mercoledì 13 maggio 2015
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Gli inventori bambini. Con Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet il regista Jean Pierre – Jeunet (conosciuto per Il favoloso Mondo di Amélie) racconta una favola realistica tratta da Le mappe dei miei sogni, esordio narrativo del giovane Reif Larsen nelle sale dal 28 maggio. E di sogni e realtà è piena la vita del piccolo Spivet, cui T.S. iniziali derivano da Tecumseh (nome appartenente a un capo indiano ricorrente tra i membri maschi della famiglia di Spivet) e da Sparrow, ovvero “passero” come quell’uccellino che sua sorella Gracie aveva raccolto il giorno della sua nascita. Bambino prodigio, Spivet (Kyle Catlett) ha dieci anni e non si accontenta di scoprire nuovi mondi, di farsi domande sulle leggi delle cose e della natura nello sfondo del Montana. Studia il movimento degli oggetti, calcola passi e spazi, ispirato dagli animali in quel ranch poco popolato di uomini, dove abita con la sua famiglia singolare. Sua madre Claire (Helena Bonham Carter) è una studiosa di insetti, alla ricerca perenne di un coleottero che sembra non esistere, inadatta a manovrare i semplici tostapane; suo padre (Callum Keith Rennie) è un cowboy all’apparenza anaffettivo, più incline al whisky e al western che agli affetti familiari. E poi c’è Gracie (Niamh Wilson), la sorella maggiore ossessionata dalla monotonia della campagna, che sogna mondi di miss e star. La famiglia di Spivet è una famiglia normale composta di persone, che non cercano di avere un volto diverso da quello che realmente hanno. Dove i componenti camminano per la propria strada, senza ascoltare le ragioni e i desideri degli altri. Tranne Spivet che ha un gemello, Layton («che ha guadagnato l’altezza rispetto a me che ho ricevuto più neuroni» dirà Spivet nel film), dedito più all’arte della pistola e della vita del ranch che allo studio della natura. Eppure Spivet, pur di condividere le giornate con Layton, lo segue fino a quando un incidente divide i due fratelli. Un incidente che blocca emotivamente la famiglia di Spivet, ma una bella novità potrà cambiare la loro vita. Lui studia ancora alle scuole medie e non sa come accogliere la notizia che l’Istituto Smithsonian gli comunica via telefono: la sua invenzione della ruota magnetica, un dispositivo dal moto perpetuo, riceverà un premio. Il mondo scientifico, più di quello scolastico, è capace di riconoscere il suo talento. Peccato che Spivet si finga un adulto e parte, nascondendolo a tutti i componenti familiari, alla volta di Washington D.C. per ricevere il prestigioso premio.  Come la francese Amélie, Spivet sogna ad occhi aperti, ma la sua è un’immaginazione che prende vita dalla realtà, dall’odore della mandria, dal galoppo dei cavalli, dalle ossessioni dei genitori, dalla vita insieme ai fratelli. È un sognatore dell’amore, «i miei genitori così diversi hanno avuto tre bambini, quindi si amano», con quello sguardo che si accetta solo da un bambino, che, pur essendo un genio, sa distinguere un sorriso falso da un vero. Girato con una telecamera digitale d’avanguardia il film, presentato in anteprima nazionale al Festival Internazionale di Roma, ha avuto un difficile cammino nella ricerca degli attori, soprattutto del protagonista: Kyle Catlett (anche lui tredicenne prodigio che parla sei lingue, tra cui russo e mandarino) si divideva infatti tra set della serie The Following e nel weekend viaggiava in elicottero per raggiungere il set situato a Montréal e ad Alberta. Nato dalla bella collaborazione con lo scrittore (Larsen nell’incontrare il regista gli ha rivelato: «Quando ho visto Il favoloso mondo di Amélie, ho avuto l’impressione che qualcuno avesse rovistato fra i miei pensieri») Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet è una deliziosa storia per tutta la famiglia e per i ragazzini stanchi di pellicole d’animazione. Curato e arricchito da tanti particolari narrativi il film mette in moto sapientemente, con un uso delle riprese ben studiato e ben realizzato, le emozioni, le paure e i sogni veri di ognuno di noi.
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