giovedì 13 giugno 2019
A 32 anni e dopo una lunga battaglia contro il cancro si è spenta l’atleta Usa simbolo di “resistenza”. Un'eredità viva come testimoniano le parole del marito
Gabriele “Gabe” Grunewald

Gabriele “Gabe” Grunewald

COMMENTA E CONDIVIDI

È una storia che spezza il cuore. A soli 32 anni la mezzofondista americana Gabriele “Gabe” Anderson Grunewald ha terminato la sua corsa, dopo una lunga battaglia contro il cancro. Una notizia molto triste certo, ma il suo calvario, affrontato senza arrendersi mai, non passerà invano. Non di sicuro nell’animo di migliaia di persone e colleghi che hanno visto come la malattia la consumasse giorno dopo giorno. Sono gli stessi a cui Gabe stessa ha dato coraggio fino al termine dei suoi giorni tanto da diventare un simbolo nella lotta contro i tumori. E del resto se c’è qualcosa capace di continuare a irrorare le vite degli uomini è proprio l’amore, forte come la morte al punto di riuscire a sconfiggerla. Lo si può provare anche in questo caso nelle parole struggenti di Justin, il marito di Gabe, che ha documentato sul web l’inesauribile volontà della moglie di rimanere nonostante tutto aggrappata alla vita fino all’ultimo. «Per prima cosa, grazie – scriveva in una lettera privata a Gabe che ha voluto pubblicare in questi giorni – Grazie mille per avermi mostrato cosa vuol dire essere e sentirsi vivo. Attualmente, anche se non lo mostro sempre, ogni secondo per me è prezioso... Niente batte la sensazione che provo quando vedo il tuo volto sorridente».

Ed è stato lo stesso Justin a svelare come pochi giorni fa Gabe avesse “rifiutato” di morire di fronte a valori diagnostici difficilmente compatibili con la vita, urlando: «Not today!», (“Non oggi”). Tante ricadute, tante operazioni chirurgiche, ma Gabe è sempre riuscita a tornare ad essere un’atleta professionista, nonostante dei tagli anche vistosi sull’addome. La sua battaglia era iniziata nel 2009 quando gareggiava per l’Università del Minnesota: in quell’anno le è stato diagnosticato un carcinoma adenoideocistico. Le cure, una prima operazione e tuttavia nel 2010 ha chiuso al secondo posto nei 1500 ai campionati universitari. Ma la sua lotta era solo all’inizio: nello stesso anno infatti è comparso un cancro alla tiroide, che però non le ha impedito di cominciare una carriera da mezzofondista professionista. Quarta nei 1500 ai Trials olimpici 2012, nel 2013, record personale che a oggi le vale il 12° posto nelle liste nazionali sulla distanza. Nel 2014 è stata anche campionessa degli Stati Uniti (nei 3000 indoor). E ha continuato a gareggiare nel 2015 e 2016, quando le è stato asportato un tumore al fegato. L’anno successivo ha dovuto di nuovo fare i conti con il carcinoma tiroideo e il suo quadro clinico si è complicato ulteriormente: non poteva più essere operata. Ma sempre nel 2017 ha voluto lo stesso prendere il via ai campionati nazionali all’aperto a Sacramento, nonostante fosse sotto chemioterapia: alla fine della batteria le avversarie l’hanno attorniata per un momento di preghiera.

Una combattente indomita con una missione più grande: «So che ti è stato assegnato il compito più pesante della vita – scrive ancora Justin – Il compito di essere coraggiosa nonostante si provino enormi quantità di paura. Il compito di sorridere quando la gola si riempie di dolore e gli occhi vorrebbero riempirsi di lacrime, ma non penso che tu sia stata scelta per caso, e ancora una volta so che non è giusto, ma sei così incredibile ad essere te stessa ed è per questo che sento che «essere coraggiosi come Gabe» ( brave like gabe) è così speciale. “Brave Like Gabe” era diventato il suo motto e anche il nome della fondazione creata per la ricerca sul cancro: «Non è facile – ha detto l’atleta statunitense in un documentario del 2017 – , ma ho fatto tante cose che non sarei stata in grado di fare se mi fossi arresa perché la vita era difficile. Credo che il mio messaggio sia questo: fare fatica è ok, non bisogna arrendersi e lasciare i propri sogni». Un’eredità viva che riecheggia una volta di più nelle parole del marito: «Alla fine dei loro giorni le persone non ricorderanno i primati personali o le selezioni per qualche campionato, ma solo quel periodo difficile nella loro vita in cui stavano perdendo la speranza, ma hanno trovato l’ispirazione in una giovane donna che si è rifiutata di arrendersi. Ti amo».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: