martedì 29 ottobre 2019
Lo showman chiamato a far decollare con “VivaRaiPlay!” (al via con un’anteprima il 4 novembre) il progetto di Viale Mazzini che con la rinnovata piattaforma punta a catturare il pubblico più giovane
Fiorello, il Manzi della nuova RaiPlay
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Come al primo giorno di scuola, ma con poche pagine da Libro cuore e tante ore di ripasso e di ritorno al futuro con la nuova, o presunta tale, tecnologia (OTT), applicata alla cara, vecchia Mamma Rai. Il “Franti” Rosario Fiorello arriva con largo anticipo all’appuntamento in Via Asiago 10: fa scherzi da discolo a tutti, selfizza la platea e va a sedersi con il futuro compagnuccio di classe, Vincenzo Mollica. Così, tra un ciak e un gulp, attorniato dalla gang dei cappellini da rapper che, contempla anche il protovegano Maestro Cremonesi, comincia l’era di VivaRaiPlay. Un’era corta, come i tempi e gli spazi dei social. Dai 120 caratteri alle 18 puntate, spalmate su sei settimane (si chiude prima di Natale, il 20 dicembre in video, il 22 su Radio 2) di questo primo live show su scala «internazionale » – dicono fieri dalla Rai – da 50 minuti, mercoledì, giovedì e venerdì, in esclusiva su RaiPlay (alle ore 20.30) e poi su tutto l’universo Rai e nel weekend il meglio «riassunto» su Radio 2. Un prodotto da piattaforma che per il mattatore di Augusta è sbagliato sin dalle origini, etimologicamente parlando, specie se l’intento dei vertici Rai (vedi la fotogenica ed entusiasta direttrice di RaiPlay Elena Capparelli) è quello di avvicinare il pubblico giovane.

«Uno sente RaiPlay – dice Fiore – e pensa al replay, a qualcosa che si può soltanto rivedere. Ma dovevate chiamarla Raiflix no?». Un “apollo 11” che parte in ritardo rispetto alle illustri concorrenti ma che ha in palinsesto, tra le tante proposte, 250 fiction, altrettanti documentari e 500 film che si degustano già quei telespettatori “privilegiati” dello spot di RaiPlay che giustamente Fiorello, membro ad honorem del gruppo di Educazione Cinica (nel cast di Viva-Raiplay) definisce quelli del «lavorare mai». Un lavoro da dipendente Rai comunque Fiorello ce l’ha solo da ieri: fine dei suoi classici tira e molla, ha finalmente firmato il contratto per questa strana cosa chiamata VivaRaiplay. Per i nati non digitali: trattasi del vetusto, ma sempre efficace «Rai, di tutto di più». Per la generazione smartphone and lookdown, invece è un one man show (tre inglesismi in una riga, da denuncia della Crusca) , con ospiti a sorpresa, del sempre gggiovane, zio Fiorello, alias il Maestro Manzi 2.0. Dal 4 all’8 novembre anteprima di VivaRaiPlay alle 20.30 su Rai 1 «un promo gigante da 15 minuti – spiega – in quella fascia, tra la fine del Tg1 e il primo spot che porta a I soliti ignoti in cui crolla il muro degli ascolti: lì c’è il baratro, c’è la morte… come dice l’ingegner Ciccotti che ne sa più di tutti», attacca il suo primo irresistibile monologo (a risata garantita, specie su queste frequenze) stagionale Rosario Fiorello, classe 1960, coscritto di Diego Armando Maradona. E da Maradona della tv si comporta l’eterno pischello quanto i ragazzini della Urban Theory, «il corpo di ballo che ho scelto per il mio show… Li ho scovati una sera su Italian’s got talent. E ho detto: questi vincono! Non hanno vinto e li ho presi. Costano anche poco».

Fiorello versione RaiPlay conserva tempi comici invidiabili e il volto ossuto rimanda a un Totò 3.0. Il playmaker Fiore dalle 59 primavere è pronto a riscendere in campo al fianco di Mamma Rai «che non mi ha proposto di fare il varietà e l’avrei fatto anche bene. Avendo alle spalle dieci anni di edicole, di televisione, radio e teatro, avevo quintali di materiale da buttare. E invece l’ad Rai Fabrizio Salini – occhio che nella parola ad c’è l’inizio dell’addio – mi ha spiazzato proponendomi di aprire una via coraggiosa che poi proseguiranno gli altri, quella di un programma che non si è mai visto prima». Un programma gratis, per la grande tribù multimediale di RaiPlay: 12,4 milioni di utenti già registrati e 12 milioni di app scaricate. Un format unico quello di Fiorello e a costo relativo (mai una cifra) con obiettivo dichiarato dalla Tv di Stato (che investe sul digitale ma non sul digitale web per le prossime Olimpiadi di Tokyo 2020, e a domanda nessuna risposta): catturare nuovi e giovani utenti Rai. Perciò lo zio Fiore ha l’onere e l’onore di seguire il suo giovane potenziale pubblico su tutti i fronti social e i vari pianeti del web, forte dell’esperienza di «11 anni intorno al mondo virtuale. Ho fatto il primo hashtag Rai con il compianto Bibi Ballandi che mi chiedeva: “Ma cos’è Fiore quella robina lì che metti prima del titolo?”… Grazie a mia figlia Angelica mi sono iscritto anche a TicToc (social di ultima generazione, lanciato nel 2016) e anche mia madre che ha 84 anni adesso balla sulle coreografie di Luciano Spinelli».

Dalla platea si alza in piedi un giovane vero, e sale sul palco con Fiorello che chiede di inchinarsi dinanzi a questo golden- boy della Rete che vanta 7 milioni e 300mila followers. «Luciano Spinelli conta più del premier Conte. Se uno ha questi numeri c’ha sempre ragione. Perciò cari amici anziani, basta con “era meglio ai miei tempi” o con “questi giovani di adesso non si sa che cosa fanno o che cosa pensano”». Lo zio Fiore strizza l’occhio a una tv dei ragazzi pro millennials, ma sa benissimo che Mamma Rai ha un pubblico tradizionale, stagionato. E a quello si deve raccomandare anche da questa stazione interplanetaria, «anche per insegnarvi a stare al passo con i tempi e dimostrare che potete votare ancora». Frecciata a Beppe Grillo che non vuole più over 65 votanti e rimando all’attualità delle fresche elezioni regionali dell’Umbria, con il direttore di Rai 1, Teresa De Santis, assente giustificata al primo giorno di scuola di VivaRaiPlay perché «sta a Perugia in sella a una Vespa assieme al presidente Rai Marcello Foa – dice ridendo Fiorello –. Stanno facendo i caroselli dopo la vittoria del candidato della Lega (il neogovernatore Donatella Tesei), mentre san Francesco si si sta ubriacando di mohito». Provocatorio Fiorello che invoca gli strali di Avvenire, ma gioca ancora da officiante unico dell’etere pubblico, con il coraggio di chi «ama le sfide. Nella mia ormai lunga carriera non ho mai rifatto lo stesso programma». Parole degne del figlioccio scapestrato di Mike Bongiorno, che sui contenuti dello show oltre a proclamare «interviste diverse a diversi politici » («farò la Toffanin della politica ») shakera un bel po’ di materiale d’archivio messo a disposizione dalle preziose teche Rai, più i vecchi ritagli dell’edicola del mattino (Sky), un po’ di sana animazione da villaggio globale e un pizzico di mistica pop da Rosario della sera. Un servizio h24, da dispensare anche in pillole in chiaro su ogni canale Rai a suo piacimento («tipo, viene un amico come Jovanotti ci divertiamo un’ora e lo rilanciamo a tutti»), direttamente da qui, dagli Studi «poliambulatoriali » A e B di via Asiago, «dove appena entri la prima domanda che ti fai è: ma dove faranno la risonanza?». Elementare ed esilarante Fiorello.

Il nuovo che avanza in Rai va per i sessanta, ma gode di ottima salute. Conclude, sornione, che dopo quest’avventura «mi hanno allungato la carriera ma dopo il 16 maggio, giorno del mio 60° compleanno lascio», però intanto raddoppia subito, con il prossimo Sanremo. «È una promessa fatta ad Amadeus 35 anni fa, a Ibiza, quando lui sognava di presentare il Festival e la mia carriera era a un bivio, con davanti ancora tre settimane di autonomia… ma lui mi disse: “Se un giorno ce la faccio a presentare Sanremo, tu Fiore sarai sul palco con me”… Il suo sogno si è avverato e adesso vado a Sanremo, con Jovanotti e Amadeus, insieme su quel palco dell’Ariston». Sarà una notte revival da ex ragazzi di RadioDeej, anzi no, una puntata speciale da sopravvissuti dell’etere di VivaRaiplay 2020.

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