mercoledì 16 marzo 2016
Fill & Paris, due vite in discesa
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Duemilasettecento metri per assegnare la coppetta di specialità della disciplina regina dello sci. Quattro baldi discesisti in pista nel gelo di Sankt Moritz (-6 gradi in prova), il quinto comodamente al caldo in poltrona a sperare che il meteo faccia i capricci. Sì, perché se oggi l’ultima libera stagionale dovesse essere annullata - le previsioni non sono buone - la piccola sfera di cristallo finirebbe nella bacheca di Aksel Lund Svindal, il norvegese dominatore fino al crac di Kitzbühel. Proprio sulla mitica Streif, in un nebbioso sabato di fine gennaio, il canovaccio della stagione è stato stravolto. Il vichingo - quattro vittorie tra Beaver Creek, Lake Louise, Val Gardena e Wengen - è caduto sul salto dell’Hausberg, frantumandosi il legamento crociato e chiudendo anzitempo le sue fatiche. Di colpo l’azzurro Peter Fill, fin lì secondo in Canada e quarto in Gardena, imponendosi a Kitzbühel ha riaperto i giochi, candidandosi a mettere le mani su un trofeo in passato stregato per gli azzurri. In cinquant’anni di Coppa mai nessuno dei nostri velocisti è stato capace di sollevare il globo di cristallo dei discesisti. Oggi i candidati all’impresa sono addirittura due: Peter Fill e Dominik Paris. Quest’ultimo era stato autore di una stagione anonima fino a inizio febbraio, poi nell’ultimo mese ha ingranato la quinta, trionfando a Chamonix e Kvitfjell. All’alba dell’ultima contesa sulla nuova pista Corviglia di Sankt Moritz - il pendio che tra undici mesi assegnerà i titoli iridati - sono in cinque a giocarsi la “coppetta”. In testa con 436 punti sono appaiati Svindal e Paris. A 4 punti segue Paris, mentre l’aritmetica tiene in corsa anche il norvegese Jansrud (382 punti) e il francese Théaux (370). Nell’unica prova cronometrata Fill ha stampato il miglior tempo, mentre Paris è caduto a metà percorso quando aveva tre decimi di vantaggio sul collega. Così, dove avevano fallito Herber Plank negli anni Settanta, Kristan Ghedina negli anni Novanta (nel 1995 il cortinese fu superato nelle finali di Bormio da Luc Alphand) e più di recente Christof Innerhofer, possono riuscire due azzurri agli antipodi: prudente e riflessivo il trentatreenne Fill, scorrevole e spericolato il ventiseienne Paris. Il primo è nato a Bressanone, ma vive a Castelrotto. Il secondo è nato a Merano e risiede a Santa Valburga. Ottanta chilometri separano i due amici, stamani acerrimi rivali. Dopo il matrimonio con Manuela, Fill sta vivendo una seconda giovinezza: moglie e figlio (Leon di due anni, mentre il secondogenito è in arrivo) hanno ridato tranquillità a uno sciatore che ha raccolto poco rispetto al suo talento. In quattordici stagioni di Coppa con più di trecento gare all’attivo Peter si era imposto solo una volta (a Lake Louise nel 2008) prima della magia di Kitzbühel. Meno spavaldo di Paris, meno estroverso di Innerhofer, Fill - cugino dell’ex gigantista Denise Karbon - ha cominciato da polivalente: ai Mondiali juniores fu infatti oro in supergigante e bronzo in slalom. Dopo l’argento in supergigante ai Mondiali di Val-d’Isère 2009, la sua carriera sembrava finita nell’estate di quell’anno quando in Argentina si strappò i muscoli addominali. Con forza e determinazione è però ritornato in pista, salendo ancora sul podio iridato a Garmisch nel 2011: terzo in supercombinata. Che l’attuale potesse essere la stagione giusta lo si era intuito in novembre in Canada, ma è stato l’acuto di Kitz a riportare sotto i riflettori uno sciatore timido, ma bravo nel fare gruppo. Amante del golf e del calcio (tifa per la Juve), Peter trova nello zio Norbert, voce dei Kastelruther Spatzen, i Passerotti di Castelrotto, un gruppo di musica folk altoatesina, una fonte di ispirazione. «Occasioni come queste - osserva Fill - capitano una volta nella vita, occorre sfruttarle al volo. La pista mi piace, spero di fare bene come in prova».  La vita di Dominik Paris è cambiata quando, non ancora maggiorenne, il padre lo spedì a spalare letame in una malga per evitare che si perdesse in festini con gli amici. Velocista sopraffino, Paris ha trionfato sulla Streif nel 2013 e due settimane più tardi si è messo al collo l’argento ai Mondiali di Schladming. Quest’anno un esordio in sordina fino allo squillo di tromba sul pendio coreano di Jeongseon: un secondo posto che ha preceduto altri quattro podi (due vittorie in libera e due terzi posti in supergigante e combinata) di un ragazzo amante della cucina e dell’arrampicata. E soprattutto della musica metal, visto che è il cantante dei Five Full Power. Fidanzato con Kristina e tifoso del Milan, l’uomo col pizzetto e l’orecchino ha un solo cruccio: imparare a suonare da autodidatta la chitarra elettrica, lo strumento che lo accompagna nelle trasferte. «Ho preso una brutta botta in prova, ma non ho fratture. Studierò la pista al video e domattina [oggi, ndr] proverò ad esserci comunque... », chiosa Paris che non si abbatte nonostante l’infortunio. L’ora della storia per lo sci italiano scocca stamani alle 10 (diretta tv su Rai Sport 1). Meteo permettendo.
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