domenica 22 marzo 2009
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Un’atmosfera di sottile delusione circonda i laboratori di genetica. A venti anni dall’avvio del Progetto Genoma Umano e a otto anni dalla trionfale pubblicazione del codice genetico o ' libro della vita', avvenuta nel 2001, scoppia il ' giallo' del Dna. Si scopre – senza più dubbi – che il 98- 99% di questa famosa ' fettuccia del telegrafo' che dovrebbe contenere le istruzioni per il funzionamento del nostro organismo, almeno all’apparenza non contiene proprio nulla, e sembra del tutto inutile. Sulla coppia di filamenti che si avvolge a forma di doppia elica e costituisce il Dna ( acido desossiribonucleico) gli spazi vuoti fanno da padroni. Sul Dna dovevano trovarsi ' stampati' quasi 100 mila geni, invece ne sono stati trovati appena 20- 25 mila funzionanti, che dell’intero genoma umano occupano non più dell’uno- due per cento. A quanto risulterebbe dal Dna, non spicchiamo per densità di geni: si può dire che, fatte le debite proporzioni, per poco il genoma dell’uomo non viene superato da quello della drosofila ( il moscerino del vino e della frutta), che di geni ne ha ben 13 mila. E allora si scatena il sabba delle supposizioni: si fruga in questo vasto vuoto del Dna, o ' Dna spazzatura' ( come lo chiamano i genetisti), cercando di darne una spiegazione. Da due anni a questa parte, non si contano le ipotesi prospettate. Gli inspiegabili vuoti potrebbero contenere pseudo- geni, cioè geni divenuti inutilizzabili a causa di mutazioni, oppure il Dna di decine di migliaia di virus ormai fortunatamente inattivi, o vestigia fossili di terribili retrovirus. E soprattutto tante ripetizioni, dovute ai molteplici cicli di riproduzione dei virus. Ma nessuno è ancora riuscito a scoprire con certezza se e quali funzioni svolgano le sovrabbondanti pagine bianche del Dna. MAPPARSI I CROMOSOMI IN 10 MINUTI Nonostante sia questo lo stato delle conoscenze sul genoma umano e la ricerca in proposito non abbia fatto progressi galoppanti, chi ha da spendere la stratosferica cifra di 300 mila dollari potrebbe già trovare una company che gli sequenzi ( o ' legga') il genoma e lo metta in un dvd. La lettura personalizzata del Dna – oggi fenomeno fuori dalle statistiche – fra qualche anno potrebbe alimentare un mercato consistente. L’americano National Human Genome Research Institute è al lavoro per realizzare il programma Thousand dollar genome, un genoma da mille dollari. Grazie alle nuove tecnologie, i costi e i tempi del sequenziamento sono infatti crollati. La californiana Pacific Bioscience sta realizzando macchine che sequenziano un intero genoma umano in dieci minuti. Ma sarebbe un affronto alla scienza concludere che un’analisi genomica ancora non affidabile sia la principale conquista che dobbiamo agli studi sul genoma. Il dvd genomico non è in grado di fornirci indicazioni attendibili sul futuro della nostra salute e nessuno sa ancora dirci come prevenire le malattie multifattoriali. Però gli svantaggi si intravedono già: l’effetto ansiogeno delle informazioni personalizzate riguardanti il genoma e la prostrazione della persona che verrebbe ' bollata' per la sua predisposizione ad ammalarsi e discriminata nel lavoro e nei rapporti sociali. Perciò il bilancio non è entusiasmante. Si può dire che le promesse della genetica siano state mantenute? I genetisti rispondono che non si è perso tempo. Il genetista Paolo Vezzoni, dell’Istituto Tecniche Biomediche del Cnr, che per l’Italia è stato vicedirettore del Progetto Genoma Umano ( coordinato dal Nobel Renato Dulbecco), fa notare che la risposta alla domanda ' quanti geni ci sono nel corpo umano?' dipende dalla definizione che si dà di gene. Se si considera come gene il pezzo di Dna che produce una proteina, allora il numero dei geni umani si attesta effettivamente tra i 20.000 e i 25.000, occupando l’ 1% del nostro genoma. Se si calcola tutta la regione del gene, si può arrivare a un 10%. E se per gene si definisce un pezzo di Dna che ha comunque una funzione, è possibile sfiorare il 50%. Secondo Frédéric Dardel, professore di biologia alla facoltà di Farmacia a Parigi, sono stati completati 1200 genomi e riguardano specie di tutto il mondo vivente, dagli animali ( topo, scimpanzé) ai batteri, ai vegetali. Certi organismi vengono studiati per accelerare il lavoro di selezione degli allevatori e dei produttori di sementi. È il caso della mucca, del maiale, della vite e del grano ( che alimenta il 35% della popolazione mondiale). NEANDERTHAL IN PROVETTA O QUASI Meno interessante per quanti lottano contro la fame nel mondo, ma avvincente per gli uomini di scienza è la notizia che è stata completata – da parte dell’équipe tedesca di Svante Paabo, del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology – la prima bozza della mappa genomica dell’Homo Neanderthalensis. La mappa è ricca di oltre tre miliardi di ' lettere' e copre il 60% dell’intero genoma di questo probabile antenato dell’uomo, vissuto in Europa fino a 30 mila anni fa, il cui preciso rapporto con la specie umana è ancora da chiarire. « Il lavoro aiuterà i paleoantropologi a risolvere la questione se i Neanderthaliani si siano ibridati con il nostro sicuro antenato, il Cromagnon ( l’Homo sapiens sapiens) e abbiano quindi contribuito al genoma umano oppure si siano estinti dopo l’impari confronto con i Cromagnon senza mischiarsi geneticamente con loro » , spiega Vezzoni. Quando si passa all’uomo, per applicare la genetica alla medicina e curare le malattie multifattoriali, ci si addentra in una foresta di meccanismi biologici ancora ignoti, avverte Vezzoni. E aggiunge: « Andando a modificare un gene, si possono provocare ripercussioni in altri aspetti della fisiologia cellulare, con possibili effetti collaterali » . Molti ricordano il caso di undici bambini, affetti da un grave deficit immunitario, che negli anni 1999­2000 ricevettero una terapia genica dall’équipe di Alain Fischer presso l’Hopital Necker dell’Inserm. Nove risulterebbero guariti ma due sono morti a causa di una leucemia. La terapia genica balbetta ancora.
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