sabato 22 maggio 2021
La Ferrari torna in pole dopo due anni e lo fa a Montecarlo proprio dove quarant'anni fa il pilota canadese della Rossa di allora fu protagonista di una delle pagine più belle della storia dello sport
Il pilota Gilles Villeneuve alla guida della Ferrari

Il pilota Gilles Villeneuve alla guida della Ferrari

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Chissà che tensione per Charles Leclerc, in pole nella sua Montecarlo. Per provare a scacciarla, prima che si spengano i semafori, potrebbe chiudere gli occhi e immaginare di fare un salto indietro di 40 anni. Accanto a lui non vedrebbe il ghigno di Verstappen, ma il sorriso malinconico di Gilles Villeneuve, che nel Gp di Monaco 1981 partì secondo e poi colse una vittoria di quelle destinate a restare incise non solo nell’albo d’oro ma soprattutto nel cuore. Anche Leclerc, come il canadese allora, guida una Ferrari meno forte delle rivali. Ma ci piace pensare che lo spirito di Gilles sarà con lui in macchina, per aiutarlo a scrivere un’altra pagina storica della Scuderia. Il sorpasso di Gilles Villeneuve ad Alan Jones a Monaco, a 5 giri dalla fine, è uno di quei momenti folgoranti e immortali che forse solo lo sport sa regalare.
Trentun maggio 1981. La Williams dell’australiano, dominatrice di inizio stagione, slalomeggia leggiadra tra i guard rail del Principato. La Ferrari turbo la insegue come un toro impazzito tra i vicoli di Pamplona. Potente ma quasi inguidabile, soprattutto in un tracciato cittadino pieno di trabocchetti come Montecarlo. Gilles la doma a modo suo. La lascia scodare in uscita di curva, la riprende un millesimo prima di toccare le barriere. Dice la leggenda che il canadese fece anche una scommessa con un amico. “Incolla un foglio di carta al guard rail, vedrai che ci lascio l’impronta della gomma”. Così fece, lasciando di stucco il conoscente.

Quel pomeriggio Gilles sfrutta tutta la sua sensibilità di guida, ruvida e spettacolare, acquisita nelle gare tra motoslitte sulle nevi del suo Quebec. Quando dai box lo avvisano (con i cartelli, visto che ancora non si usava la radio) che il vantaggio di Jones sta diminuendo, il Gran premio diventa un rally. Il ferrarista fiuta la preda agonizzante e tira il collo alla sua 126 CK, guadagnando a vista d’occhio sul rivale. Sulle tribune stracolme la gente impazzisce, i ricconi sugli yacht posano la coppa di champagne per vedere cosa combinerà stavolta l’acrobata sulla Rossa. Persino il compassato e rimpianto Mario Poltronieri, celebre voce Rai della Formula 1, si emoziona: “Villeneuve si sta avvicinando a ritmo di carica” proclama. Davanti agli schermi, gli italiani si alzano dai divani per seguire il gran finale. A sei giri dal termine la Williams è nel mirino, la Ferrari la bracca in modo feroce.

Ma a Montecarlo non si sorpassa, si sa. E’ una legge non scritta della Formula 1, che però non vale per Villeneuve, abituato a trovare spazi là dove non ce ne sono. E così si arriva alla curva della trattoria Rascasse, con le due auto incollate. All’uscita, in accelerazione Gilles si mette in scia. Jones, vecchia volpe, tiene il centro della pista. Ma fa male i suoi calcoli, perché alla sua destra concede una manciata di centimetri di troppo. Gilles, figuriamoci, ci si butta dentro. Sfiora il guard rail e la fiancata della Williams, mentre milioni di tifosi davanti alla tv trattengono il fiato. La Ferrari entra per prima alla curva di Sainte Devote, poi vola via. Per i ferraristi, che non festeggiano una vittoria da due anni, gli ultimi quattro giri sono i più lunghi del mondo. Ma alla fine la bandiera a scacchi sventola sulla visiera di Villeneuve. Ai box meccanici e tecnici piangono, si commuove anche l’ingegner Mauro Forghieri. Ma le lacrime scorrono pure nelle case dei tifosi.

Perché Gilles, ormai, è uno di loro. Con la sua faccia da bambino e il coraggio alla Nuvolari, ogni domenica li trascina in un vortice di emozioni che pochi, prima e dopo di lui, hanno saputo spargere sulla F1. Gare noiose? Non quando c’era Gilles al via. Basta ricordare il mitologico duello a ruotate di Digione nel 1979 con Arnoux, il terzo posto sotto il diluvio a Montreal, con l’alettone anteriore spezzato, sempre nel 1981. E la vittoria in Spagna, tre settimane dopo il trionfo di Monaco, tenendosi dietro per più di 20 giri cinque macchine più veloci della sua. Fu quella la sesta e ultima vittoria della sua carriera e della sua vita. Meno di un anno dopo, l’8 maggio 1982, ci fu il volo terribile di Zolder. La Ferrari e i tifosi perdevano il pilota più amato. Enzo Ferrari, mai tenero con i suoi piloti, confessò: “Gli ho voluto bene”. Non lo disse mai per nessun altro.

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