mercoledì 11 marzo 2015
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Lo scricciolo biondo che sfreccia sul ghiaccio è atterrato a Mosca per l’appuntamento iridato. Da venerdì a domenica Arianna Fontana sarà tra le atlete più attese ai Mondiali di short track. La ventiquattrenne valtellinese, grande protagonista tredici mesi fa ai Giochi di Sochi, comincerà dalla Russia una nuova fase della propria carriera sui pattini, quella della maturità. L’azzurra ha deciso di continuare fino al 2018 per andare in caccia di quell’oro olimpico che ancora manca nel suo palmarès.  Arianna, come arriva all’appuntamento cruciale dell’anno?«In forma. Ho avuto un piccolo problema al ginocchio due settimane fa, ma per fortuna tutto è passato».Come è cambiata la sua vita dopo Sochi?«A livello familiare c’è stata una bella trasformazione, perché mi sono sposata. Dopo anni di fidanzamento abbiamo deciso insieme ad Anthony (Lobello, ex pattinatore americano, naturalizzato italiano, ndr) di compiere il grande passo. Ora viviamo a Courmayeur e stiamo benissimo. Il mio maritino mi capisce e cerca sempre di aiutarmi».Ha ancora voglia di vincere?«Di sicuro. Se ho deciso di continuare è perché mi piace troppo pattinare e voglio togliermi ancora una soddisfazione». Quale?«In tre Olimpiadi ho vinto un argento e quattro bronzi. Mi manca l’oro. È quello che vorrei conquistare a Pyeongchang nel 2018. Tutti i miei sforzi sul ghiaccio nei prossimi tre anni saranno focalizzati a questo obiettivo».Nel frattempo i suoi impegni extrasportivi sono aumentati...«Sono molto contenta, perché in questo modo riesco a staccare dalla routine quotidiana e a scoprire mondi nuovi. Nei giorni scorsi sono stata testimonial in diverse iniziative legate all’Expo. Sono orgogliosa di promuovere un evento così importante per il nostro Paese».Le è piaciuta la sortita nella moda?«Ho sfruttato l’opportunità concessami da uno sponsor e ho assistito ad alcune sfilate a Parigi. Ero semplicemente seduta in prima fila, non ho calcato la passerella».Lo farà in futuro?«Diciamo che mi manca qualche centimetro, anche se con i tacchi alti...».Quante ore si allena in una settimana?«Pattino sul ghiaccio due volte al giorno per quasi tre ore. Poi ci sono le sedute in palestra. Con l’avvicinarsi del grande evento la preparazione è mirata alle gare».Cosa si aspetta dalla rassegna di Mosca?«Di tornare sul podio iridato individuale, dopo due edizioni di magra. Penso di poter fare bene su tutte e tre le distanze, ma la mia prova preferita restano i 500».Ripensa ancora alla maxicaduta di Sochi che le tolse la possibilità di lottare per l’oro sulla distanza breve?«Ogni tanto sì. Vincere l’argento è stato stupendo, però un po’ di rammarico per non essermi potuta giocare la vittoria ancora c’è. Tra tre anni spero di cancellare definitivamente questa sensazione».A livello tecnico come è andata la stagione post-olimpica?«Non è stato il massimo. L’allenatore canadese Eric Bedard è tornato in patria e così siamo rimaste con il suo collega Kenan Gouadec, il quale essendo da solo sta faticando parecchio. Spero proprio che l’anno prossimo venga affiancato da qualcuno».Quanto conta per lei l’allenatore?«Kenan è una persona fantastica, che mi capisce al volo. Se sono in giornata negativa, oppure non pattino come al solito, mi comprende e cerca di risollevarmi. I suoi consigli tecnici mi fanno maturare».Dove può ancora crescere?«Si può sempre migliorare in tanti i particolari. Penso di poter lavorare ancora sulla partenza per limare qualche centesimo di secondo».Ha mai avuto paura di sorpassare le avversarie in curva?«Assolutamente no. Ho amato il brivido sin da piccola. Ero molto egoista perché volevo essere sempre la più veloce tra le mie amiche. È normale quindi che abbia scelto uno sport dove si raggiungono i quaranta all’ora su un anello di appena 111 metri». Per eccellere conta di più il coraggio o l’astuzia?«Entrambi. Bisogna essere reattivi e seguire l’istinto per affrontare gli imprevisti che sono all’ordine del giorno».Le fa specie che in Italia si parli di short track solo durante i Giochi olimpici?«Dopo Sochi ho ricevuto una marea di messaggi da parte di persone che mi avevano visto per la prima volta in tv. Il nostro è uno sport spettacolare, è un vero peccato che i media non lo seguano durante l’anno».Le sue medaglie potranno far avvicinare nuovi giovani alla disciplina?«Vedremo i numeri nei prossimi anni. Il problema resta però l’impiantistica. In Italia le piste dove poter pattinare sono davvero poche. Inoltre in alcune città col palaghiaccio non ci sono società che praticano lo short track».
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