mercoledì 15 maggio 2013
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Il Giro non è il Tour, adesso lo ha capito anche Bradley Wiggins. Sull’impervia strada verso l’Altopiano del Montasio l’inglese ha avuto tempo per rendersene definitivamente conto. Le pendenze arcigne della salita friulana hanno inceppato la perfetta macchina da guerra della Sky, lo squadrone britannico dalle cupe divise nere che ha provato a rimettere in piedi la consueta tattica di gara, l’unica che riesce a concepire: testa bassa e pedalare, tutti davanti al gruppo a tirare fino a stroncare gli avversari. Nessuna concessione alla fantasia, tutto ben inquadrato e scontato. La piatta tattica della forza, quando c’è, perché quando le energie cominciano a scarseggiare a rimetterci è chi la mette in pratica. E così è stato sull’Altopiano dove Wiggins è rimasto imbrigliato con la stessa corda che aveva lanciato per legare gli avversari. La tappa è stata vinta dal suo gregario più forte, il colombiano Rigoberto Uran (argento alle Olimpiadi di Londra), scattato a 8 chilometri dal traguardo con l’intento di costringere gli altri a spremersi per inseguirlo e fare da trampolino per il capitano-Baronetto. Invece, gli avversari non si sono dannati per rincorrerlo e a pagare pegno è stato proprio sir Wiggins che ha ceduto ancora una quarantina di secondi alla maglia rosa.A questo punto alla squadra inglese non resta che vedere il bicchiere mezzo pieno: ora ha due corridori nei primi quattro della classifica, due assi da giocare alternativamente per far saltare il banco. Ma per riuscirci occorre saperseli giocare, magari bluffando o alzando la posta, ovvero attaccare usando la fantasia, proprio quella dote che ai neri sudditi di sua Maestà pare difettare.Il primo arrivo in salita doveva misurare le ambizioni dei protagonisti e così è stato in questo Giro in cui, finalmente, nessuno si tira indietro quando c’è da menare le gambe. Si è visto chi non potrà vincerlo, anzi rivincerlo: Ryder Hesjedal ha perso una ventina di minuti, confermando che non è lo stesso dello scorso anno e, soprattutto, non ha gli stessi avversari. Un prim’attore ha lasciato la scena e due tenori hanno steccato nel momento dell’acuto: Michele Scarponi e Robert Gesink. Ma è ancora presto per darsi per vinti, il Giro è cominciato oggi e di salita ce ne è ancora talmente tanta che si fa in tempo a ribaltare la classifica almeno un paio di volte. E nei giochi di potere potrebbero entrare anche corridori nuovi, i nomi ci sono e sono anche giovani e tutti da scoprire, basta che abbiano il coraggio di osare e non accontentarsi di un piazzamentino per far lievitare il loro ingaggio per il prossimo anno. Si diventa grandi solo se si ha il coraggio di pensare in grande.Vincenzo Nibali resta, comunque un passo avanti agli altri. Ogni giorno che passa dimostra maturità e sicurezza, il suo apprendistato è finito, ora si muove da vero campione. Lo ha dimostrato anche mantenendo una serafica freddezza nei ripetuti problemi meccanici nei quali è incappato. Ma doveva osare di più nella brutta discesa del Passo Cason, non tanto per staccare Wiggins – che resta l’avversario più pericoloso – quanto per metterlo sotto pressione, costringendolo a un lento logorio del sistema nervoso.E un gradino sopra alla concorrenza sembra essere anche Cadel Evans, che non perde un colpo e segue Nibali in classifica a 41”. L’australiano corre tranquillo cercando di capire lui stesso i suoi limiti dopo quasi due anni trascorsi a interrogarsi perché andava tanto piano.Gli italiani non riescono più a vincere le tappe ma, almeno, si fanno vedere: il tricolore Pellizotti ha tentato la fuga da lontano, Pozzovivo ha provato a inseguire Uran, Santambrogio è arrivato con la maglia rosa mantenendo il settimo posto in classifica.Ora ci saranno tre giorni di tregua per gli uomini di classifica. Nella prossima tappa avranno via libera i predatori di giornata che planeranno sul traguardo con una fuga da lontano. Si arriva sul Vajont per ricordare la tragedia di cinquanta anni fa, quando l’onda d’acqua fuoriuscita dalla diga travolse la valle provocando migliaia di morti. Il ciclismo è capace di commuovere e di commuoversi.
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