mercoledì 31 luglio 2013
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Cesare, il piano e la luna. Con un concerto al Teatro Antico di Taormina, Cremonini ha chiuso l’altra sera la sua attività live 2013. E quella fuga in solitaria alla tastiera con l’Etna e lo Ionio sullo sfondo ha rappresentato il modo, per lui, di riattaccare l’ombra a terra dopo il volo elettrico di qualche giorno fa in un’altra cornice millenaria quale l’Arena di Verona. Evento, quest’ultimo, carezzato dal ragazzo "con le ali sotto ai piedi" fin dai tempi delle incursioni al Festivalbar con i Lùnapop e assaporato tutto d’un fiato per poterne poi centellinare il retrogusto nei lunghi mesi di studio che attendono le registrazioni del suo quinto album solista. «In Arena ho vissuto forse la serata più bella e importante della mia vita» spiega Cremonini, 33 anni. «Una di quelle che mi hanno cambiato in meglio assieme allo show al Forum di Assago dell’anno scorso e al duetto con Laura Pausini al Concerto per l’Emilia di Beppe Carletti, altro momento di enorme intensità. Durante le prove di Verona, le poltrone rosse dell’opera m’incutevano una certa soggezione, poi però si sono riempite di ragazzi e tutto è andato così come speravo». A Taormina Cesare c’era stato appena qualche settimana fa a ritirare il Nastro d’Argento per Amor mio, la canzone dell’ultimo album La teoria dei colori data in comodato a Gianni Morandi sul set de I padroni di casa di Edoardo Gabbriellini. «Un premio che mi ha reso felice perché arrivato a riunire per la prima volta nella mia vita musica e cinema» ammette il cantante bolognese, che nella corsa alla statuetta per la miglior canzone originale ha battuto Vinicio Capossela, Niccolò Fabi, Violante Placido, Checco Silvestre dei Modà e perfino la sua ex fiancée Malika Ayane. «Tolta l’esperienza con Pupi Avati sul set de Il cuore grande dele ragazze, infatti, quando uno pensa a me e alla mia musica l’associazione con il cinema non è immediata. Ecco perché questo riconoscimento è importante: sono stato preferito ad altri con cui, per le loro esperienze passate, quel nesso nella gente scatta molto più automaticamente. Di questo devo ringraziare Gabbriellini, che ha creduto fortemente in in Amor mio, oltre naturalmente Gianni Morandi, che con la sua straordinaria sensibilità d’interprete l’ha trasformato da pezzo d’amore in una canzone sulla vita mettendoci dentro ogni ruga, ogni passione, ogni solco della sua esistenza. E restituendogli, fra l’altro, le sue intenzioni originarie visto che avevo iniziato a scriverlo pensando a mio padre e poi, per una sorta di senso di pudore verso i miei affetti privati, avevo deciso di declinarlo al femminile». Il Nastro d’Argento ha rappresentato per Cesare anche l’opportunità di regolare un "sospeso" con Morandi che si portava dietro da tempo. «Ricordo ancora il giorno in cui Gianni, ad una partita del Bologna, mi chiese di scrivergli una canzone. Tornato a casa, mi misi al lavoro cercando di immaginare come lui avrebbe cantato ogni singola nota che mi usciva dal pianoforte; è così che è nata Mondo. Fu Ballo, il mio bassista, a notare che calzava a pennello pure a me. Decisi così di tenermela e tutti sanno com’è andata, visto che poi quel pezzo è diventato un successone. Ora spero che il premio ad Amor mio sia riuscito in qualche modo a mettere le cose a posto». Intanto, però, nello studio che Cremonini possiede a Casalecchio di Reno il nuovo album comincia a prendere forma. «Sono due mesi che mi ossessiono sulle canzoni nuove» ammette. «Sono partito un po’ d’anticipo sui tempi di lavorazione del nuovo album, ma penso che si debba iniziare quando ci si sente nella condizione giusta per farlo; e questo è il momento. Spero, infatti, di dare alle stampe il successore de La teoria dei colori la prossima primavera e di varare la relativa tournée nell’autunno 2014. Ogni volta che mi metto a lavorare su un nuovo disco, infatti, l’obiettivo è quello di regalare alla nostra musica leggera una goccia di splendore in più. Ecco perché sogno di riuscire a tirare fuori un grande album, qualcosa all’altezza di Dalla di Lucio Dalla che rappresenta per me il vertice della perfezione. Anzi, mi accontenterei anche di qualcosa un gradino sotto, perché come fai ad arrivare fin lassù?».
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