giovedì 18 giugno 2020
Tra le tante attività in corso c’è l’allestimento di un museo a lui interamente dedicato voluto dal Comune di Rimini, sua città natale, e dal Ministero per i Beni e le attività culturali
Federico Fellini

Federico Fellini - Archivio

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Tra le tante attività per i 100 anni dalla nascita di Federico Fellini c’è l’allestimento di un museo a lui interamente dedicato fortemente voluto dal Comune di Rimini – sua città natale – e dal Ministero per i Beni e le attività culturali. Un progetto complesso che ha coinvolto un articolato gruppo di professionisti vincitori del bando di concorso e che è stato occasione per una completa e approfondita rilettura del cinema di Fellini. E mentre a Rimini si sta lavorando alla preparazione degli spazi – il Castello Malatestiano, il Cinema Fulgor, alcuni raccordi urbani – e si sta terminando la progettazione degli allestimenti interni e degli impianti multimediali, l’Università telematica internazionale Uninettuno (la prima università italiana a distanza, guidata dal rettore Maria Amata Garito ideatrice insieme al suo team di ricerca del modello psico–padagodico che è alla base del successo internazionale dell’Ateneo) ospita questo pomeriggio alle 17 (in diretta su Fb e in streaming sul sito di Uninettuno) un digital talk coordinato da don Dario Edoardo Viganò della Pontificia accademia della scienze. Un appuntamento al quale parteciperanno, tra gli altri, alcuni curatori del progetto museale riminese come Anna Villari (docente di Uninettuno e museologa), Marco Bertozzi (docente Iuav, documentarista e storico del cinema) e Leonardo Sangiorgi, ideatore dell’allestimento multimediale del Museo.

«Fellini ha colto spesso in modo profetico i futuri cambiamenti della società – dice monsignor Viganò –. Era un rabdomante dei dinamismi interiori onirici e metafisici dell’uomo e della realtà. Pensiamo a un film così dibattuto come La dolce vita che riflette sulla corruzione morale o a E la nave va che, raccontando la fine della lirica e la morte di una finzione, segnala l’irruzione e il dilagare della televisione, un passaggio sociale decisivo che Fellini coglie con preoccupazione. Un altro aspetto del grande regista che è interessante valorizzare è il tema delle radici. Anche papa Francesco alla Giornata mondiale delle comunicazioni sociali ha fatto un discorso sulla memoria e sul bisogno di non perdere le radici. Cito due film,I vitelloni e Amarcord. Se il primo è il progetto di realizzazione di un sogno che comporta l’andarsene, l’altro rappresenta il sentimento di ritorno alle origini». Partendo da La strada don Viganò ricorda ancora papa Francesco quando disse di aver spesso «pensato a quella ragazza che è riuscita ad ammorbidire il cuore duro di un uomo che aveva dimenticato come si piange».

Gelsomina e Zampanò, due archetipi. «Il sogno e l’innocenza che si confrontano e scontrano con una società che non è pronta e disponibile ad accogliere la fragilità. Quando però Zampanò sente la musica reimpara a piangere, le lacrime sono occasione di vita nuova. Un’acqua battesimale, di risveglio».



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