martedì 23 giugno 2009
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La Francia di corsa verso un islam «indipendente», francese. Lo conferma, alla seduta del Comitato scientifico «Oasis 2009» a Venezia, Azzedine Gaci, insegnante ricercatore alla Scuola superiore di chimica, fisica ed elettronica (Escpe) di Lione e presidente del Consiglio regionale del culto musulmano (Crcm) per la regione Rhône-Alpes. Dottor Gaci, quanti sono i musulmani di Francia? «Circa sei milioni. La loro presenza è il frutto dei flussi migratori provenienti essenzialmente dagli antichi imperi coloniali d’Africa agli inizi degli anni Sessanta. D’origine essenzialmente maghrebina e africana, ma anche turca, questa popolazione in larghissima misura sunnita conta dal 10 al 20% di praticanti, persone cioè che compiono regolarmente le cinque preghiere quotidiane, uno dei 5 pilastri dell’islam insieme alla professione di fede, al digiuno nel mese di Ramadan, all’elemosina obbligatoria e al pellegrinaggio alla Mecca». È monolitico l’islam francese? «No. Ci sono essenzialmente due scuole giuridiche: la scuola malikita, che riguarda i musulmani originari del Maghreb (Algeria, Marocco e Tunisia) e la scuola hanafita per i musulmani provenienti dalla Turchia. L’islam come le altre religioni è attraversato da un gran numero di correnti di pensiero e di movimenti diversi. Si distinguono essenzialmente due correnti: i letteralisti che adottano una lettura letterale dei testi fondatori dell’islam (Corano e hadith) ai quali intendono adattare il contesto, e i riformatori che adottano una letteratura contestualizzata del Corano, invitando ad adattare i testi sacri al contesto europeo senza toccare naturalmente i fondamenti dell’islam». In futuro vedrà la luce un islam francese indipendente? «A lungo andare, i musulmani di Francia dovranno costruire un 'islam di Francia', cioè un islam libero da influssi stranieri, indipendente politicamente, finanziariamente e anche intellettualmente, un islam praticato liberamente, senza costrizioni e che prenda in considerazione tutti i musulmani, praticanti e non praticanti». Quali sono in particolare le aspettative dei giovani? «Hanno oggi bisogno di imam che li comprendano, che siano come loro, impregnati di cultura francese, della sua organizzazione e delle sue tradizioni, imam che parlino la loro lingua. Questi imam devono essere capaci di un doppio lavoro: un’interpretazione profonda e autentica dei testi e un’adeguata analisi della situazione sociale, politica ed economica nella quale vivono i musulmani di Francia e d’Europa. In breve, essi dovranno emettere giudizi che tengano conto nel tempo stesso dell’assoluto dei testi e della relatività della storia e della geografia». Donne islamiche in un sobborgo di Parigi. A che cosa è servito il Consiglio francese del culto musulmano? E perché è in crisi a pochi anni dalla costituzione? «L’islam costituisce la seconda religione in Francia. Più dell’80% dei 1800 luoghi di culto musulmano che si contano in Francia hanno partecipato alle elezioni del Consiglio francese del culto musulmano nel 2003. Per quanto sorprendente possa apparire, la sopravvivenza del Cfcm è in sé stessa un grande successo. I problemi e le divergenze che lo minano al suo interno sono le lotte tra i capi, la mancanza di competenza, di progettualità e di comunicazione, le influenze straniere». Di che cosa si occupano i Consigli regionali del culto musulmano? «La missione dei Crcm consiste propriamente nel far sì che la pratica del culto musulmano si svolga alla luce del sole: costruzione e adeguamento alle norme di sicurezza delle moschee e dei luoghi di culto (la Francia ne conta circa 1800); istituzione di settori musulmani nei cimiteri: i musulmani devono poter seppellire i morti nel rispetto delle loro tradizioni religiose e conformemente alle leggi della Repubblica (ci sono già 70 settori musulmani nei cimiteri francesi); organizzazione dell’abbattimento rituale e della preparazione della festa del Aid al­Adha (festa del sacrificio); istituzione di 'cappellanie' nelle prigioni, negli ospedali e nell’esercito; pellegrinaggi, formazione e inquadramento degli imam; dialogo interreligioso».
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