mercoledì 13 febbraio 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
​Giuseppe Dossetti, il "professorino". Il protagonista assoluto, nel segno del «patriottismo della Costituzione», di una fase che segnò il ritorno dei cattolici, a metà del secolo scorso, come protagonisti della scena pubblica, dopo gli anni del non expedit e le tristi vicende del Ventennio, con la chiusura dei circoli di Azione cattolica e l’esilio di don Sturzo. Da annoverare tra «coloro che più intensamente hanno rappresentato l’ansia di rinnovamento sociale e ideale della società italiana, negli anni cruciali del dopoguerra», spiega il "padrone di casa" Gianfranco Fini all’incontro promosso dalla Camera per il centenario della nascita. Lo studioso di diritto, il politico, l’uomo infine consegnato a tempo pieno a Dio, ricordato dalla presenza in prima fila di don Athos Righi, rettore della congregazione della Piccola famiglia dell’Annunziata da lui fondata, e di due nipoti che ne hanno seguito le orme, suor Teresa Dossetti e don Giuseppe Dossetti jr. Giorgio Napolitano ascolta in prima fila, ma nel suo messaggio parla di Dossetti come dell’uomo che «ripercorre la storia della nostra Repubblica, un complesso e non sempre lineare ma anche esaltante percorso che lo vide sempre partecipe con lucidità di pensiero e fermezza di principi». Una "non linearità" che allude alle diverse scelte di vita di Dossetti, che l’anziano padre felicemente sintetizzò (come ricorda Alberto Melloni, presidente della Fondazione Scienze Religiose «Giovanni XXII») quando il figlio gli annunciò la sua decisione di abbandonare il seggio parlamentare per la vita monastica: «Ho capito, sei stanco di tentare di fare la rivoluzione nello Stato e vuoi tentare di farla nella Chiesa». D’altronde anche la sua parentesi politica è stata vissuta sempre sul filo dell’utopia, con l’idea, spiega lo storico Paolo Pombeni, «che lo Stato debba contribuire alla felicità dell’uomo». Un’idea altissima ma con conseguenze concrete che l’accompagnò in tutto il percorso costituente. Con un decisivo antefatto che ricorda Pierluigi Castagnetti citando un episodio raccontato dall’ultimo Dossetti, «alla fine dell’agosto 1945 in occasione del grande convegno del Cln dell’Alta Italia a Milano». Riunione «di cui il Partito comunista si sarebbe voluto servire per fare una specie di Costituente anticipata, senza consultazioni popolari». Dossetti ricordava, «come mio merito di allora, quello di essere stato quello si oppose a un semplice convegno e a una specie di Costituente senza elezioni….». Eppure «quante volte sono stato accusato di filocomunismo! Cosa che è diametralmente opposta al mio spirito», lamentava Dossetti. Si arriva così alla Costituente. E il suo, rimarca il giurista Pietro Rescigno, fu un «apporto decisivo» per l’inserimento in Costituzione dei Patti Lateranensi. Domò le diffidenze di Togliatti, ma con un obiettivo ancora una volta rivolto alla sua metà campo, cioè ai cattolici, per «superare i residui rischi di agnosticismo costituzionale», spiega Melloni. Poi quel capolavoro – cui attivamente contribuì – dell’articolo 3: l’uguaglianza alla luce della giustizia sociale, che «rimuove gli ostacoli», superando la vecchia visione dello Stato liberale.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: