Un "sacco" si aggira per i salotti. È una poltrona, pardon, una seduta, ma è anche molto di più. Un oggetto senza età, «un concetto e non una forma», che cinquant'anni fa ha cambiato una volta per tutte l'approccio di qualunque progettista al proprio lavoro. Oggi "Sacco", di Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro (allora tre sconosciuti torinesi che presentarono un'idea rivoluzionaria alla persona giusta),oltre a tornare in nuove versioni d'autore, è protagonista, insieme ad altri cento oggetti simbolo, di
Design, 101 storie (Silvana Editoriale). Il racconto, attraverso i suoi prodotti, dei sessant'anni di un'azienda italiana, Zanotta, capace di realizzare mezzo migliaio di progetti, di vederne un centinaio premiati o esposti nei musei di design e arte contemporanea di tutto il mondo e di vincere tre Compassi d'oro, massimo riconoscimento nel mondo del design. Coraggio e intuito, intuito e coraggio, e così via, fino a fare la storia del design in Italia: è ad Aurelio Zanotta che si deve questa storia di successo del made in Italy. Un «
capitano d'industria con l'amore per le cose meno ovvie e per le strade meno scontate», scrive nel volume Beppe Finessi. Un imprenditore consapevole che oltre al profitto, fosse importante fare «cultura». Uno che ha rotto gli schemi, ma anche creduto in oggetti pragmatici ed essenziali, da un cavalletto da falegname che si eleva ad alta ebanisteria, a un fascio di bastoncini simili al celebre gioco dello Shangai che diventano appendiabiti.
Uno che non si è spaventato di mettere in produzione uno sgabello fatto con il sedile di un trattore. Quanti ci avrebbero scommesso? E invece ora quello sgabello, Mezzadro, esposto anche al Moma di New York, è uno dei più grandi esempi di
ready-made, ciò che viene creato a partire da oggetti esistenti ma che hanno uno scopo diverso.
Dal 1954 negli stabilimenti di Nova Milanese prendono vita sedie, poltrone, divani, tavoli da pranzo o librerie progettati da architetti di fama internazionale (Achille Castiglioni e Pier Giacomo Castiglioni, autori tra l'altro anche dello sgabello "Mezzadro", Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, il gruppo De Pas, D’Urbino e Lomazzi, Marco Zanuso, Gae Aulenti, Max Bill), per essere esportati in Europa, Usa, Canada, Sudamerica, Giappone e Australia. Oggi può sembrare normale, come mettere in salotto un sacco ripieno di pallini di polistirolo. Allora era dirompente usare i poliuretani o le resine termoplastiche e termoindurenti per una poltrona. Ma erano gli anni del boom, della voglia di cambiare il mondo borghese (e piccolo borghese: emblematica la scena cinematografica di Paolo Villaggio-Fracchia spaesato sulla poltrona di pallini), della rivoluzione dei costumi. Era anche un'avventura, quella del design, che in Italia per fortuna continua ancora oggi con entusiasmo.