giovedì 24 settembre 2015
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Quando si è chiamati a custodire una tradizione di valore, il rischio é sempre lo stesso: imbalsamarla (sia pure con tutti gli onori), anzichè vivificarla. Non è così a Cremona, dove il Concorso triennale internazionale di liuteria “Antonio Stradivari” perpetua da cinque secoli un’eccellenza della città.

Quella “consacrata” da Antonio Stradivari, il cui nome fa rima con violino ben oltre l’ombra che il campanile della cattedrale - la torre in muratura più alta d’Italia - proietta sulla città. Lo strumento, in quella riva sinistra del Po, era “nato” due secoli prima. Lo aveva “partorito” a metà Cinquecento Andrea Amati, il capostipite della bottega che un secolo dopo formò Andrea Guarneri “Del Gesù”: un appellativo divino, come tale era ritenuta la sua arte.

Tra Cinquecento e Settecento, dunque, Amati, Guarneri e Stradivari. E nel 2015 Viateur Roy, Charles Coquet e Marianne Lenzini. Sono le loro mani ad aver ricevuto i premi del Concorso triennale, quelle stesse membra che hanno dato vita ai veri vincitori: un violino e un violoncello per Roy (entrambi medaglia d’argento), una viola per Coquet (unica medaglia d’oro), un contrabbasso per Lenzini (medaglia d’argento).

I primi 2 all’ombra del Torrazzo sono arrivati da Canada e Francia, la seconda é parigina di nascita ma cremonese d’adozione. D’altronde, questo vuole la kermesse: ribadire che Cremona è la capitale della liuteria. Oggi esattamente come un tempo. Lo hanno dimostrato i partecipanti al concorso, 334 artigiani da 31 Paesi. Totale: 445 strumenti vagliati uno per uno.

“Ciò che ho maggiormente apprezzato dai giurati di quest’anno - sono parole del loro coordinatore, il notaio cremonese Paolo Salvelli - é stata la sensibilità con cui hanno compreso lo spirito autentico di questo concorso. Il giudizio che sono chiamati a esprimere su ciascuno strumento, infatti, è un giudizio assoluto e non relativo: ciascuna creazione liutaria viene esaminata e valutata per se stessa, senza lasciarsi condizionare dal confronto con le altre”. Conseguenza pratica: é stata assegnata una sola medaglia d’oro.

E a proposito di giuria: dei 10 componenti, internazionali s’intende, 5 erano liutai, 5 musicisti. Sono stati proprio Massimo Quarta, Francisca Mendoza, Patrick Jüdt, Robert Cohen e Alain Ruaux, accompagnati al pianoforte da Monica Cattarossi, i primi fruitori dei migliori strumenti: li hanno inaugurati mercoledì sera, al teatro Ponchielli, durante la serata di gala che è la tradizionale conclusione della kermesse (foto in pagina di Alice Bonizzoni). Qui di seguito, il video del Finale. Allegro assai tratto dal Quintetto per archi op. 77, n. 2, di Antonìn Dvořák:

Tutto finito, dunque? Niente affatto, perchè a Cremona esiste il Museo del violino (guarda la galleria fotografica) che, guarda a caso, è l’ente organizzatore del Concorso. Morale: fino all’11 ottobre, tutti gli strumenti che hanno superato la prima selezione sono ora esposti nel padiglione Andrea Amati. Ma i vincitori, tra quelle mura, vi rimarranno per sempre: la fondazione che è padrona di casa li acquisterà, e darà loro dimora a stretto contatto con gli “Amati”, i “Guarneri Del Gesù” e gli “Stradivari” che custodisce nel suo luogo più “sacro”. Cremona capitale della liuteria? Sì. E, a quanto pare, capitale mondiale. Oggi, esattamente come cinque secoli fa.

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