giovedì 23 luglio 2015
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Anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha voluto esprimere il suo cordoglio per la scomparsa del grande scrittore con un messaggio su Twitter: «Doctorow è stato tra i più grandi romanzieri d’America. I suoi libri mi hanno insegnato molto, e ci mancherà». Tra i romanzi più conosciuti di Doctorow c’è anche «Ragtime», uno dei libri preferiti da Obama, come il presidente stesso ha confessato in più occasioni, dal quale nel 1981 Milos Forman ha tratto l’omonimo film interpretato da James Cagney, Elizabeth McGovern e Donald O’Connor. Il romanzo si svolge tra gli inizi del Novecento e l’entrata nella Grande guerra nel 1917 degli Stati Uniti. “Times” ha posto “Ragtime” all’86° posto tra i cento romanzi in lingua inglese più importanti degli ultimi ottant’anni. Uno dei maestri della letteratura americana del Novecento, E.L. Doctorow, se ne è andato all’età di 84 anni per un tumore al polmone, lasciando un’eredità letteraria piuttosto corposa, dodici romanzi, alcune raccolte di racconti, saggi di grande interesse e un sorprendente libro d’addio, La coscienza di Andrew, edito da poco da Mondadori, in cui rimette in gioco se stesso, vira verso un postmoderno più sperimentale che mette in luce inquietudini e contraddizioni di questi nostri anni, indaga sulle finzioni che mettiamo in atto nel nostro interiore per poter sopravvivere in un mondo che è sconosciuto, impermeabile all’umano e all’autentico. E.L. Doctorow, nonostante la sua particolare capacità di ricreare grandi ricostruzioni storiche, non nel senso del “romanzo storico” come genere letterario privilegiato, ma come capacità di raccontare e capire in modo quasi impietoso momenti cruciali dell’America in cui si è trovato a vivere, non è mai diventato, nonostante il successo, anche popolare, uno scrittore di culto o, alla moda, come è successo ad esempio per Philip Roth. Eppure la sua importanza non è minore rispetto a quella di altri scrittori ed è venuto il momento di affermare che vada recuperato lo spazio critico che lo riguarda e il suo posto, di notevole rilievo, nel canone letterario contemporaneo internazionale. Del resto, lo stesso Don De Lillo ha sostenuto la centralità della sua opera, scrivendo che «la prosa di Doctorow è la misura esatta delle possibilità della nostra contemporaneità, dove le semplici vite si caricano del passo della Storia». Del resto, Doctorow predilige il frammento, stacchi improvvisi, l’accumulo di materiali di varia natura, secondo una tecnica chiaramente postmoderna e, qui sta la sua solidità, non asservita ad un gioco intellettuale ed estetico. Era nato a New York, nel 1931, in una famiglia di ebrei fuggiti dalla Russia ed emigrati negli Stati Uniti attorno alla fine del XIX secolo. Prima di diventare scrittore aveva lavorato come editor per una casa editrice, seguendo autori del calibro di Ian Fleming e Norman Mailer e insegnato all’Università, forte delle sue passioni letterarie che spaziavano da Dante a Boccaccio, da Flaubert a Dostoevskij. Il successo come scrittore arriva nel 1971 con Il libro di Daniel, ispirato al caso Rosenberg, i due attivisti di sinistra che erano stati giustiziati con l’accusa di spionaggio da cui Sidney Lumet aveva tratto un film. Anche Ragtime, pubblicato nel 1975, diviene agli inizi degli anni Ottanta un film di successo, grazie al regista Milos Forman. Attorno alla vicenda di una ricca famiglia che produce bandiere e fuochi d’artificio e di un pianista afroamericano di ragtime ruotano personaggi emblematici della New York dei primi anni del Novecento, fino all’inizio della Prima guerra mondiale. Doctorow ha sempre presente uno sguardo morale nel suo modo di raccontare, che riesce a restituire i caratteri di un passato che rimane vivo, non solo nel tempo della memoria, ma riesce a interrogare ancora il nostro presente. Tra i molti romanzi che ha pubblicato ricordiamo La fiera mondiale (1985), che fa rivivere la grande Fiera Mondiale di New York del 1939, il mito di una città e di un’epoca visti attraverso gli occhi di un bambino; L’acquedotto di New York (1995), altro struggente ritratto della New York di fine Ottocento e delle sue contraddizioni, assediata dalla miseria, devastata dalla guerra di Secessione, ma già lanciata verso il nuovo secolo e la modernità; La marcia (2004), sulla campagna del generale William Sherman durante la Guerra di secessione. Va ricordato anche Lamentation, con testi e immagini sugli attentati dell’11 settembre, oltre a un’attenzione al religioso, derivata dall’ebraismo, al dubbio della fede, come emerge da un romanzo del 2000, La città di Dio, che racconta la crisi spirituale di un prete anglicano e di una rabbina ebraica, dove ognuno ricerca una rifondazione della propria tradizione religiosa e allo stesso tempo riflette sulla disgregazione del senso di Dio e della religiosità nella nostra società contemporanea.
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