martedì 19 luglio 2016
A lezione di diritto con Verdi e Wagner
COMMENTA E CONDIVIDI
Volete sapere che cos’è un mandato a vendere o una donazione? Ascoùltate La traviata di Giuseppe Verdi. Intendete toccare con mano un testamento falso? Andate in un teatro dove va in scena Gianni Schicchi di Giacomo Puccini. Vi domandate se vanno restituiti gli anelli dopo la fine di una relazione? Sentite La sonnambuladi Vincenzo Bellini. Ancora. Volete capire quali siano le caratteristiche di un contratto solutorio? Immergetevi nell’imponente musica dell’Oro del Reno di Richard Wagner. Cercate un caso di truffa contrattuale? Basta mettere un cd con L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti. Ebbene sì: ascoltando l’opera si possono avere lezioni di diritto privato. Norme e azioni legali che si trovano nel codice civile entrano a piene mani nei capolavori della lirica che le raccontano quasi con un piglio da giurista. «Perché matrimoni, testamenti, transazioni economiche, contratti fanno parte della vita quotidiana e quindi trovano posto persino nel teatro musicale che riflette le strutture sociali del proprio tempo», spiega Filippo Annunziata. Professore di diritto dei mercati finanziari nell’Università Bocconi di Milano ma anche docente di musicologia alla facoltà di Lettere della Statale di Milano, è l’autore del libro Prendi, l’anel ti dono... (Silvana Editoriale; pagine 226; euro 18), una sorta di vademecum di diritto privato attraverso l’opera che sarà in libreria a settembre (ma è già disponibile online sul sito della casa editrice). «In genere – afferma lo studioso – associamo un titolo lirico a storie d’amore coinvolgenti, a morti tragiche, a eroine che impazziscono. Se, però, allarghiamo la prospettiva e andiamo oltre l’esperienza puramente emozionale ed estetica, è possibile ragionare anche su questioni giuridiche a tutto tondo». Abbastanza facile quando si tratta del diritto penale: omicidi, rapimenti, lesioni (gravi o lievi) sono all’ordine del giorno nei libretti. Ben più curioso è scoprire tutta una serie di casi civilistici che costellano le trame. «Mentre le analisi musicologiche sono per specialisti – sostiene Annunziata –, l’attenzione agli aspetti legali narrati nelle opere, con cui ognuno di noi si confronta nel quotidiano, può essere davvero alla portata di tutti. E trasformarsi quasi in un piccolo corso». Partiamo con La sonnambula, da cui ha tratto il titolo del suo volume. Elvino dona ad Amina con un contratto di matrimonio i suoi beni, fra cui l’anello della madre. Ma quando sospetta la sua infedeltà – in realtà era solo sonnabulismo – si riappropria del monile. Poteva farlo? «Nel nostro codice civile vale la regola generale dell’irrevocabilità delle donazioni. Con alcune eccezioni fra cui le donazioni fra fidanzati e quelle “in riguardo al matrimonio” se le nozze non si celebrano. Di fatto si può domandare la restituzione degli oggetti donati per una promessa di ma- trimonio quando lo sposalizio non avviene. È previsto comunque il termine di un anno per avviare l’azione di restituzione». Nella Traviata la serva Annina riceve da Violetta il mandato a vendere i suoi averi, mentre Germont si lamenta con lei per la donazione di beni compiuta dal figlio Alfredo. «Nella legislazione italiana c’è una distinzione fra mandato e procura e ancora fra mandato con rappresentanza e senza rappresentanza. In altri Paesi europei non è così. Quando il mandato è senza rappresentanza, chi lo riceve acquista i diritti e assume gli obblighi legati agli atti che compie. Probabilmente Annina riceve da Violetta un mandato con rappresentanza o una procura per la vendita. E Annina dovrebbe essere remunerata per l’attività svolta, a meno che non sia prevista la gratuità. Per quanto riguarda la donazione, questa ha bisogno del consenso del beneficiario». In Rigoletto compare un contratto immorale. È quello fra il buffone e il sicario Sparafucile ingaggiato per uccidere il Duca di Mantova di cui la figlia di Rigoletto, Gilda, è innamorata. «Soltanto che Sparafucile ucciderà la stessa Gilda. E allora ci domandiamo: Rigoletto può riavere i 40 scudi pagati per l’omicidio? È una questione che affatica i legislatori da secoli. Secondo il diritto romano, e anche per il codice civile italiano, vale la regola “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato”. L’intento è sanzionare coloro che concludono un contratto immorale. Quindi non è possibile rivolgersi a un giudice per far valere le proprie ragioni. Pertanto Rigoletto non potrà pretendere la restituzione di quanto versato». Gianni Schicchi ci dice come comportarsi di fronte a un testamento falso. «Un testamento falso è impugnabile. Nell’opera, Gianni Schicchi viene chiamato dai parenti del defunto Buoso Donati per fingersi proprio Donati e cambiare il testamento. Nella vicenda musicata da Puccini potremmo rivalerci anche sul notaio dal momento che è stato gravemente negligente in quanto non si è preoccupato di accertare l’esatta identità del testatore». L’elisir d’amore ha al centro una truffa contrattuale con il ciarlatano Dulcamara che vende vino a Nemorino spacciandolo per un miracoloso “specifico” capace di far innamorare Adina.  «Ecco un evidente esempio di dolo negoziale. Dulcamara è in malafede e il contratto con Nemorino è connotato da un grave vizio del consenso perché il giovane contadino crede di acquistare un filtro d’amore mentre non lo è. Il dolo è causa di annullamento del contratto e Nemorino potrebbe chiedere la restituzione di quanto pagato e forse anche il risarcimento del danno. Ma alla fine, nell’opera, lui ce la farà a sposare Adina... Tutto ciò rimanda al tema della tutela dei consumatori che oggi è consolidata ma all’epoca della prima dell’Elisir, nel 1832, di fatto non esisteva. Nell’opera buffa Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa ci possiamo interrogare sulla legittimità delle nozze segrete. «Il matrimonio clandestino è stato per secoli un problema e una piaga sociale. L’ar-gomento fu dibattuto anche nel Concilio di Trento che riconobbe la validità degli sposalizi segreti celebrati fino ad allora, ma stabilì che i futuri coniugi dovessero convolare a nozze davanti al parroco e a due testimoni. In Inghilterra proprio a pochi anni dall’opera di Cimarosa, che debuttò nel 1792, fu emanata una delle prime leggi statali contro i matrimoni segreti. Oggi il matrimonio deve essere pubblico. E il problema delle nozze clandestine è superato ma abbiamo altri nodi da sciogliere connessi all’istituto del matrimonio: dalle unione civili alla procreazione assistita. Se adesso dovessimo comporre un’opera sul matrimonio, ci occuperemmo di questi temi». In Wagner, con il suo ciclo dell’Anello del Nibelungo, il diritto civile acquista una notevole rilevanza. «Nell’Oro del Reno, prologo della Tetralogia, durante il dialogo fra i giganti Fasolt e Fafner e il dio Wotan, Fasolt invoca il rispetto del contratto e afferma che i poteri degli dei si basano sui contratti stipulati. Nella conversazione Wagner si affida a una parola cara ai giuristi: è Verträge, ossia il contratto disciplinato dal diritto civile. Siamo nell’Ottocento della rivoluzione industriale e dell’esplosione delle transazioni economiche basate appunto sui contratti». Eppure all’inizio del Ringc’è un inadempimento contrattuale. «Sì, Wotan aveva incaricato i giganti di costruire una dimora magnifica, il Walhalla, con un contratto simile a un appalto che prevedeva come corrispettivo la dea Freia. Soltanto che, al momento del pagamento, la principale divinità si rifiuta di adempiere e propone un compenso diverso, cioè l’oro del Reno. Qui siamo di fronte a una datio in solutum, vale a dire alla sostituzione della prestazione dovuta con una prestazione diversa. Ciò deve essere accettato dalla controparte. I giganti accettano e si realizza un contratto solutorio». L’oro, però, non è nelle mani di Wotan il quale dovrà rubarlo al nano Alberich che a sua volta l’aveva sottratto alle figlie del Reno. «E infatti la vicenda si complica con un caso di acquisto a non domino, ovvero da chi non è padrone del bene mobile. Wotan non ha la disponibilità giuridica dell’oro. E ciò è conosciuto dai giganti che quindi sono in malafede quando accettano. Questo comporta che Fasolt e Fafner non possano mai acquistare la proprietà dell’oro. Non è un caso che la Tetralogia si concluda con la restituzione dell’oro al Reno».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: