domenica 18 ottobre 2015
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Non esistono santi nel calcio, e anche di eroi in campo se ne vedono sempre di meno. Però quando una squadra scende in campo mostrando a petto in fuori la scritta “Save the Children”, chiaro messaggio d’aiuto per i più piccoli, ebbene quella squadra secondo noi ha già vinto. Stiamo parlando della Fiorentina capolista a sorpresa di Paulo Sousa che gioca un calcio frizzante e generoso quanto la stessa società dei fratelli Della Valle, il presidente Andrea e il patron Diego. Con Vincenzo Montella in panchina lo scorso anno si parlava di una Fiorentina che praticava un tiki-taka all’italiana, come quello dei maestri del Barcellona. E con i catalani i viola hanno in effetti qualcosa in comune: lo sponsor solidale. Da sei anni la Fiorentina ha sposato “Save the Children” e la causa che va sotto la bandiera di “un calcio alla mortalità infantile”. «Ogni anno muoiono in silenzio circa sei milioni di bimbi sotto i cinque anni per malattie che qui da noi sono facilmente curabili. Ma in quei luoghi abbandonati dove vivono e soffrono gli “ultimi della terra” non è possibile salvare le vite di questi piccoli senza il nostro intervento », spiega il direttore generale di “Save the Children” Valerio Neri. L’intervento prevede un’azione incessante dell’organizzazione internazionale a difesa dell’infanzia e ora a dargli manforte c’è il pressing benefico della Fiorentina che, prima di scendere in campo al San Paolo contro il Napoli, si è già conquistata lo scudetto solidale 2015-2016, confermandosi il Barça d’Italia. «Se la vediamo sotto questo aspetto – “Unicef” il Barcellona e “Save the Children” noi – allora sì, l’accostamento ci sta. Ci sono punti di contatto tra le due società specie per l’interesse comune rivolto al mondo dell’infanzia. Siamo consapevoli che su questo fronte che ci sia ancora molto da fare, ma ciò che è stato fatto fino ad ora ci fa sperare che altri possano seguire questa strada», spiega il direttore sportivo dei viola Daniele Pradè. Una strada lastricata non solo di buone intenzioni, ma di azioni concrete e dirette in quaranta Paesi. Programmi di nutrizione per 39 milioni di bambini sotto i cinque anni e di assistenza sanitaria a 95 milioni di mamme e bambini, formando 500mila operatori sanitari sul territorio per raggiungere anche i villaggi più remoti. Cifre che hanno un valore superiore a quelle che la Fiorentina sta esprimendo in campo con il primato solitario, frutto di sei vittorie su sette gare disputate. Prima della campagna del San Paolo dei ragazzi di Sousa («Tutti estremamente sensibili senza particolari sollecitazioni della società», sottolinea Pradè) c’è da conoscere “Every One”, quella svolta dal club viola in Etiopia: un Paese in cui 59 bambini su mille muoiono sotto i cinque anni per complicazioni al momento del parto, malnutrizione e malattie che nel nostro mondo occidentale si possono curare facilmente. Ma lì, in uno di quei lembi d’Africa dimenticati, la partita a volte diventa durissima, se non impossibile. Con i fondi raccolti, un milione di euro, la Fiorentina ha costruito un intero reparto diagnostico e pediatrico nell’ospedale di Karat, acquistato tre ambulanze, equipaggiati 19 centri di salute e cento presidi sanitari, formati 800 operatori in vari villaggi del sud-ovest dell’Etiopia. 175 strutture sanitarie sono state rifornite di medicine, vaccini, alimenti e zanzariere contro la malaria. «“Every One” prosegue fino al 1° novembre e chiunque voglia sostenere il progetto può inviare un sms di 2 euro al numero solidale 45505», invita il presidente di “Save the Children” Claudio Tesauro, che elogia «la collaborazione dell’intera squadra della Fiorentina, che in questi anni ha creduto, con impegno e passione, in questa sfida per strappare alla morte i bambini in Etiopia e in altre parti del mondo». Firenze è orgogliosa dei suoi viola e sogna uno scudetto anche in campo, sul quale però Pradè mette avanti le mani: «Metterei la firma per il terzo posto». Invece il primato nel torneo solidale è assicurato anche per il futuro, visto che la Fiorentina non si ferma, consapevole – come dice Pradè – che «si può fare sempre di più. Come nella vita, nel campo del sociale non bisogna porsi limiti o obiettivi, ma avere sempre coscienza di aver fatto tutto quanto era nelle nostre possibilità». L’impegno della società prosegue, e non solo lontano dall’Italia. Conferma Pradè: «La proprietà è molto attenta al sociale ed è la prima a darci gli input per continuare su questa strada e agire, in particolare sul territorio toscano». Da Firenze e dal tecnico Paulo Sousa l’appello di “Save the Children” è stato recapitato al calcio italiano che nei giorni scorsi ha risposto con videomessaggi di sensibilizzazione inviati dai suoi colleghi della panchina: Allegri ( Juventus), Garcia (Roma), Mancini (Inter) Mihajlovic (Milan) e Pioli (Lazio). Scaldano muscoli e cuore generoso in campo anche il bomber del Torino Fabio Quagliarella e l’idolo di Napoli, Lorenzo Insigne che, dopo aver castigato l’Inter, oggi tenterà di fermare la marcia spedita dei viola. La Fiorentina oltre che in classifica ha fatto tornare i conti anche a bilancio, ha risparmiato sul mercato estivo e ha chiesto e ottenuto dai suoi tesserati una riduzione sugli stipendi del 17%, che in tempi di crisi economica è un’altra notizia virtuosa. Così al momento il club viola pare dare ragione al principio lotitiano che non è affatto vero che nel calcio più spendi e più vinci. «L’essere competitivi non dipende solo dagli investimenti che si fanno, ma soprattutto dall’organizzazione e dalla forza di idee nuove, proporle e portarle avanti e questo vale anche, e soprattutto, in ambito sociale – chiude Pradè –. Mi piace ricordare una frase di Kennedy, che disse: “Non pensate a ciò che il Paese può fare per voi, ma ciò che noi possiamo fare per il Paese”. E di conseguenza per chi sta vicino a noi. Se ognuno di noi inizia a fare qualcosa si può andare lontano». 
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