mercoledì 9 febbraio 2022
Il Festival Sanremo è riuscito lì dove spesso famiglia e società falliscono: mettere in contatto e in piena sintonia le nuove generazioni (di cantanti) con i veterani. Un'empatia straordinaria
Gianni Morandi esulta per il terzo posto conquistato al Festival di Sanremo al fianco di Elisa (seconda) e della coppia vincitrice Mahmood-Blanco

Gianni Morandi esulta per il terzo posto conquistato al Festival di Sanremo al fianco di Elisa (seconda) e della coppia vincitrice Mahmood-Blanco

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Imedia hanno decretato il trionfatore del 72° Festival di Sanremo: Gianni Morandi. Il podio così si ribalta – fonte Mediamonitor.it– Gianni il fenomeno è stato il più seguito e il più citato sui mezzi di informazione (11.289) davanti ai vincitori Mahmood e Blanco (10.805) ed Elisa (9.034). La serata delle Cover, stravinta da Morandi in coppia con Lorenzo Jovanotti, rende ancora più protagonista assoluto l’ex ragazzo di Monghidoro. Anzi no, il “ragazzo di 77 anni”, sempre più convinto dopo il trionfo che non è stato lui a «jovanottizzarsi ma è Lorenzo che si è morandizzato».

Voglio essere come Gianni Morandi

La “morandizzazione” sarnremese è più Virale del brano del giovane, carino e ben intonato Matteo Romano e ha colpito anche il vincitore, Riccardo Fabbriconi. In arte Blanco, 19 anni domani (auguri!), al momento del verdetto finale ha detto agli 11 milioni collegati da casa: «Voglio diventare come Gianni Morandi!». E il millennial di Calvagese della Riviera – la nuova Monghidoro – è sulla strada giusta: Morandi alla sua età incideva il suo primo singolo super hit Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte. Ieri altra giornata di gloria per Blanco, all’apertura della prevendita biglietti per i suoi concerti estivi è già andato tutto soldout in poche ore. Roba da Brivididavvero. Ma non è qui che volevamo parlare. Ciò che ha colpito di questo Sanremo ormai alle spalle è stato un altro fenomeno, oltre a Morandi, e cioè la riapertura del dialogo tra la “Z generation” e i veterani del cantar leggero. In- vece di gongolare per i dati di ascolto record e una raccolta pubblicitaria da nababbi, mamma Rai avrebbe dovuto sottolineare questo “piccolo miracolo” mediatico. Mentre nella vita quotidiana l’incomunicabilità fra le varie generazioni è ai massimi storici (genitori in perenne lotta con i figli iperconnessi) dal palco dell’Ariston è come se si fosse aperto un ponte, al momento radiotelevisivo. Nessun grado di separazione, canta la Francesca Michielin – che pur di esserci anche lei a questa sagra musicale dell’inclusione totale, si è inventata (l’hanno inventata dalla casa discografica) direttrice d’orchestra di Emma. Mai come in questa edizione, dal backstage al palco dell’Ariston, si è vista la voglia dei “diversamente giovani” in gara – Morandi, Iva Zanicchi, Massimo Ranieri, Rettore – di essere complici con le nuove leve dell’ondata rap. Nessun pregiudizio o preclusione di genere, musicale, e l’Io penso positivo di Jovanotti è diventato l’inno alla gioia di un Festival in cui la vera sorpresa è stata proprio questa empatia.

Connessione umana senza l'iperconnessione virtuale

Una connessione umana che ha creato una piena sintonia, dalla nonna rock Zanicchi fino al nipotino rap Sangiovanni. Quei decenni di differenza sono stati abbattuti dal potere unico ed universale della bella musica, che non ha tempo. Come il brano di Pierangelo Bertoli, A muso duro, la cover scelta dal giovane “Sangio” e accolta con entusiasmo da Fiorella Mannoia. I figliocci delle zie Maria (De Filippi) e Mara ( Venier) non sono dei semplici scimmiottatori della papalina fantasanremese. Irama, per dirne uno, dopo aver dedicato alla nonna Ovunque sarai, ammette candido: «Sono cresciuto ascoltando De Andrè e Guccini». Preferenze condivise da molti di questi nuovi apprendisti stregoni del pop, in primis da Blanco e Mahmood che per la cover si sono rivolti alla “poesia” di Gino Paoli (classe 1934), proponendo una versione de Il cielo in una stanza molto apprezzata anche dal Ginettaccio del cantautorato. Dargen D’Amico avrebbe meritato di duettare con Patty Pravo che ha omaggiato con La bambola, così come Rkomi non si sarebbe denudato per stupire se solo avesse avuto al suo fianco Vasco Rossi per quel medley che è stato il suo personale buon compleanno per i 70 anni (compiuti il 7 febbraio) del re di Zocca. Fuori gara, a largo di Sanremo, ha impazzato ancora Orietta Berti che dopo il tormentone estivo con Fedez e Achille Lauro, annuncia «nuovi progetti» con il redivivo Rovazzi. Con questi venti, ora la vecchia guardia spinge per tornare all’Ariston. Così, Peppino Di Capri, che per questo Sanremo «si è svegliato tardi» (parola sua) il brano destinato al Festival L’amore esiste, lo lancia il 14 febbraio. Come a volerci dire: occhio, che da San Valentino a Sanremo il passo è breve. Cameriere champagne!

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