giovedì 18 ottobre 2012
​La pellicola «33Postcards», premiata al Fiuggy Family Festival, sarà presentata oggi alla Camera. La regista cinese Pauline Chan: «Ispirata a orfani che ho conosciuto»
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Cosa scatena una seconda possibilità? Con 33 Postcards Pauline Chan, una regista cinese che da trent’anni vive in Australia, realizza un film poetico sulla forza della redenzione. Presentato a luglio in anteprima europea al Fiuggi Family Festival (vincitore della menzione d’onore speciale), il film coprodotto da Australia e Cina ha come protagonisti della storia Mei Mei (Zu Lin, premiata come migliore attrice allo Shanghai International Film Festival) una ragazza orfana mantenuta da Dean Randall (Guy Pearce, star di film come Prometheus e Memento un carcerato austrialiano. Con lui mantiene una relazione epistolare fino a quando Mei Mei, ignara, parte per l’Australia e inizia a cercare il suo benefattore. Ne parliamo con la regista e sceneggiatrice Pauline Chan, venuta a Roma per presentare il film in una proiezione speciale oggi alla Camera dei Deputati.Qual è la fonte di ispirazione del film?Prima di scrivere 33Postcards avevo girato documentari come Journey into Mongolia incontrando migliaia di bambini orfani. Ero a contatto anche con le organizzazioni di solidarietà che si occupavano di trovare fondi e persone per le adozioni a distanza. I numeri sono sproporzionati, ma un bambino su 10 milioni riesce a incontrare il suo genitore adottivo. Le loro storie erano commoventi ed erano per me fonte continua di crescita in umanità. Il via a questo film è stato un incontro con una ragazza della Mongolia. Parlava molto bene l’inglese. Le ho chiesto dove l’aveva imparato. Mi ha risposto che ogni sera imparava 10 parole dal dizionario per poter parlare, una volta diventata grande, con il suo benefattore americano. La sua storia mi ha commosso a tal punto che ho deciso di costruire un personaggio simile e di mettere il carattere dei ragazzi che avevo incontrato nella protagonista. Una ragazza orfana e un carcerato: cosa unisce due personaggi così distanti?Se penso a una parola mi viene in mente una seconda chance, una seconda possibilità. Tutti i ragazzi intervistati avevano, nonostante la differenza di storia e di origini, un denominatore comune: amare e dare amore. Volevamo la famiglia. Ora in una società dove la famiglia si è disgrega sempre di più questa storia mi è sembrata molto potente e molto vera . Come è riuscita a convincere Guy Pearce?La prima cosa che penso, quando lavoro a un film, è trovare non solo un bravo professionista, ma soprattutto un uomo capace di trasmettere, con la sua sensibilità, la profondità del personaggio. Non volevo una star, ma un attore onesto con i suoi sentimenti. Ho incontrato Guy Pearce mentre girava Prometheus di Ridley Scott. Lui aveva già letto la sceneggiatura. Si è innamorato della storia e mi ha detto: come posso dirti di no?Al suo fianco ha scelto un’attrice sconosciuta.È stata una vera scommessa. Ho trovato Zu Lin alla Student Dramma School in Cina. Era perfetta. Sapeva suonare, danzare, recitare ma anche guidare un camion: era una ragazza scelta dalla Repubblica Cinese tra i ragazzi talentuosi che vivono nei villaggi. Che esperienza ha fatto delle coproduzioni?Credo che sia un vero modello di business e che siano una strada giusta per trovare storie universali. L’invito alla Camera dei deputati in Italia è per me un grande onore ed è segno dell’importanza dei progetti che coinvolgono più Paesi. Soprattutto ora che il pubblico sceglie i film, non perché si fa convincere dalla presenza di una star o di un regista, ma perché si informa attraverso i trailer e le sinossi. Il suo futuro film?Sto lavorando a una storia più divertente che racconta quando i bambini  diventano adolescenti.
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