giovedì 11 agosto 2011
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effetto rilievo

 

Scommessopoli, il capitano dell’Atalanta rompe il silenzio: «Chiedo giustizia, non posso pagare se non ho sbagliato» BERGAMO. Il giorno dopo la sentenza del Processo sportivo di primo grado, il capitano dell’Atalanta Cristiano Doni decide di rompere il silenzio. Esprime tutto il suo dissenso per la penalizzazione della squadra nerazzurra che al momento è stata penalizzata di 6 punti, ma soprattutto non ce la fa a trattenere la forte amarezza provata per la condanna a 3 anni e sei mesi di stop che in pratica a 38 anni suonati gli preclude ogni possibilità di rientro nel calcio professionistico. Una mazzata che lo colpisce proprio in piena preparazione atletica alla vigilia del campionato di Serie A in cui l’Atalanta è appena tornata come neopromossa. Pochi pensieri affidati alla Rete e al sito www.atalantini.com il più frequentato dai tifosi bergamaschi. «Sono deluso. Arrabbiato. E non posso stare in silenzio - scrive Doni - . La sentenza che condanna me e Thomas Manfredini (3 anni di squalifica) mi ha lasciato a bocca aperta, leggendo le motivazioni ho trovato poche ed insufficienti parole. Vogliamo giustizia. Non vogliamo pagare con una condanna che sia d’esempio per gli altri: vogliamo che paghi chi ha sbagliato». In questo scandalo del Calcioscommesse Doni dunque si sente un “capro espiatorio” insieme a Manfredini e all’Atalanta tutta. «Noi, in questa storia, non c’entriamo niente - continua il capitano dell’Atalanta - . Chi ha dichiarato di aver usato il mio nome millantando, non è stato ascoltato. Di tutti i personaggi coinvolti non conosco nessuno, eppure pago perché ero amico di Nicola Santoni. Se io fossi colpevole, pagherei. Non andrei nemmeno avanti a difendermi». Intanto a Bergamo la maggioranza continua a considerare Doni una vittima di questo scandalo, ma c’è anche chi pensa che con la sua vicenda stia danneggiando l’immagine dell’Atalanta. «Solo l’idea che qualcuno a Bergamo, tra i tifosi nerazzurri, possa pensarmi coinvolto in vicende che fanno del male all’Atalanta, mi ferisce dentro. In oltre dieci anni con questa maglia ho dimostrato tanto. L’Atalanta è la cosa a cui tengo di più. A “Testa Alta” non è solo un gesto di esultanza, ma uno stile di vita». L’atalantino Cristiano Doni, 38 anni

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