sabato 26 maggio 2012
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​Questa volta il film in bianconero di Alessandro Del Piero è arrivato davvero ai titoli di coda. Un addio a puntate, per chiudere una fantastica storia d’amore, quella tra Del Piero e la Juve. Un matrimonio, durato 19 anni, la metà degli anni che ha adesso (ne compie 38 a novembre). Dopo la standing ovation di 16 minuti contro l’Atalanta e l’ultima da titolare a Roma, in Coppa Italia, ieri a Torino un saluto che però rimanda ancora a un’ultimissima nostalgica puntata.In quella Del Piero dirà finalmente dove andrà, perché per ora solo una cosa è certa: «L’anno prossimo giocherò ancora». Non ha nessuna intenzione di appendere le scarpe al chiodo il “Pinturicchio” juventino e tanto meno dice: «Mai pensato a un futuro da dirigente, questo l’hanno scritto, ma non c’è niente di vero». Per ora dunque si deve parlare solo ed esclusivamente del Del Piero calciatore.«Nei prossimi giorni farò un’analisi di tutte le opportunità e fortunatamente la farò al sole, in vacanza. Poi deciderò dove giocare l’anno prossimo. Ma sicuramente sarà all’estero». Magari anche in Cina, sulla scia di Marcello Lippi e del campione d’Europa, l’ormai ex stella del Chelsea Didier Drogba. «La mia situazione è diversa da quella di Drogba - spiega Del Piero - , lui ha già cambiato squadra più volte, ha provato diversi tipi di calcio. Non ho preclusioni, non penso a giocare la Champions o un particolare campionato, sceglierò la situazione ideale per me, in cui possa esprimere tutta la mia personalità. La mia famiglia mi seguirà. Ringrazio le tante squadre italiane che si sono fatte avanti per ingaggiarmi, anche più di una volta. Ma ovviamente il mio futuro in Italia non può esistere con un’altra maglia diversa da quella della Juve». Amore eterno, promesso e mantenuto, mentre dalla società del presidente Andrea Agnelli non c’è stato quel ripensamento che molti tifosi bianconeri si aspettavano. Ma Del Piero, pare non avvertire più il peso della porta sbattuta dalla società. «Sono felice di vivere tra le nuvole in questo periodo... È un modo colorito per descrivere la sensazione di non avere ancora preso coscienza di quello che mi sta accadendo e quello che è stato. Ho vissuto tutto al 100%, vincere lo scudetto è stata la massima espressione di gioia e soddisfazione. Ho salutato i compagni che partivano per la Nazionale, in questi anni tra di noi si è creato un rapporto che non si scalfirà con il mio addio - continua l’ex capitano -. Abbiamo condiviso esperienze uniche, dalla serie B al Mondiale nello stesso anno. In una squadra non c’è solo un capitano. Sono decisivi tutti quelli che si assumono responsabilità. La Juve di oggi è in ottime mani, con Buffon, Chiellini, Marchisio e Pirlo. Giocatori di carisma e personalità. Del Piero rimarrà “il capitano”, come rimarrò sempre “Pinturicchio”, per l’Avvocato Agnelli». E anche la sua maglia, la numero 10 resterà, perché Del Piero ha chiesto alla Juve di non ritirarla. «Mi auguro che possa pesare meno possibile dopo di me, spero che chi la indosserà potrà iniziare una carriera gloriosa come la mia, e anche di più. Io ho avuto talmente tanto che non ho mai voluto che fosse ritirata. Uno rimane nel cuore della gente anche se la sua maglia non viene ritirata, e così ogni bambino può sognare un giorno di indossarla». Infine l’ultimo saluto va ai tanti tifosi, un bis di quello concesso allo Juventus Stadium.«Il saluto dei tifosi contro l’Atalanta mi ha messo i brividi, cercavo solo di non piangere, capivo che era un momento unico. Continuo a ricevere attestati di stima dai tifosi, anche di altre squadre. Quando ero bambino non ho mai sognato il mio finale di carriera, sognavo di vincere. Se potessi rigiocare due partite? Vorrei poterle rigiocare tutte. Sono stati anni di emozioni e vittorie che mi hanno dato un senso di grande pienezza».
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