sabato 5 novembre 2011
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È lì, da otto secoli, in uno degli affreschi del ciclo pittorico che segna l'inizio dell'arte figurativa occidentale, e nessuno finora se n'era accorto: nella ventesima scena della Vita di San Francesco, dipinta da Giotto nella Basilica superiore di Assisi (Perugia), c'è il profilo di un demone, con due corna scure, che emerge dalle nuvole sospese fra la scena della morte di Francesco, in basso, e la scena dell'assunzione della sua anima in cielo.

A scoprirlo è stata la storica Chiara Frugoni, grande specialista francescana, dandone notizia in un articolo che sarà pubblicato nel prossimo numero della rivista San Francesco Patrono d'Italia, edita dal Sacro Convento d'Assisi, e che viene anticipato sul sito www.sanfrancesco.org e dove è possibile vedere le inedite immagini. Frugoni, che sull'interpretazione di quel particolare avanza alcune ipotesi, è sicura del fatto che questa scoperta è destinata a fissare un nuovo inizio della "manipolazione delle nuvole" da parte di un pittore: "Fino ad oggi, infatti -osserva- il primo pittore che pensò di trattare le nuvole era ritenuto Andrea Mantegna che nel suo San Sebastiano, dipinto nel 1460, oggi conservato nel Kunsthistorisches Museum a Vienna, mostrò sullo sfondo del cielo un cavaliere che emerge da una nuvola. Ora, questo primato del Mantegna non è più tale".

Sul perchè Giotto abbia dipinto nella parte della nuvola più vicina all'angelo di destra "un vigoroso ritratto, completato anche da due corna scure", la Frugoni non si sbilancia: "Forse non fu soltanto un'impertinenza sfuggita fino ad oggi all'occhio di tutti. Nel Medioevo si credeva che anche nel cielo abitassero i demoni che ostacolavano la salita delle anime: èun significato ancora da approfondire, ma che sembra destinato a dare buoni frutti". "L'apertura e il dialogo che i frati di Assisi manifestano sulle grandi questioni che interessano la vita dell'uomo e della società contemporanea li ritroviamo anche nel dibattito culturale e scientifico attorno ai tesori artistici custoditi ad Assisi", afferma il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Giuseppe Piemontese. "Un dibattito che ci permette di porre delle domande che speriamo conducano alla Risposta del senso del significato della vita che è custodito nella storia di uno dei santi più amati dall'umanità -aggiunge padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi- questa scoperta può farci comprendere a livello catechetico l'importanza di oggettivare il male per non accoglierlo nella propria vita".

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