sabato 23 luglio 2016
​Domenica si celebra il trentennale della gara di F.1 che contribuì a far cadere il muro di Berlino. Davanti le due Mercedes. Quinta la Ferrari di Vettel. (Paolo Ciccarone)
Il Gp di Ungheria compie trent'anni
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Trentanni e li dimostra tutti. Domenica si celebra il trentennale della gara di F.1 che contribuì a far cadere il muro di Berlino portando il simbolo del capitalismo in una capitale di oltre cortina. All’epoca, 1986, correre a Budapest era come avventurarsi in un territorio sconosciuto e dominato dal nemico. Nessuna indicazione stradale, nessuno che parlasse inglese e che potesse avere scambi con le truppe del circo iridato. Nessuno o pochi che sapessero cosa fosse la F.1, niente auto a noleggio, ristoranti pochi e chiusi presto la sera, circuito impolverato con guard rail marci e strade di campagna per arrivarci. 

Lo spettacolo in pista fu di primo livello, Piquet che vinse con un sorpasso incredibile ai danni di Senna, da lì la passione crebbe, la F.1 portò un nuovo modo di fare, di vivere e comportamenti contagiosi. Oggi, 30 anni dopo, davanti ci sono i due della Mercedes Hamilton e Rosberg e alla vigilia, in centro a Budapest, erano osannati come rock star alla sfilata dello stilista Hugo Boss, si sa tutto di Ricciardo e Verstappen con le Red Bull, girano più Ferrari in centro a Budapest che a Milano. I ristoranti stanno aperti a lungo e molti sono italiani, l’alta moda ha invaso le vetrine, le trabant sono sparite e le BMW e Mercedes sono all’ordine del giorno. “Faccio anche un milioni di fiorini di incasso al giorno” dice un ristoratore italiano, ovvero oltre 3300 euro con punte che superano i 6000 euro. E non è un ristorante al top, ce ne sono altri e lavorano tutti.

Questo ha portato quella gara di F.1 e poco conta che la Ferrari con Vettel sia quinta, i tedeschi vengono lo stesso a Budapest, gli italiani un po’ meno, ma ora ci sono i russi con la nuova invasione. Dai carri armati del 1955 alle limousine di oggi, dai mitra dei militari alle mazzette da migliaia di euro sventolati come carta straccia. Pure i cinesi arrivano in massa e anche se non seguono la F.1 su un circuito che con l’asfalto viscido, appena rifatto e quindi troppo scivoloso, spendono e comprano. La svalutazione del fiorino aiuta, anche chi ha l’euro che proprio forte non è. Le strade sono piene di giovani che si divertono, i musei sempre aperti, la storia e la cultura la fanno da padrone, i colori della F.1 fanno da contorno. 30 anni fa non era nemmeno un sogno. Chi vincerà domenica scriverà un altro pezzo di storia della F.1

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