mercoledì 18 marzo 2020
L'Uefa rinvia al 2021 il torneo continentale confidando che i campionati e le Coppe possano riprendere presto. Ma sono solo buoni auspici che nascondono gli interessi economici in gioco
La Coppa degli Europei di calcio

La Coppa degli Europei di calcio - Ansa

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Fermi tutti: si torna in campo. Finita la pandemia? Hanno trovato il vaccino? No, ma i signori del pallone rinviando gli Europei al 2021 confidano che quanto prima si potranno riprendere i campionati e portarli comunque a termine entro l’estate. Speriamo ovviamente che le loro previsioni siano giuste, ma finora non abbiamo sentito nessun virologo sbilanciarsi su quando l’emergenza coronavirus potrà dirsi conclusa a tal punto da ritornare a riempire gli stadi. Anzi li abbiamo più volte ascoltati ripetere di quanto sia davvero fuori luogo pensare in questo momento a mettere insieme delle persone a gioire per il calcio. Ma in fondo è il pensiero di ogni persona e appassionato di buon senso ritenere che oggi parlare di sport sia molto difficile, se non oltraggioso. Questo è soltanto il tempo per fronteggiare l’emergenza e facilitare con i nostri comportamenti il compito di tutti quelli che stanno lavorando in trincea negli ospedali o nei luoghi pubblici. Eppure nei giorni in cui si contano purtroppo le vittime e i ventilatori necessari per salvare vite umane, c’è chi si scervella per ipotizzare ogni giorno una data per riprendere campionati e Coppe o una formula per assegnare i titoli.

Se non altro una decisione ragionevole, se pur tardiva, è arrivata dai vertici dell’Uefa: annullare il campionato europeo in programma questa estate. Era l’unica opzione possibile tanto più che si sarebbe trattata della prima edizione itinerante con partite magari in Paesi in piena pandemia. Tutto è stato posticipato al 2021: dall’11 giugno, gara inaugurale a Roma, all’11 luglio, giorno della finalissima a Londra. Dalla riunione in videoconferenza con le 55 federazioni affiliate è arrivato anche il rinvio a inizio giugno dei playoff validi per l’assegnazione degli ultimi posti disponibili a Euro 2020, così come la cancellazione di tutte le partite tra le Nazionali comprese le amichevoli. Decisioni inevitabili ma arrivate persino grazie a «un vero spirito di cooperazione» ha rimarcato il presidente dell’Uefa Ceferin perché «la salute di tutti coloro che sono coinvolti è la priorità, oltre alla necessità di evitare di esercitare pressioni inutili sui servizi pubblici nazionali coinvolti… Il fine è più importante del profitto». Già, ma aggiungendo pure che «lo spostamento di Euro 2020 ha un costo enorme per l’Uefa».

E tutti convergono sul fatto che le perdite sarebbero anche più pesanti nel caso in cui le Coppe europee non fossero portate a termine. Motivo per cui saranno create subito due commissioni, una si occuperà delle conseguenze finanziarie dell’effetto virus e l’altra di organizzare più ipotesi di calendario. Le indiscrezioni parlano già di due date fissate a fine giugno per le finali: il 24 giugno a Danzica la finale di Europa League e il 27 giugno a Istanbul quella di Champions League. Per ora il rinvio degli Europei farà felici tutte le leghe nazionali che smaniano dal tornare in campo perché dice l’Uefa: «La decisione aiuterà a portare a termine tutte le competizioni nazionali, attualmente sospese a causa dell’emergenza Covid–19». E allora riparte il tormentone: c’è chi addirittura ipotizza la “ripartenza” il 14 aprile, e chi invece è convinto che si possa riprendere anche il 13 giugno, con fine della stagione a luglio inoltrato.

Peccato però che per ora sono tutti buoni auspici, mentre la pandemia continua a falcidiare le manifestazioni sportive da un angolo all’altro del pianeta: sospeso il campionato di calcio e tutto lo sport in Russia e annullata anche la Coppa America che si sarebbe dovuta disputare in Argentina e Colombia dal 12 giugno al 12 luglio. E in Italia continua a salire il numero dei calciatori positivi in Serie A: ieri è stata la volta di Matuidi, dopo Rugani è il secondo caso alla Juventus dove 121 persone tra atleti e dirigenti sta osservando un periodo di isolamento domiciliare. E nel Verona è positivo Zaccagni. A furia di dire che “andrà tutto bene” ci stiamo forse convincendo che la situazione è sotto controllo (quando non lo è affatto) e che presto l’incubo finirà. O che deve finire per forza, altrimenti i danni economici saranno pesanti. Soltanto per i diritti televisivi la Serie A perderebbe qualcosa come 316 milioni di euro, quelli legati alle 124 gare (recuperi compresi) che mancano per terminare la stagione.

Clamoroso poi è quanto denuncia l’Associazione italiana allenatori con in testa il suo presidente Renzo Ulivieri secondo cui il Brescia Calcio, in barba a decreti e disposizioni di sospensione delle attività, avrebbe convocato stamani al campo di allenamento di Torbole Casaglia i collaboratori tecnici, i preparatori e gli osservatori facenti parte degli staff dei mister Fabio Grosso e Eugenio Corini, già esonerati nel corso della stagione. Il Brescia ha poi smentito, ma l’indignazione dell’Assoallenatori resta.

Proprio non riusciamo ad accettare la realtà, quella di un virus che non guarda in faccia a nessuno, come ha sottolineato Gattuso, allenatore del Napoli, evocando la famosa poesia di Totò, ‘A livella: «Siamo tutti della stessa carne, dello stesso sangue. Totò diceva che possiamo esser nobili o senzatetto, ma alla fine finiamo tutti sotto la stessa terra. Un po’ quello che sta succedendo qui. Questo è un virus silenzioso. Molti sono infetti e non lo sanno». Per rimanere allora nella stessa area geografica culturale “ Adda passà a nuttata”. Con fiducia e senza mettere scadenze alla Provvidenza, sapendo che tutto ha un senso come diceva Guareschi: «I giorni della sofferenza non sono giorni persi: nessun istante è perso, è inutile, del tempo che Dio ci concede. Altrimenti non ce lo concederebbe».

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