mercoledì 17 ottobre 2012
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​Cosa resta in Francia dell’eredità dei «cristiani di sinistra», come furono definiti, soprattutto fra il Dopoguerra e la metà degli anni Ottanta, coloro che cercarono di sperimentare forme più o meno spinte di dialogo fra il Vangelo e la cultura marxista? Per la prima volta Oltralpe, un volume ponderoso di taglio storico tenta di rispondere a una domanda che resta ancor oggi complessa. Diretta dallo storico Denis Pelletier (Ecole pratique des hautes études) e dal sociologo delle religioni Jean-Louis Schlegel, la raccolta di saggi A la gauche du Christ («Alla sinistra di Cristo, Seuil) non nasconde fin dall’inizio quanto problematica sia già la stessa nozione di «cristiani di sinistra», particolarmente popolare nella pubblicistica degli anni Settanta, ma corrispondente a realtà vissute molto eterogenee. Cosa accomuna, ad esempio, il sindacalismo di matrice cristiana del giovane Jacques Delors con l’esperienza dal sapore contestatario, intensa quanto evanescente, di una «comunità di base» come quella del monastero di Boquen, in Bretagna? Secondo i curatori, sono almeno quattro le fasi salienti che hanno contrassegnato questa storia. Innanzitutto, l’esperienza della Resistenza e della Liberazione, durante le quali numerosi partigiani credenti, cattolici e protestanti, si trovarono a condividere gli stessi ideali patriottici dell’antifascismo laico, in particolare di matrice comunista. Una prova tanto estrema e la successiva euforia per la vittoria contro il nazismo hanno temprato duraturi legami personali di amicizia e solidarietà, innescando nel primo dopoguerra numerosi esperimenti politici trasversali. Una seconda esperienza chiave, anch’essa dal sapore epocale, sarà lo scoppio della guerra d’Algeria (1954-1962). Anche in questo caso, in gran numero, associazioni e intellettuali cristiani sensibili alle urgenze del momento sperimentano una solidarietà anche spinta e un dialogo con le ragioni di chi, sul fronte laico di sinistra, si oppone al nazionalismo coloniale di Parigi. La vibrante denuncia della tortura da parte del grande scrittore cattolico François Mauriac diventa un esempio catalizzatore. Le turbolenze sociali e politiche del Maggio 1968 rappresenteranno un terzo momento topico di avvicinamento fra cristiani e correnti marxiste. In questo caso, funge probabilmente da emblema la reazione quasi estatica del celebre filosofo gesuita Michel de Certeau di fronte agli eventi: «Egli vede innanzitutto nel Maggio 1968 una "rivolta simbolica" che rompe l’ordine del linguaggio e pone i fondamenti di una nuova cultura», sintetizza nel volume il politologo Yann Raison du Cleuziou. Su questa scia, gli anni Settanta saranno in Francia i più "creativi" in termini di elaborazione di ponti fra le due culture e tradizioni. Ma questo ciclo, con tutte le sue inevitabili contraddizioni interne, verrà in gran parte soffocato dall’arrivo al potere nel 1981 del primo presidente socialista della Quinta Repubblica, François Mitterrand. La sua scelta strategica di costruire la propria ascesa sull’ala sinistra del Ps e su una solida alleanza con i comunisti sarà vissuta come una sconfitta cocente dalla cosiddetta «seconda sinistra», riformista, più sensibile alla tradizione cristiana e raccolta attorno all’impegno di Michel Rocard. «Mitterrand è un "deista" che ama lo "spirito religioso", ma non le religioni strutturate, né il Vangelo», ricorda Schlegel. Proprio in questi anni, si dissolve pure l’eco delle concezioni critiche di Ivan Illich, la cui influenza era stata enorme nella Francia degli anni Settanta. Attorno alla metà degli anni Ottanta – ricorda la ricerca – si è smarrita in Francia la speranza di un connubio profondo fra cristiani e tradizione marxista. Oggi, due riviste cercano ancora di tenere alto lo stendardo militante dei «cristiani di sinistra», che rappresentano naturalmente qualcosa di ben diverso rispetto all’insieme ben più largo dei cristiani che votano per i partiti di centrosinistra. La prima, Témoignage chrétien, rischia da tempo di scomparire per ragioni economiche. Nel 1998, la Conferenza episcopale francese ha invece formalmente contestato l’identità «cattolica» della seconda, Golias, di stampo marcatamente libertario e protestatario.
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