mercoledì 21 maggio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
​È accaduto di rado che i fratelli Dardenne, assidui frequentatori del Festival di Cannes, tornassero a casa a mani vuote e probabilmente non capiterà neppure quest’anno. Manca ancora qualche giorno alla chiusura della kermesse, ma ci sono ottime probabilità che Marion Cotillard si aggiudichi la Palma per la migliore interpretazione femminile. Deux jeurs, une nuit, in concorso ieri, si regge infatti tutto sulle sue spalle, anzi, sul suo splendido viso struccato, scenario di una straordinaria gamma di emozioni e sentimenti. Il film affronta un tema di grande attualità, il dramma vissuto dai lavoratori precari, ma anche la dignità di chi non sa come pagare l’affitto e sfamare i propri figli. Sandra, la protagonista, giovane moglie e madre, è appena tornata al lavoro dopo una breve pausa per una leggera depressione, e già si ritrova disoccupata. L’azienda la ritiene un "esubero" soprattutto dopo che ha deciso di pagare un bonus di mille euro a sedici suoi colleghi. Lei cede alla disperazione ma suo marito la esorta a lottare e a convincere durante il weekend i suoi colleghi a rinunciare al bonus perché lei possa conservare il proprio stipendio. E così comincia per Sandra un lungo, doloroso viaggio fisico e mentale che la porterà a rintracciare chi di quei soldi ha disperatamente bisogno, chiedendo di farne a meno, senza rabbia, mostrando grande comprensione per chi come lei è vittima della perversa logica di tante aziende che costringono i lavoratori a una crudele competizione. I Dardenne la seguono per strada, alla giusta distanza, mentre suona ai citofoni, in macchina con suo marito che le infonde coraggio e speranza. Il lunedì mattina arriva la resa dei conti. Le cose non vanno come sperato, poi un colpo di scena, poi un altro ancora quando Sandra si accorge che questa volta potrebbe essere lei causa di sofferenza per qualcun altro. E fa la sua scelta. «È stata una bella lotta, sono felice», dice parlando al marito, e la vita continua. A dispetto di tante famiglie che si spaccano al primo impatto con le difficoltà, i Dardenne ne raccontano una che rimane salda e trova la forza di resistere proprio nel legame che la tiene stretta. «Sandra non è una militante, non appartiene ad alcun partito politico – dice Luc Dardenne – e neanche una vittima condannata dai colleghi. Non ci sono né buoni né cattivi, solo persone che devono pagare l’affitto e la scuola dei figli e che sono spinti a un’assurda rivalità. Questo film parla di solidarietà, un impegno morale che però non va dato per scontato, ma costruito, negoziato. Era così anche in passato».Molti applausi ieri anche per Still the Water di Naomi Kawase, un’altra habituée della Croisette, che ancora una volta sullo sfondo di una remota zona del Giappone, riflette sulla vita, la morte, la necessità di essere in sintonia con la natura. Il film, poetico e contemplativo, segue le vicende di due adolescenti che vedono il loro amore sbocciare. Kyoko però deve imparare ad accettare l’imminente scomparsa della madre, malata di cancro, mentre Kaito non ha ancora superato il dolore della separazione dei genitori. La Kawase ci invita a riscoprire l’incanto dei piccoli gesti quotidiani, il conforto di una comunità che sottolinea con antichi riti importanti momenti di passaggio, la bellezza di sintonizzare il proprio battito del cuore con quello dell’ambiente che ci circonda. Anche se poi sarà necessario un catartico tifone per sbloccare situazioni emotive che rischiavano di sommergere come un violento tsunami i giovani protagonisti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: