giovedì 7 aprile 2016
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Gigi Proietti, come suol dirsi, vale il prezzo del biglietto. Ma Una pallottola nel cuore 2, da martedì in prima serata su Rai 1 con la regia di Luca Manfredi, non è tutta al livello del suo ironico e intuitivo protagonista. Le banalità non mancano. Soprattutto negli intrecci: presunti padri, madri e padri separati con figli, famiglie allargate, amici e amanti di vecchia data persi di vista, ritrovati.... Chi più ne ha, più ne metta. C’è anche tanta pubblicità, quella più o meno occulta, bonariamente definita indiretta, giustificata con la foglia di fico del programma che «contiene inserzioni...». Taciamo sulla marca dei prodotti, così come taciamo sull’improbabile redazione (anche questa sponsorizzata) dove Bruno Palmieri, alias Proietti, cronista romano di nera, rincorre indizi su omicidi, ingiuste condanne, vendette e amori proibiti per risolvere “cold case” (detti anche casi freddi o delitti irrisolti) e dimostrare che il tempo può smascherare ogni menzogna. C’è anche troppa separazione tra le vicende private e l’indagine di turno (più poliziesca che giornalistica). Le prime (nel caso specifico la scoperta che Bruno ha una figlia che addirittura lavora con lui) prevalgono nettamente, al punto che a tratti ci si dimentica delle altre. Tranne poi vederle rispuntare all’improvviso con colpi di scena fin troppo acrobatici. È sempre il caso del primo dei quattro episodi previsti in questa seconda stagione, quello di martedì scorso, nel quale i sospettati dell’omicidio a Cinecittà di una giovane attrice sono più d’uno: dall’ex marito, al compagno del momento, all’amante, fino allo psicopatico ammiratore. Per poi scoprire che l’involontario colpevole è il figlioletto allora di sette anni che spara (con la pistola abbandonata dal compagno della madre) nel tentativo di liberare la madre stessa dalle pressanti avances dello spasimante (lo psicopatico). Il ragazzo, dieci anni dopo, ha rimosso tutto. Caso dunque risolto, ma in base al buon senso, più che alla deontologia, «non si può - dice Bruno pubblicare sempre tutto». Nel frattempo, anche la pallottola nel petto del giornalista-detective, quella che dà il titolo alla serie, torna a creare qualche problema di salute e a porre una domanda: chi fu a suo tempo a sparargli e perché? Lo sapremo nelle prossime puntate. Sempre che il mistero non serva per una terza serie. © RIPRODUZIONE RISERVATA schermaglie
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