domenica 26 luglio 2015
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Può un’istituzione corrotta combattere la corruzione? Domanda inutile, risposta obbligata. E allora, uno scandalo tira l’altro. È l’altra faccia di una medaglia chiamata Fifa: le combine (o il match-fixing, tanto per usare un termine più in voga), una delle piaghe del calcio moderno, combattuta a parole, meno con i fatti quando c’è di mezzo la Fifa (altra storia, quella della Uefa, unica federazione ad aver preso sul serio la cosa). Il risultato? Combine a ripetizione, soprattutto in Asia, dove le scommesse sono una sorta di religione, con tutto quel che (di brutto) ne consegue. Mancano tre anni alla prossima Coppa del Mondo, già coperta da una valanga di fango. Mazzette, accordi, favori e chi più ne ha più ne metta: nulla che non si sospettasse, nulla che ora non si conosca, dopo i primi effetti dell’indagine condotta dall’Fbi. E chi per mestiere controlla le scommesse ha già scoperto alcune magagne.  Due le partite molto più che sospette: Laos-Birmania e Cambogia-Afghanistan. Una marea di soldi investiti da scommettitori abituati ad andare sul sicuro. E un ricco ritorno economico, a suggellare l’imbroglio. Chi opera determinati controlli lo ha capito fin da subito: la reiterazione delle (pesanti) giocate sull’“Over 2,5” (almeno tre gol segnati) di Laos-Birmania, anche a pochi minuti dalla fine sullo 0-1 (l’1-1 sarebbe arrivato all’81’, poi gli altri gol, uno dietro l’altro, fino al 2-2 finale), e sul Laos che avrebbe recuperato il gol di svantaggio rappresentano un’indicazione molto chiara. Così come quelle sulla vittoria dell’Afghanistan sulla Cambogia, a partire dai primi minuti di gara fino allo scorcio conclusivo: a 5 minuti dal termine su Maxbet – bookmaker asiatico che ha un giro d’affari da multinazionale – l’eventualità che fosse realizzato un gol era data a 1,28, che equivale al 78% di possibilità. Un’autentica follia a quel punto della partita, sullo 0-0. Che sotto ci fosse qualcosa lo hanno capito tutti gli esperti, compresi quelli del Fifa-Ews – che per la massima organizzazione calcistica mondiale monitora l’andamento delle scommesse. Ma se dall’analisi non si passa all’indagine è difficile che si giunga a conclusioni certe e a condanne.  Chi è abituato a combinare partite continua a farlo, inquinando perfino il Mondiale, almeno nella sua fase iniziale. Del resto, chi è abituato a negare l’evidenza poi è difficile che la combatta. E parliamo di alcuni dei soliti nomi, alcuni di quelli finiti nell’indagine dell’Fbi: Jérôme Valcke, segretario generale e braccio destro di Sepp Blatter. Secondo il “New York Times” sarebbe stato lui a pagare, nel 2008, una tangente di 10 milioni di dollari a Jack Warner, allora presidente della Concacaf, per assicurarsi il suo voto per l’assegnazione del Mondiale del 2010 al Sudafrica. Il nome di Valcke ritorna quando si parla di combine. È un altro che ha sempre negato tutto.  Zurigo, aprile 2013, convegno internazionale sul calcioscommesse organizzato dalla Fifa. Valcke: «Non abbiamo sospetti su alcuna partita di qualificazione alla Coppa del Mondo del 2014». Parole chiare, ma buttate bugie. Perché se nessuna partita di qualificazione mondiale è stata combinata deve esserci qualche veggente, soprattutto in Asia, capace di prevedere l’esatto andamento di partite di calcio fin nei minimi particolari, tanto da scommetterci su grosse cifre, e nel contempo ingannare chi per mestiere analizza le scommesse. E invece no, perché chi mente lo fa sapendo di farlo, considerato che la Fifa ha ricevuto almeno una segnalazione su partite di qualificazione al Mondiale 2014, segnalazione da stato di allerta massimale.  Delle due, l’una: o qualcuno ha pilotato partite o in giro ci sono maghi del calcio. Cambogia contro Laos, partita d’andata, giocata a Phnom Penh (29 giugno 2011) e finita 4-2: è la gara finita sotto la lente d’ingrandimento di chi s’intende di scommesse e manipolazioni. Non solo per la quota folle del finale di partita, ma per l’intero evolversi delle scommesse live in base all’andamento della sfida. Gli scommettitori hanno puntato forte sulla Cambogia quando perdeva, ancora sull’1-1 e sul 2-2, su un ulteriore gol della Cambogia nel finale. E poi, un mare di quattrini sull’“Over 3,5” e nel finale sull’“Over 5,75”. Tutte scommesse vincenti, con volumi addirittura folli. L’impressione che se ne ricava è quella di una partita telecomandata, in cui non un arbitro né pochi calciatori possono determinare una serie di eventi talmente sospetta: alla base non può che esserci una complicità ampia e diffusa. Il tutto, con buona pace di Valcke. Del resto, pochi giorni dopo (il 3 luglio) le due nazionali disputeranno la partita di ritorno a Vientiane, capitale del Laos. Qualcuno vuol provare a indovinare il risultato della partita di ritorno? Inutile affannarsi, è presto detto: ancora 4-2, stavolta per il Laos, che poi passerà il turno realizzando 2 gol nei supplementari. Due sfide, identici punteggi. Solo un caso? Tutt’altro, come si evince da un’attenta analisi delle scommesse. Sembra tutto scritto, a giudicare dal fluttuare di quote e giocate. Gli scommettitori puntano sul Laos vincente, poi su un successo con 2 gol di scarto (e mai maggiore) e pure sull’“ Over”, fino a un totale di 6 gol, somma che però non dovrà essere superata. Loro puntano, il responso del campo li premia. Potrebbe sembrare una coincidenza; analizzate le quote, diventa una più che accreditata ipotesi di combine. E combine di questo genere impongono il coinvolgimento di un gran numero di protagonisti.  La Fifa può dire tutto, ma non che la Coppa del Mondo (almeno nei turni preliminari di qualificazione) non abbia prodotto partite sospette. E nomi di nazionali che ritornano: Laos e Cambogia, che un po’ di settimane fa si sono riaffacciate alla (triste) ribalta. La domanda iniziale ritorna: può un’istituzione corrotta combattere la corruzione? Negativa e obbligata, la risposta.
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