sabato 25 aprile 2020
Con “Vivi e lascia vivere” l’attrice si conferma regina delle fiction: «Sono una madre simile a Laura, imperfetta come tutti. Vorrei essere un drone per vedere dall’alto la grande bellezza»
Elena Sofia Ricci nel ruolo di Laura in “Vivi e lascia vivere”

Elena Sofia Ricci nel ruolo di Laura in “Vivi e lascia vivere” - Archivio

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Questo “incontro” con Elena Sofia Ricci è slittato di quarant’anni, cioè dal giorno in cui lo scrivente vide l’allora 18enne attrice in erba entrare a sorpresa nella sua classe, la I E della Scuola Media Carducci di Foligno, dove insegnava la zia della Ricci, la “temutissima”eppure fantastica “Prof” di inglese, Lina Lenzi Battoni. Un’attrice anche lei, che intimò ai suoi alunni: «Se stasera non andrete a teatro a vedere mia nipote, consideratevi bocciati! ». Pochi di noi si sottrassero a quel diktat – per la cronaca, sette bocciati a fine anno – per assistere a La scuola delle mogli di Molière: il debutto teatrale di un talento che sta per tagliare i quarant’anni di carriera. Un percorso intenso, passando, con la stessa eleganza attoriale, dal palcoscenico al grande schermo (esordio con Carlo Vanzina nel 1980, poi Pupi Avati, Verdone, Özpetek, Sorrentino e perfino l’unico film di Staino) fino alla televisione. Ultima perla da protagonista, la miniserie tv di Rai 1 Vivi e lascia vivere – regia di Pappi Corsicato – che alla prima puntata, giovedì sera, ha sfondato il muro dei 7 milioni di telespettatori, incoronandola (dopo il successo personale nei Cesaroni e in Che Dio ci aiuti), regina assoluta della fiction. Un momento magico, costellato da copertine su i maggiori rotocalchi e la certificazione di un consenso nazionalpopolare.

Una favola artistica luminosa nel tempo buio del Coronavirus.

Peccato che siamo la categoria più precaria, i primi ad aver interrotto e sicuramente gli ultimi a ripartire, perché le distanze sociali rappresentano un impedimento non aggirabile per un attore. E poi non ci si rende conto di quante migliaia di persone lavorino fuori e dentro un set cinematografico o dietro le quinte di un teatro... Chi penserà a queste famiglie? Noi gente di spettacolo forse dovevamo farci sentire di più, e prima. Questo è il tempo della verità: le nostre coscienze da reclusi in casa sono di fronte a uno specchio 24 ore su 24.

Che ruolo vorrebbe recitare in questo momento di lockdown?

Vorrei essere un drone – sorride – . Sì, mi piacerebbe volare nel cielo sopra le nostre città deserte e silenziose come non mai per poterne ammirare tutto lo splendore. Dobbiamo ripartire dalla bellezza. Che la bellezza ci salverà non è retorico e tanto meno un luogo comune, è una delle poche verità in cui credere.

La grande bellezza della cinquantenne interprete di donne comuni come la Laura di Vivi e lascia viveree straordinarie, come il premio Nobel Rita Levi Montalcini (la fiction Rai che vedremo il prossimo autunno). Nell’emergenza sanitaria forse sta mancando una Montalcini?

Non credo, perché ci sono tanti luminari, medici e infermieri esemplari che addirittura hanno pagato con la vita per tirarci fuori dalla catarsi. Una volta finito tutto questo, dovremo ricordarci di loro ed evitare che continui la fuga dei cervelli dal nostro Paese. La Montalcini è un modello di donna che ha dedicato tutta la sua vita alla scienza e io la interpreto partendo dal 1986, l’anno del ritorno da Stoccolma dove gli avevano conferito il Nobel per la medicina.

Niente di più distante dalla Laura di Vivi e lascia vivere...

La storia di Laura però non è distante dai giorni che stiamo vivendo. Anche lei è travolta da uno “tsunami”, esistenziale: in un colpo solo perde il marito che la tradisce, perde il lavoro e rischia di compromettere il rapporto con i figli. Così deve rimboccarsi le maniche e reinventarsi. È un po’ la realtà comune a cui ci sta mettendo di fronte il virus, che, “democraticamente”, viaggia in economica come in business...

Laura alla fine ce la fa, contro tutto e tutti.

Sì ma non è un’eroina, è una donna imperfetta, come tutti noi grazie a Dio. È pragmatica, provocatoria. Ha una figlia che non capisce perché non può andare a New York e lei si incavola spiegandole a muso duro che non se lo possono permettere: «Bella mia, hai sbagliato famiglia! », le dice. È un personaggio interessante proprio nell’uso dell’autorevolezza, tratta i figli da adulti, forse il modo migliore per temprarli nel mondo in cui viviamo.

Quanto c’è di Laura nella Elena Sofia Ricci donna e madre?

Sono molto simile a lei, specie nel rapporto con le mie figlie Emma (23enne attrice) e Mapoterla ria (15 anni). Non sono una madre particolarmente affettuosa, non lo sono neanche con mio marito (il compositore Stefano Mainetti). So amare in un altro modo, in maniera pratica, cerco di fare sentire la mia presenza mantenendo la giusta distanza ma senza far mai sentire sole o non comprese le persone che amo.

Laura viene tradita da un uomo che faceva il musicista su una nave crociera... ricorda un po’ la biografia del giovane Silvio Berlusconi e della sua ex moglie, Veronica Lario che lei ha interpretato in Loro di Paolo Sorrentino.

Me l’hanno già fatto notare, ma sono due donne agli antipodi. Laura è sfrontata, una “pasionaria” che prende e sfascia tutto. Veronica Lario è una signora estremamente appartata. Avevo letto la sua biografia e scoperto delle affinità forti e dolorose che ci legano, come l’aver imparato fin dall’infanzia a non disturbare, a non essere un peso. Avevo studiato il suo sguardo dalle rare foto che la ritraggono da ex first lady. Ho scoperto che non ci sono video della Lario... Mi fa pensare alla Sylvia dei Vetri rotti di Arthur Miller quando dice: «Ho attraversato la mia vita in punta di piedi per trent’anni».

Dopo il film di Sorrentino (premiata con il David di Donatello 2019 come migliore attrice) che cosa le ha detto Veronica Lario?

Non l’ho mai conosciuta ma ho saputo da persone a lei vicine che aveva molto apprezzato la mia interpretazione. Sogno di incontrare un giorno e di sentire dalla sua viva voce se le ho reso giustizia o meno. Io nel calarmi nel personaggio ho seguito Sorrentino come un agnellino. In questi giorni sto vedendo su Sky la sua serie sul Papa, The New Pope. Paolo è geniale, sempre un passo avanti.

E del vero papa Francesco cosa pensa?

Che è l’unica voce al mondo capace di coniugare etica e polis. Una grande anima come Gandhi, un difensore dei più deboli, una voce spirituale ma anche “politica”. E poi quella Messa sotto la pioggia, nel silenzio di Piazza San Pietro... è stato un grido quello di papa Francesco che ci deve guidare e far riconquistare quei quattro valori essenziali per il nostro futuro.

E quali sarebbero questi quattro valori fondanti?

La compassione, intesa come comprendo con pietas, la gratitudine verso se stessi e gli altri, l’etica che è la morale della nostra convivenza civile e l’abnegazione. Di questa, dell’abnegazione abbiamo avuto ampia testimonianza proprio dai medici, dagli infermieri... Quei quattro valori vanno a comporre il quinto essenziale che è l’onestà intellettuale a cui ognuno di noi deve ambire e possedere.

Sembrano riflessioni a voce alta degne della sua suor Angela in Che Dio ci aiuti.

Suor Angela congiunge il peggio dell’essere umano con il massimo della spiritualità. Entra in convento dopo essere finita dentro per rapina a mano armata, ma poi riesce ad avere un dialogo fisico con il Signore al quale confida anche la sua crisi vocazionale che molte persone consacrate hanno sperimentato. Ho tanti amici tra loro e mi ha fatto piacere sentirmi dire: «Brava Elena Sofia, è proprio così la vita di una vera suora o di un vero prete». Vivere in un convento, non vuol dire essere fuori dal tempo.

Questo è stato anche il tempo delle letture, dei film da rivedere in famiglia e della musica dai balconi: l’ho immaginata a cantare qualche brano del suo amato Renato Zero.

No, non ho cantato con il mio condominio, ma in compenso ho letto tanto e riletto le poesie di Giorgio Caproni che trovo stupende.

Il “Poeta del sole, della luce e del mare”, tre elementi da cui ripartire appena tutto questo finirà...

Sul mio profilo Instagram ho pubblicato una scena di Jojo Rabbit. Alla fine di questa nostra brutta storia vorrei rispondere come Elsa quando Jojo le chiede: «Cosa farai quando finirà la guerrà? e lei: «Mi metterò a ballare». Ballare per me sarà tornare a stringere forte gli amici e riabbracciare quelle persone care che non vedo da un po’...

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