnologia possibile, nel trionfo dell’alta definizione, dello streaming sicuro, stabile, fruibile attraverso qualsiasi dispositivo mobile, quasi ovunque e quasi comunque. Eppure, anche tralasciando la nostra cultura sportiva calciocentrica, c’è la sensazione palpabile che Sochi 2014 vada in archivio in Italia in punta di piedi, così come in punta di piedi è stata vissuta. L’Olimpiade c’è stata ed è stata senz’altro positiva per i nostri colori: tuttavia si fa fatica a fissare il punto di fuoco, l’immagine che in qualche maniera rimarrà nella memoria comune. Ed è facile, scontato attribuire questo presunto “sospeso” a un evento in qualche maniera storico per il rapporto tra sport e comunicazione, vale a dire l’esclusiva totale avuta da Sky sulle dirette. Quella di Sochi è stata la prima edizione di sempre - Giochi estivi compresi - a non godere del naturale, radicato trampolino della Rai, un evento nato dall’accordo sui diritti sancito proprio dall’ente di Stato e dal gruppo di Murdoch, che si è tenuta Sochi e ha lasciato a Viale Mazzini (in cambio di 60 milioni di euro) l’esclusiva sulle Olimpiadi estive 2016, in programma a Rio de Janeiro. Sky, è noto, non è gratis: ma è un’argomentazione non valida per almeno 100 delle oltre 500 ore di trasmissione prodotte dalla Russia, diffuse dalla pay-tv tramite Cielo, il suo canale completamente in chiaro visibile sulla normale piattaforma del digitale terrestre, canale 26. Un numero che non è totalmente immediato, specie per un target non sintonizzato con la nuova televisione, da digitare sul telecomando: e trattandosi di sci, bob e similia, si sa quanto in passato potesse essere decisivo per la vasta maggioranza di spettatori che non si sintonizzava consapevolmente sulle gare olimpiche incocciare nelle gare (e soffermarsi) durante le prime "scanalate". Per sostituire le teorie con i fatti servono in questo caso i numeri: e quelli diffusi da Sky, letti dal punto di vista dell’emittente, sono esaltanti. Cominciando proprio da Cielo, che ha raggiunto la media di share del 4% nelle ore olimpiche e ha complessivamente raccolto il 2,4% nelle 24 ore dei giorni di Sochi, di fatto raddoppiando la propria media abituale. A livello di singoli eventi, il top è stato raggiunto in occasione della finale di pattinaggio che ha visto Carolina Kostner arrivare alla medaglia di bronzo: gli spettatori sono stati 2 milioni e 270mila. Cifre che si completano con i 5,3 milioni di contatti unici raccolti dai canali satellitari di Sky Sport e dai 27 milioni di minuti di collegamento registrati sul mobile di Sky Go, visibile tramite smartphone e tablet. Sono dati importanti che chiaramente assumono un altro aspetto se confrontati con quelli del passato targati Rai, specie quelli di Torino 2006 che - per logica di fuso orario e territorio - toccarono picchi mai visti: in quasi 6 milioni, giusto per citare un caso, non si persero la quarta e decisiva manche dello slittino in cui Armin Zoeggeler conquistò l’oro. Sochi nascosta? Per certi versi sì, ovvio, ma non oscurata, non irraggiungibile, anzi. E qualcosa, proprio grazie a questa esperienza nuova per lo spettatore nazionale medio, è cominciato a cambiare: «Siamo andati sopra ogni nostra aspettativa - commenta Giovanni Bruno, direttore di Sky Sport -, e quello che ci ha sorpreso più di tutto è stata la cultura sportiva di chi ha seguito gli eventi proposti, guardando pressoché tutto a cominciare dal pattinaggio, che ha una grande capacità di aggregazione familiare. La gente ha apprezzato qualità delle riprese, commenti, un taglio decisamente diverso rispetto a quello abituale. Poi ci ha stupito la capacità dell’Olimpiade di reggere e anzi, in certi casi, di sconfiggere la concorrenza del nostro stesso palinsesto pay che in questo momento vede presenti campionato, Champions League e altri eventi forti». E per quanto riguarda l’“angolo di Cielo”, quei tasti di telecomando da scoprire, «dobbiamo solo ringraziare la Rai, che ha commesso un errore madornale rinunciando completamente al chiaro - continua Bruno - consentendo a tanta gente di scoprire letteralmente non solo la nostra proposta per Sochi, ma tutta una nostra offerta “free” su Cielo. E in tanti, lo stiamo verificando, cominciano a memorizzare il canale subito dopo il fatidico tasto 7».L’euforia non provocherà nessuna retromarcia su Rio 2016: perché il gioco degli abbonamenti non vale per Sky la candela dell’enorme sforzo economico (diritti e produzione) che necessita l’Olimpiade estiva. Potrebbe insomma nascere, più o meno spontaneamente, un’utile altalena tra mamma Rai e “amante” Sky: e questa curiosa, particolare «politica dell’alternanza» potrà aiutare il progressivo cambio di abitudini, di conoscenza del telespettatore. I diritti di Pyongchang 2018, prossimo giro di Olimpiade invernale, non sono ancora stati assegnati: l’auspicio è che, nel caso, sia tornato tutto semplice, automatico nel trasferire le immagini dallo dallo schermo nella memoria.
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