mercoledì 9 dicembre 2009
Juve-Bayern 1-4: Incredibile crollo dei bianconeri: in vantaggio con Trezeguet subiscono quattro gol dai tedeschi. Zurigo-Milan 1-1: Paura, Ronaldinho e un rigore. Agli ottavi con troppa fatica.
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Juve-Bayern 1-4 Il suicidio perfetto. Come riaprire il campionato e uscire dalla Champions League nel giro di tre giorni. Batte l’Inter, una multinazionale coi fiocchi. Poi perde dal Bayern, che per una sera farà pure un figurone ma abitualmente somiglia a una fuoriserie col motore fuso. E’ la Juve, grande incompiuta. Addio Champions: una stagione è già quasi buttata via. Ci avesse messo almeno il cuore gettato oltre l’ostacolo contro l’Inter sarebbe stata tutta un’altra storia. Invece, neanche quello. Quanto al resto, neppure a parlarne. Le gambe non tengono, si viagga a folle. E se la fortuna dà una mano (col gol dell’immeritato vantaggio) si fa in modo di restituirla al mittente. Un autentico suicidio, cominciato dalla panchina. Perché a volte bisognerebbe entrare nella testa degli allenatori e capire cosa è che determina certe scelte. Hai due risultati su tre a disposizione, schieri una formazione ultraoffensiva (Diego alle spalle di Trezeguet e Del Piero, Camoranesi nel trio di centrocampo), costretta a incamminarsi negli oscuri meandri di una sofferenze infinita. Dovresti chiudere gli spazi agli avversari, ne apri di enormi, che sembrano invitanti praterie entro le quali scorazzare con la libertà più assoluta. Quasi consequenziale che si passi dal sogno di una serata di campionato all’incubo di una notte europea. Un incubo materializzatosi fin dal primo tempo, un incubo da cui la Juve si sveglia giusto per un attimo, quando al minuto numero 19’ il gioiellino Marchisio regala un delizioso assist che Trezeguet traduce in gol con un altrettanto delizioso tiro al volo. Per il resto, solo Bayern. Prima e dopo. Centrocampo bianconero in perenne affanno, difensa che ne paga le conseguenze, tedeschi che viaggiano a velocità doppia. A destra, a sinistra, al centro: gli ospiti sembrano schegge, gli juventini statuine. E Schweinsteiger là in mezzo imperversa, anche al di là del suo indubbio valore tecnico. Se avesse più fortuna diventerebbe il bomber di giornata. Già dal 5’, quando sbaglia l’impatto dopo contropiede da manuale. Poi tocca a Olic far venire i brividi a Buffon: colpo di testa da pochi metri, palla sul palo (11’).Dopo il gol, stessa musica. Il Bayern non s’arrende, anzi raddoppia gli sforzi. Buffon fa gli straordinari, Caceres ne vanifica le prodezze quando atterra Olic in area: il rigore è sfida tra portieri, vinta da Butt, estremo difensore goleador (30’): 1-1. Il Bayern ci crede, la Juve ha paura: Schweinsteiger al tiro due volte, la prima imprecisa, la seconda neutralizzata da Buffon, prima che Gomez sprechi di testa. Mai intervallo fu così importante, per spezzare l’altrui ritmo e riordinare le proprie idee. Ferrara tira fuori Del Piero e butta dentro Poulsen: meno tecnica (peraltro impalpabile), più muscoli. Manca molto altro, però: fiato, corsa, lucidità. Il Bayern lo sa e affonda i colpi. La difesa bianconera fa il resto: dorme su un cross da destra, Buffon fa il possibile sul colpo di testa di Van Buyten, ma nulla può sul tap-in vincente di Olic (51’).Fuori anche Diego, entra Amauri: spunti tecnici affidati al solo Camoranesi, muscoli e centimetri a volontà. Poi via anche Melo, dentro la verve di Giovinco. Non serve a nulla: su azione da corner è Gomez a chiudere i conti (83’). Poi Tymoschchuk cala il poker nel recupero. Bocciato Diego, bocciato Melo. E non è che Ciro Ferrara meriti di più. Un disastro. Dietro in campionato, fuori dalla Champions: la rifondazione estiva è già fallita.
Zurigo-Milan 1-1La fantasia lascia il posto alla sofferenza, lo spettacolo agli stenti, l’entusiasmo alla paura. Per oltre un’ora, Zurigo si colloca nella geografia milanista a pochissima distanza da Verona, o da Istanbul, posti in cui la memoria rossonera incontra punti neri. Ma stavolta il Milan rimane a galla: i primi, fondamentali soccorritori portano le maglie bianche come quelle di questi irriverenti svizzeri, ma sono molto  più forti e famosi: si chiamano Real Madrid. E mentre i gol dei merengues a Marsiglia tengono vivo il Milan, arriva anche il golletto su rigore di Ronaldinho che legittima, in qualche modo, la qualificazione agli ottavi di finale e salva la lunga serie positiva costruita con prestazioni assai migliori. Incredibile, però, questo Zurigo. Alquanto scalcinato nel patrio campionato, sembra confermare di avere un’unica missione stagionale, quella di affogare il Milan. Che per salvarsi, nel primo tempo, fa ben poco. I rossoneri cominciano la gara con sussiego, non ci vuole molto per capire che l’approccio è ben lontano da quello di sabato scorso con la Sampdoria. Superati i primi minuti (durante i quali un destro al volo di Pato è parato da Leoni, 7’), gli svizzeri aumentano progressivamente i ritmi. Non si può dire che il Milan cammini: ma è certo che lo Zurigo viaggi a velocità doppia mettendo sotto Ambrosini -sfiancato da una notte con problemi intestinali - e Pirlo, spesso soli o quasi in mezzo a quattro centrocampisti avversari. Seedorf deve preoccuparsi di difendere molto più del solito ed è ferocemente pressato non appena cerca di costruire gioco. Ne consegue che Pato e Borriello non vedono palle e che anche Ronaldinho, pur impegnandosi, non ha spazi. Il Milan, inoltre, ha la disdetta di perdere Thiago Silva, messo fuori gioco da una caviglia traballante. Ma la disdetta maggiore per i rossoneri è quella di una improvvisa ricaduta di Dida, che sbaglia tutto (posizionamento della barriera e suo personale) su una punizione di Gaijc. Palla sul palo teoricamente coperto dal portiere brasiliano, Zurigo in vantaggio, fantasmi di eliminazione che popolano ufficialmente la metà campo rossonera (29’). La reazione rossonera si spegne in un tentativo di Borriello. Ronaldinho è fermato dal portiere Leoni, poco prima Ambrosini sbaglia un gol facile su corner (48’) denunciando definitivamente le sue imperfette condizioni fisiche. Entra Flamini, ma non entra il Milan, che continua a sbattere sul muro dello Zurigo, che insiste nell’usare il fioretto al posto del randello. Ma alla fine, è proprio un ricamo di Seedorf a rompere l’incantesimo svizzero: assist a Borriello solo davanti a Leoni, Rochat lo stende e finisce la sua partita. Il pallone più importante dei primi sei mesi milanisti di Leonardo è sul destro di Ronaldinho, che su rigore è la migliore polizza di assicurazione possibile (65’). Mentre il Milan, in 11 contro 10, riesce nella poco memorabile impresa di non battere lo Zurigo, ci pensa Cristiano Ronaldo, che fa doppietta in Francia, a portare il Diavolo oltre l’ostacolo. I 100 milioni, per il portoghese, li ha tirati fuori Florentino Perez: ma la prima cedola la stacca il Milan.
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