giovedì 12 marzo 2015
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Rimettete gli orologi, appuntate la sveglia per le 6 di domenica mattina e godetevi il via del mondiale di Formula 1 edizione 2015. Come tradizione è la pista di Melbourne a inaugurare una stagione che si annuncia con poche luci e tante ombre. Il dominio della Mercedes dell’anno scorso scotta ancora tutti, tifosi, TV e sponsor, che hanno visto calare l’interesse, e gli incassi, ai minimi termini. Al punto che lo stesso patron del circo iridato, Bernie Ecclestone, si lascia scappare un tifo per niente anglosassone verso la Ferrari: «Spero siano competitivi, hanno due piloti motivati e ristrutturato la squadra, devono tornare a vincere, hanno tutto per farlo e non c’è ragione perché non avvenga anche se il vantaggio della Mercedes resta tangibile, anzi il suo rischia di diventare un dominio, vedremo con quale pilota...». Tutto questo “amore” per la rossa si traduce solo in una cosa: bisogno di aumentare l’interesse generale che ormai latita, tanto che questo 2015 è visto con ansia dai team e dallo stesso Ecclestone. Che chissà cosa si inventerà per alimentare l’incertezza. Infatti questo è l’anno in cui scadono i contratti con le TV, che iniettano il 33% dei 1.440 miliardi di euro che alimentano il mondo della F.1. Proporre uno spettacolo scarso, dove fin dalla prima gara a marzo si sa chi quasi certamente sarà il vincitore del mondiale a novembre, non aiuta. E con le opzioni in scadenza, la voglia e la necessità di avere una stagione combattuta passa proprio per la cassa della F.1. Non è un mistero che a fianco di Mercedes, Red Bull, Ferrari e a tratti McLaren, con la novità dei motori Honda, in pista sono più i debiti a correre che le macchine. Il resto delle scuderie, infatti, si agita chiedendo soldi, posticipando pagamenti, firmando più contratti alla volta (vedi Sauber che ha un buco di bilancio di oltre 100 milioni di euro e che si è vista imporre dal tribunale di Melbourne l’olandese Van Der Garde che invece è stato sostituito da altri due piloti), o mettendo in pista macchine vecchie (Marussia Manor) pur di prendere i 60 milioni di ingaggio frutto della classifica dell’anno precedente oltre ai soldi portati dai due piloti con la valigia. Per non dire della Catheram che è sparita strada facendo. Insomma, si partirà con 20 macchine, ma non si sa con quante si arriverà. E in mezzo a cambiali non pagate, contratti non rispettati, soldi da trovare (i nuovi circuiti di Baku per il 2016 e del Messico quest’anno garantiscono 90 milioni tondi tondi) si parlerà anche di sfide fra piloti, fra tecnici e squadre. La prima, tutta interna alla Mercedes, riguarda Hamilton contro Rosberg, che a giugno diventerà padre per la prima volta e comincia a vedere con occhio diverso il suo mestiere, mentre Hamilton scalpita per rinnovare un contratto da 150 milioni di euro, che Mercedes non vuole spendere, col risultato di un Lewis sofferente e strambo (si è lasciato per la quinta volta con la fidanzata, la cantante americana Nicole Scherzinger) e che nelle corse trova ancora stimoli anche se non garantisce quelle certezze che il suo ruolo imporrebbe. E poi la Ferrari, la grande incompiuta dell’anno scorso. Per la squadra di Maranello è l’anno zero della sua rifondazione. Con l’arrivo del nuovo presidente Sergio Marchionne e del responsabile Maurizio Arrivabene, l’inserimento di Sebastian Vettel al posto di Alonso (altro bel mistero di inizio stagione, quello dello spagnolo…) con Kimi Raikkonen che da gennaio è diventato padre di una bambina e sorride nel paddock come mai in precedenza, è tutto da costruire, da rimettere in ordine e sperare che funzioni al meglio.Peggio dell’anno scorso sarà impossibile, per cui si può solo migliorare. A partire dall’ambiente, che ora pare rilassato, anche perché non c’è più nulla da perdere. Lo sa Vettel, che ha ribattezzato la sua Ferrari col nomignolo di Eva, la prima donna, la prima Ferrari. E lo sanno i vertici. Il resto si scoprirà strada facendo, fra proposte per limitare le spese (Horner, Red Bull, vuole vietare le gallerie del vento, la Ferrari l’ha appena finita…), regole da decidere, cambiamenti da imporre o subire.Paradossale è che il vero grande protagonista del momento sia un pilota che a Melbourne non ci sarà. Fernando Alonso, bloccato precauzionalmente dai medici dopo l’ancora non spiegato incidente del 22 febbraio scorso, perderà la prima gara della stagione e sarà sostituito da Kevin Magnussen al volante della McLaren. Nonostante ciò lo spagnolo è stato nuovamente nominato come il pilota più “commerciabile” in Formula 1, secondo lo studio di Repucom, come era già stato nella stagione 2014, quando era alla Ferrari.
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