martedì 2 giugno 2009
Lo storico: «Il compito della Chiesa è impossibile: coniugare valori assoluti e rispetto di regole umane». Il cardinale: «Vero, la missione è umanamente impossibile. Diventa possibile solo grazie all’ingresso di Dio nella storia»
COMMENTA E CONDIVIDI
Avrebbe potuto anche chiamarsi «il pessimismo della ragione e l’ottimismo della fede» il denso e istruttivo confronto che Ernesto Galli della Loggia e il cardinale Camillo Ruini hanno intrecciato e che ora arriva in libreria con il titolo Confini. Dialogo sul cristianesimo e il mondo contemporaneo (Mondadori, pagine 196, euro 18,00). La premessa afferma che il libro «è il frutto di un sentimento comune a due persone pur molto diverse tra loro […]: l’acuta preoccupazione che, per effetto di una modernità sempre più dirompente, le società dell’Occidente in cui viviamo finiscano per smarrire l’ispirazione umanistica che è alla loro origine e dei cui frutti ancora godono». Di conseguenza, «gli autori ritengono che questa ispirazione ben difficilmente potrà essere conservata senza – o a maggior ragione contro – il cristianesimo; e concretamente, in Italia, senza il contributo della Chiesa cattolica». Una concessione importante da parte dell’interlocutore laico, storico di professione e intellettuale militante come editorialista del Corriere della Sera nonché apprezzato conferenziere. Certo, nel corso delle cinque conversazioni che corrispondono ad altrettanti capitoli, emerge una rilevante distinzione tra laici laicisti e laici non laicisti, questi ultimi – come spiega il cardinale sulle orme di papa Ratzinger – molto più vicini ai credenti in senso stretto di quanto si potesse ritenere in passato, in quanto «la laicità aperta, sana, positiva […] vuol dire rispetto dell’autonomia delle realtà terrene, che si reggono secondo norme e principi loro propri, ma a questi principi appartengono anche quelle istanze etiche che trovano il loro fondamento nell’essere stesso dell’uomo e al riguardo ha una primaria rilevanza il senso religioso, in cui si esprime la nostra essenziale apertura alla trascendenza». Ma con tutto ciò la cultura laica non laicista di cui Galli della Loggia si fa portavoce sembra manifestare un disagio e quasi una debolezza di fronte alle sfide contemporanee, caratterizzate da una parte dal Camillo Ruini processo evolutivo del razionalismo illuministico – sfociato nel soggettivismo e nello scientismo – e dall’altra da uno smarrimento d’identità dell’Occidente post­cristiano, in difficoltà nel rapporto con altre tradizioni che si fanno più competitive e anche aggressive, quella islamica in primo luogo. Una perdita paradossale quest’ultima, perché la tecnoscienza senza limiti né regole etiche che inquieta Galli dovrebbe rendere le nostre società molto più sicure, se non baldanzose verso il resto dell’umanità, attratto nell’orbita della globalizzazione. In realtà, a tutto soggiace l’idea che la modernità stia erodendo le basi e i presupposti stessi della sua crescita e che all’orizzonte non si vedano approdi. Il cardinale condivide tale analisi, mostrandosi però assai più fiducioso che la difficile traversata abbia ormai alle spalle il tratto più periglioso. I rischi gli sono ben presenti, eppure, senza minimizzarli, si sforza di riportarli al loro versante positivo. Non contro la scienza, ma l’assolutismo della scienza; non contro la massima libertà delle persone, ma il suo sganciamento dalla responsabilità; non contro il dialogo con le altre religioni, ma una confusione dei contenuti di fede. Lo storico cerca le Ernesto Galli della Loggia ragioni dell’ostilità verso il cattolicesimo e del suo declino pubblico e ogni excursus ha il pregio di illuminare snodi fattuali e concettuali, spesso trascurati se non dimenticati, che hanno segnato il rapporto tra i due mondi al cui 'confine', da attraversare, si allude nel titolo. È questo un livello del volume del quale un distratto lettore di giornali potrà beneficiare, poiché contestualizza e dà una corretta lettura – con le corpose precisazioni di Ruini (particolarmente interessanti quelle sulla fine della Dc e la rassegnazione dei suoi dirigenti dell’epoca) – di tante distorte interpretazioni delle presunte ingerenze politiche della Chiesa. Galli incalza il suo interlocutore, si direbbe combattuto tra l’apprezzamento e la nostalgia per il ruolo del cattolicesimo e le critiche classiche di chiusura, passatismo, scarsa democrazia interna, distacco dei fedeli dalla gerarchia e deriva sinistrorsa su certi temi che spesso vengono sollevate dagli intellettuali non credenti. Il cardinale non si sottrae e accetta, anzi, alcuni dei rilievi, sottolineando come il Concilio Vaticano II abbia sistematizzato un lungo (e forse lento, parole sue) cammino di avvicinamento della Chiesa al mondo moderno. In conclusione, al laico che continua a enfatizzare i «dilemmi morali del nostro stare insieme nel futuro» e che vede la Chiesa alle prese con un «compito impossibile: quello di difendere un assetto ideale, di rappresentare un insieme di valori e di principi, e al tempo stesso, però, di essere un’organizzazione che obbedisce alle regole umane», Ruini risponde: «Lei dice: alla Chiesa è affidata una missione che umanamente appare impossibile, e io concordo su questo. La Chiesa è e deve essere consapevole che la sua missione è umanamente impossibile, e diventa possibile soltanto per l’intervento di Dio nella storia. È questo il paradosso fondamentale del cristianesimo, che sta in piedi soltanto se si accetta che Dio sia presente e attivo nella storia: altrimenti non ha senso».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: