martedì 7 ottobre 2014
​Più terribili circostanze casuali che vere responsabilità dietro al terribile incidente di Jules Bianchi in Giappone, ma la sicurezza dei piloti resta una necessità irrinunciabile. (Paolo Ciccarone)
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Più terribili circostanze casuali che vere responsabilità dietro al terribile incidente di Jules Bianchi in Giappone, ma la sicurezza dei piloti resta una necessità irrinunciabile. Il controllo a distanza che rallenti le auto una soluzione possibile, ma basterebbe anche molto meno C’è sempre qualcosa da imparare, anche da un macchina che sembra perfetta e poi, invece, scopri che non lo è. In Formula 1 la sicurezza ha fatto passi da gigante, ma questo non ha impedito di assistere al dramma di Jules Bianchi, domenica nel Gp del Giappone.  Come al solito polemiche, accuse e commenti al veleno si sprecano, ma cosa si è imparato da questo incidente che potrà migliorare la sicurezza in futuro? La prima cosa è che, pur rispettando le norme, non si è potuto evitare che una macchina andasse a sbattere contro un ostacolo fisso, in questo caso un trattore che stava effettuando la rimozione di una monoposto ferma a bordo pista. Un tempo in pista le auto venivano lasciate ferme dove si trovavano, causando incidenti gravissimi. Ad esempio, a Monza 1974 Silvio Moser si uccise andando a sbattere contro una vettura lasciata in sosta all’uscita della variante Ascari. Clay Regazzoni, nel Gp Usa del 1980 andò a sbattere senza freni contro una monoposto lasciata parcheggiata a bordo pista nella via di fuga. Stavolta Jules Bianchi ha centrato un mezzo di servizio. Perché? Semplicemente perché ha perso il controllo sull’asfalto bagnato. Se sia dovuto a errore umano, ad “aquaplaning” improvviso o a un guasto tecnico, lo dirà l’inchiesta. Quello che è certo è che la via di fuga era impedita, e da qui l’impatto.  Si è detto che le condizioni della pista sotto il temporale erano impossibili. Felipe Massa si è lamentato per cinque giri. Probabilmente, però, non è vero che mancassero le condizioni di sicurezza, visto che tutti i piloti usavano gomme intermedie, quindi da bagnato leggero, e ai box c’erano quelle da bagnato estreme, gomme che in un secondo, a 250 all’ora, evacuano 60 litri d’acqua. E queste gomme non sono state usate perché la pista era in condizioni mediobuone. In passato si è corso in condizioni peggiori e non è successo niente. Negli Usa col bagnato non si corre sui circuiti ovali, ma lì si viaggia a 350 all’ora di media col muro a tre centimetri, quindi c’è una ragione precisa. Se Massa si lamentava è perché la sua Williams era in difficoltà con l’assetto, e gli altri (dalle Mercedes, che hanno vinto con Hamilton e Rosberg, alle Red Bull e McLaren) stavano migliorando i tempi sul giro. Le segnalazioni hanno funzionato bene, la procedura è stata rispettata: bandiera gialla prima del luogo del pericolo, doppia bandiera gialla agitata sul luogo dell’uscita di Sutil. Quindi, i piloti hanno l’obbligo di rallentare. Lo ha fatto Bianchi? Lo si scoprirà dalla telemetria. E allora, serviva la safety car e la neutralizzazione della gara? Potrebbe essere una soluzione per il futuro, ma in alcune piste le auto vengono rimosse in meno di un minuto (a Monza, Gp del 2012 in meno di 1 minuto e 30 sgombrarono quattro monoposto dalla prima chicane). Quindi andrebbe valutato caso per caso, cosa che accade già adesso. Una soluzione potrebbe essere un sistema di controllo a distanza che rallenti le auto. Tecnicamente è possibile, ma immaginate se quella davanti rallenta e quella dietro, per qualche motivo, non lo fa perché il sistema si guasta… Lasciare le auto ferme a bordo pista è impensabile, interrompere sempre la gara, pure. Ma l’incolumità dei piloti è da difendere a qualunque costo. Quindi, bisogna migliorare i sistemi di recupero. Ovvero, mettere delle gru col braccio mobile dove possibile (a Montecarlo non hanno spazio per i trattori e usano le gru) in piste dove c’è spazio inserire argani con cavi mobili (a Monza lo facevano alla prima chicane quando c’era la sabbia a fermare le auto).  Un provvedimento banale, che servirebbe davvero e costa poco, anzi nulla, è abolire la regola stupida che impedisce ai piloti di modificare l’assetto da asciutto a bagnato. Ora è vietato toccare le auto dopo le prove del sabato. Quindi, immaginate il sabato col sole, e la domenica con la pioggia e l’auto diventa inguidabile. La norma fu introdotta anni fa quando si usavano i motori da qualifica. Per non far spendere troppi soldi si inventarono la scelta dell’assetto fisso, in modo che chi al sabato faceva il tempo, la domenica era costretto a usare la stessa macchina. Cambiare l’altezza da terra, aumentare l’incidenza degli alettoni, ammorbidire le sospensioni, sono cose che si fanno in cinque minuti, con un cacciavite in mano e non costa nulla. In questo modo i piloti, sul bagnato, avrebbero una vettura più guidabile, meno critica e con meno possibilità di errore e, quindi, di uscite di pista. È l’uovo di Colombo, ma si sa in Formula 1 se non è complicata una cosa, non la prendono in considerazione.
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